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mercoledì 22 giugno 2011

Carlo O. Gori. Risorgimento. Memorie: gli artefici della “nuova Italia” nelle targhe delle vie di Pistoia.2011 - 150th Anniversary of the Unification of Italy

Pistoia

Molte città italiane, soprattutto dopo il compiersi dell’Unità del Paese, vollero celebrare con lapidi commemorative i propri concittadini, patrioti e politici, ma anche uomini di cultura che con l’arte, la letteratura, la musica o la scienza, concorsero al Risorgimento ed alla costruzione di un patrimonio culturale comune nel quale, ancora e soprattutto oggi, identificarsi ed in cui riconoscere le radici della nostra Nazione.
Anche Pistoia non si sottrasse a queste benemerite iniziative, pertanto proviamo ad entrare nei panni del passante per soffermarci a leggere quanto è scritto su questi “frammenti” di storia risorgimentale posti “all’aria aperta”, su edifici che, a differenza di cippi e monumenti, hanno una stretta relazione col personaggio o con il fatto a cui si riferiscono.
In tal senso due ampie epigrafi poste ai lati della porta del Palazzo comunale ricordano date significative: una, posta nel 1860, riferisce sul risultato del Plebiscito di annessione e l’altra, del 1870, plaude a “Roma restituita all’Italia.
Un’altra ampia lapide posta in Piazza dello Spirito Santo, sul palazzo retrostante la statua del Cardinale Forteguerri, ci parla ancora dei risultati del Plebiscito relativamente ad alcuni Comuni del pistoiese: Tizzana, Montale, Serravalle, Lamporecchio, Marliana, Sambuca, mentre, appena fuori del quartiere di S. Marco, in via Antonelli n. 39, l’unica superstite e visibile memoria dell’esistenza dei quattro comuni pistoiesi suburbani (Porta San Marco, Porta al Borgo, Porta Lucchese, Porta Carratica), poi assorbiti nella città, è data dalla lapide, oggi praticamente illeggibile, posta sulla facciata della sede dell’antico Comune: anch’essa riferisce dei risultati del locale Plebiscito d’annessione.
Ma chi può rappresentare lo spirito del Risorgimento meglio di Giuseppe Garibaldi?
Il Generale, poi ricordato da un monumento equestre posto nell’omonima piazza (1), fu il 14 luglio 1867 a Pistoia, ospite dell’avv. Giuseppe Gargini, in via della Madonna n. 40, e da qui, come rammenta un’epigrafe posta nel 1882, “parlò al popolo plaudente fatidiche ed amorose parole mallevando prossima la liberazione di Roma.”

Garibaldi non poteva immaginare che di lì a poco, il 24 settembre, avrebbe nuovamente, suo malgrado, fatto sosta a Pistoia, nell'allora importante stazione ferroviaria, tradotto prigioniero ad Alessandria dopo un ennesimo, fallito, tentativo di liberare Roma dal potere temporale dei papi ed unirla all’Italia. In quel frangente i garibaldini ed i democratici pistoiesi si dirigevano verso la stazione nel vano tentativo di liberare l'Eroe: ne seguiva una vera e propria sollevazione cittadina protrattasi fino al giorno 26 (2).
Fu pistoiese d’adozione un famoso colonnello garibaldino, l’ ungherese Stefano Dunyov, l’eroe di Maddaloni” nel corso della decisiva Battaglia del Volturno, e due lapidi, collocate all’altezza del n. 19 di via Verdi (già via della Pillotta), segnalano che “dal 1876 qui visse e quivi morì”(3).
Fra gli intellettuali risorgimentali pistoiesi spicca la figura di Niccolò Puccini (1799-1852), mecenate, filantropo, amico di letterati, artisti e patrioti, “cittadino sapientemente benefico” ricordato da una lapide, collocata nel 1889 sul palazzo di famiglia in via del Can Bianco 13 (4).
A non molta distanza, in C.so Amendola 39, l’epigrafe posta nel 1905 da “i garibaldini pistoiesi, memori dell’esempio e della virtù di chi non volle premio” indica la casa dove morì un altro intellettuale e patriota pistoiese, Francesco Franchini (1805-1875), un fraterno amico del Generale Garibaldi, già combattente a Curtatone e fatto prigioniero dagli austriaci, poi ministro dell'istruzione nel Governo Guerrazzi ed infine preside del Liceo Forteguerri dopo l’Unità d’Italia (5).
Due iscrizioni poste nel 1908 e nel 1909 in via Ripa della Comunità 8 e in via Verdi 52 commemorano, indicandone le dimore, il sacrificio “per la redenzione della patria nostra” di due giovani martiri pistoiesi fucilati “dagli oppressori austriaci” durante l’occupazione del 1849: Sergio Sacconi (1830- 1849) e Attilio Frosini (1833-1849) (6).
La straordinaria fioritura che in campo medico-scientifico si ebbe a Pistoia nell’arco del XIX secolo è testimoniata da lapidi poste sulle dimore di illustri scienziati, rispettivamente in via della Madonna 46, in via P. Bozzi 10 ed in via S. Andrea 17: Filippo Civinini (1805-1844), “anatomico …illustrò le varietà umane con vedute evolutive”, Filippo Pacini (1812-1883) “nelle scienze biologiche maestro insigne”, ed infine Atto Tigri (1813-1875) “anatomico…vedendo fatti nuovi…precorse i suoi tempi” (7).
In particolare ricordiamo che Atto Tigri nel 1848 fu tenente nel Battaglione universitario toscano nella Battaglia di Curtatone e Montanara e che Filippo Civinini era padre dell’ufficiale garibaldino Giuseppe Civinini (1835-1871), al quale è dedicata una piazza cittadina. (8).
In Corso Gramsci al n. 25 una lapide ricorda altri due illustri scienziati e patrioti indicando la casa natale del fisico pistoiese Luigi Pacinotti (1807-1891) e menzionandone anche il figlio, il pisano Antonio Pacinotti (1841-1912), noto come inventore della dinamo.
Nel 1848 Luigi Pacinotti lasciò moglie e la già numerosa famiglia per prendere parte, come capitano del Battaglione universitario, toscano alla battaglia di Curtatone, mentre Antonio Pacinotti, a 18 anni, quando era ancora studente, prese parte come “sergente volontario” alla guerra d’indipendenza italiana del 1859 (9).
Nel campo delle lettere, delle arti e dello spettacolo notiamo innanzitutto che ben due lapidi sono dedicate alla breve (gennaio-agosto 1860), ma significativa, permanenza pistoiese di Giosuè Carducci, poi definito “poeta vate della "terza Italia": una collocata a lato dell'ingresso del Palazzo della Sapienza sede del Liceo Forteguerri “nido di civile educazione” (oggi sede della Biblioteca Forteguerriana) dove il poeta insegnò alla “gioventù pistoiese preparandola ai grandi destini della Patria risorta”, e l'altra all'altezza del n. 23 dell'omonima via (a suo tempo via dell'Amore) dove abitò con la famiglia (10).
In via di Porta S. Marco 145 una targa del 1882 segnala il luogo della morte, avvenuta l’anno precedente presso la casa “della cara sorella”, del commediografo pisano, notissimo nell’Ottocento, Tommaso Gherardi del Testa, già combattente a Curtatone e poi prigioniero degli austriaci a Theresienstadt in Boemia (11).
Appena fuori Porta Lucchese, in via N. Sauro n. 175, troviamo una lapide, posta il 1 maggio 1886, che ricorda la morte del carbonaro Francesco Benedetti da Cortona. Poeta, tragediografo e storico, “anima ardente di libertà”, come giustamente recita questa epigrafe: braccato dalla polizia granducale dopo il fallimento dei moti del 1820-21, di passaggio per Pistoia nel tentativo di sfuggire all’arresto, il patriota cortonese si fermò qui in una locanda e la sera del 1 maggio 1821, dopo aver amabilmente intrattenuto ed elargito doni ai suoi occasionali compagni di viaggio, sentendo vicina la cattura, si ritirò nella sua stanza, caricò la pistola e si diede la morte (12).
Infine, per tutte, due memorie che collegano idealmente il “primo” al “secondo” Risorgimento: in Piazza del Duomo, nel 2005 sono stati onorati con una lapide gli ex-partigiani pistoiesi che nel febbraio 1945 da lì partirono per arruolarsi nel ricostituito esercito italiano e combattere a fianco degli Alleati sulla Linea Gotica, fra essi la medaglia d’argento Franco Andreini, caduto nella Battaglia del Senio (13), mentre il 20 settembre 1998, per iniziativa del gruppo pistoiese dell’Associazione Nazionale Alpini, la città ricordava con una scultura raffigurante una grande penna alpina mozzata, opera della scultore Jorio Vivarelli, il tenente veterinario Villy Pasquali della “Divisione partigiana Garibaldi”, uno dei primi caduti per la Libertà in terra jugoslava, unica medaglia d'oro al valor militare assegnata ad un cittadino del Comune di Pistoia per il periodo della Resistenza (14).
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                                                             Carlo Onofrio Gori



  1. Cfr. C.O. Gori, Pistoia e Garibaldi: storia di un "tormentato" monumento equestre, in “Camicia Rossa”,_n.4 (nov. 2002-gen. 2003).
  2. Cfr. C.O. Gori, O Roma o morte! Garibaldi e le giornate “pistoiesi” del 1867, in “Camicia Rossa”, n. (feb.-apr. 2004).
  3. Cfr. C.O. Gori, Il colonnello Stefano Dunyov. Un eroico garibaldino “pistoiese”, in “Camicia Rossa”, n. 4 (ott.-dic. 2008). Non risultano purtroppo memorie dedicate a Pietro Beccarelli (1822-1871), bracciante di Saturnana, località collinare appartenente all’allora municipio suburbano di Porta al Borgo, che, mentre le navi garibaldine sostavano per rifornirsi a Talamone, veniva reclutato da Giuseppe Bandi e il 9 maggio si imbarcava sul "Piemonte", sbarcando poi l'11 maggio, unico pistoiese, con i "Mille" a Marsala: cfr. G. Bandi. I Mille. Da Genova a Capua, Firenze, Salani, 1906. Dopo Beccarelli, a più riprese, altri 250 pistoiesi, frai quali Giuseppe Civinini (vd. nota 8), avrebbero raggiunto Garibaldi nella Campagna Meridionale.
  4. Cfr., tra gli altri, E. Boretti, C. d'Afflitto, C. Vivoli (a cura di), Niccolò Puccini: un intellettuale pistoiese nell'Europa del primo Ottocento. Atti del convegno di studio (Pistoia, 3-4 dicembre 1999), Firenze, Edifir, 2001; C.O. Gori, Niccolò Puccini “fascista”, in “Microstoria”, n. 6 (dic. 1999).
  5. Cfr. P. Bozzi, Nella morte del cav. Francesco Franchini, Pistoia, Tip. Cino dei fratelli Bracali, 1875.
  6. M. Ricci, I martiri Attilio Frosini, Sergio Sacconi, Torello Biagioni nel ricordo dei combattenti pistoiesi : 1849-1949, Pistoia, Arte della stampa, 1949; F. Giannelli, Attilio Frosini: chi era costui? in “QF : quaderni di Farestoria”, n. 1 (gen.-apr. 2007). Ambedue gli episodi ebbero inizio nell’attuale via Puccini, di fronte all’ingresso del Palazzo Vescovile dove era di stanza un battaglione austriaco.La voce popolare tramanda che il diciassettene Frosini, figlio di un domestico e di una stiratrice, passando dananzi al corpo di guardia, gridasse all’indirizzo della sentinella, ritenuta ungherese, “Viva Kossuth”: attirato all’interno venne percosso, arrestato, giudicato e fuciliato il 29 giugno 1849. Il Sacconi passando nella tarda sera del 19 luglio con degli amici nello stesso luogo, sembra tirasse una boccata di sigaro e sputasse in terra: inseguito dal col. De Mejer venne colpito alla testa con una sciabolata e spirò il 21 luglio. Un altro giovane caduto in quel periodo, l’operaio Torello Biagioni, la sera del 29 aprile 1852 venne inseguito in Porta al Borgo da quattro soldati croati ubriachi e colpito a morte.
  7. Cfr. G.C. Niccolai, Filippo Pacini di Pistoja: pioniere della ricerca medica dell'800, Pistoia, Brigata del Leoncino, 1998 e dello stesso A., Filippo Civinini di Pistoja: anatomico, Pistoia, Brigata del Leoncino, 2003; D. Lippi, Atto Tigri di Pistoja: anatomico, Pistoia, Brigata del Leoncino, 2002.
  8. Cfr. C.O. Gori, Giuseppe Civinini. Profilo di un garibaldino pistoiese, in “Camicia rossa”, n. 2 (mag.-lug. 2002). Civinini durante la Campagna Meridionale si distinse per competenza e correttezza nell'intendenza delle Camicie Rosse, divenne e fu per lungo tempo segretario del Generale, seguì poi l’Eroe nel 1862 sull'Aspromonte, ne condivise la prigionia al Varignano, l'esilio a Caprera e fu di nuovo vicino a lui a Bezzecca nel 1866. Divenne infine deputato e fondò il quotidiano “La Nazione” di Firenze.
  9. Cfr. Q. Santoli, Per Luigi e Antonio Pacinotti, in “Bullettino storico pistoiese”, n. 2 (apr.-giu. 1941). Antonio Pacinotti è ricordato da altre tre lapidi. Una posta in via Curtatone e Montanara, nel cortile dell’Universita di Pisa, un’altra, sempre a Pisa in via S. Maria 24, dove nacque, ed infine a Goito, nel centenario della battaglia di San Martino e Solferino. Fra gli scienziati pistoiesi non abbiamo purtroppo trovato memoria lapidea del grande ed illustre matematico Enrico Betti (1823-1892), anche lui a Curtatone e Montanara come caporale del Battaglione universitario toscano, che dopo la creazione del Regno divenne membro, nel 1862, del parlamento italiano e che il 26 novembre 1884 divenne senatore del Regno: cfr. P. Frosini, Enrico Betti di Pistoja: matematico umanista dell'800, Pistoia, Brigata del Leoncino, 1998.
  10. Cfr. C.O. Gori, Pistoia “bella città ariosa”. Il soggiorno di Carducci in città, l’amicizia con Policarpo Petrocchi e il circolo di Louisa Grace , in “Microstoria”, n. 52 (apr.-giu. 2007).
  11. Cfr. C.O. Gori, Da Curtatone e Montanara a Terezin. Il lungo viaggio dei prigionieri toscani del 1848, in “Camicia rossa”, n. 2-3 (mag.-set. 2010).
  12. Cfr. F.S. Orlandini, Opere di Francesco Benedetti, Firenze, Le Monnier, 1858, pp. XXXIV-XLVI. Altre due lapidi giustamente onorano Benedetti nella sua Cortona: la prima posta nel 1898 sulla casa natale dal “Consorzio degli Operai di Cortona” e la seconda posta nel 1921 in via Ghibellina dalla comunità cortonese che nel “centenario del suo sacrificio” volle ricordare “l’apostolo, lo scrittore e il martire”, forse oggi giudicato letterariamente modesto, ma indubbiamente grande per “amor di Patria e odio ai tiranni”.
  13. Cfr. C.O. Gori, Franco Andreini, in “Storialocale”, n. 5 (2005).
  14. Cfr. C.O. Gori, Il ricordo dei combattenti pistoiesi nella Divisione Garibaldi in Jugoslavia e nei Gruppi di Combattimento sulla Linea Gotica, in “Camicia rossa”, n. 2 (apr.-giu. 2005).


    Orginale dell'articolo di Carlo O. Gori,  comparso sul numero 4 (ott. 2010-gen. 2011), 2011 di: "Camicia rossa"



     Da:"camiciarossa@virgilio.it" <camiciarossa@virgilio.it>   [Aggiungi alla rubrica]
     A:cog@interfree.it
     Data:15 Gen 2012 - 15:44
     Oggetto:rassegna storica del risorgimento
    Caro Carlo
    ti informo che la "Rassegna storica del Risorgimento" - fascicolo lug-sett.2010 ha segnalato, 
    nello spoglio degli articoli di interesse risorgimentale, il tuoi:
    -Da Curtatone e Montanara a Terezin
    -Gli artefici della nuova Italia nelle targhe delle vie cittadine
    entrambi pubblicati nella nostra rivista "Camicia Rossa".
    Certo che gradirai questa autorevole segnalazione, ti saluto con cordiale amicizia
    Sergio Goretti



    Questo articolo è riproducibile parzialmente o totalmente previo consenso o citazione esplicita dell'Autore.

    Risposta a dei compagni su: Bandiera Rossa o Tricolore? Attualmente per me falso dilemma. Non è in prospettiva né in atto oggi una Rivoluzione Proletaria Mondiale (…e nemmeno un altro Sessantotto) per cui si debba scegliere un simbolo e…stracciare l’altro! Non mi sento nazionalista, anzi internazionalista e "cittadino del mondo", ma sono, anche, italiano. E’ vero che il tricolore è storicamente un simbolo borghese (…come del resto la bandiera stella e strisce che oggi continua a sventolare a Cuba…), ma è pur sempre (senza simbolo Savoia) la bandiera repubblicana della parte migliore del Risorgimento e (vd. foto sotto) della Resistenza (in questo senso due rivoluzione italiane mancate). Lo Statuto del “vecchio” PCI raccomandava di esporre i due simboli insieme. Ieri sera ho visto su TV 3 "Presa diretta": non credevo che a 150anni dall'Unità il germe della divisione gettato dai bossiani dagli anni '90 avesse così attecchito. Non
    imitiamoli in senso opposto!!!
    (FB 
    11 ottobre 2010)  A Filomena PaveseMaria Paola Vannucchi e Luciana Sans Bâillon Garzi piace questo elemento.



domenica 5 giugno 2011

Carlo O. Gori. Risorgimento. Il Risorgimento dei pistoiesi

Il Risorgimento dei pistoiesi


Fu grande il contributo dei pistoiesi al Risorgimento?
Da quando nel 1927 Pistoia divenne una delle nuove province “create dal Duce”, Alfredo Chiti e altri storici locali sostanzialmente sostennero che era stato addirittura… eccezionale! A dimostrazione di questa tesi si citavano vari eventi, ma soprattutto il fatto che se, nel marzo 1848, Leopoldo II, aveva promosso Pistoia capoluogo di Compartimento (Provincia) sede di Prefettura, nel 1851 l’aveva retrocessa a Sottoprefettura, proprio per punirla dei sentimenti antigranducali manifestati durante il 1848-49.
E’ vero che in Toscana nel 1849 solo Pistoia e Livorno tardarono a sottomettersi alla Restaurazione lorenese e che gli occupanti austriaci uccisero i giovani pistoiesi Sacconi, Frosini e Biagioni, ed è altrettanto vero che si registrarono poi riassetti amministrativo-territoriali che fecero pensare a ritorsioni politiche: ad esempio alla “rivoluzionaria” Livorno, che si era opposta con le armi agli asburgici subendo bombardamenti e centinaia di fucilati, il granduca tolse gran parte del territorio provinciale, mentre, sul versante opposto, alla “conservatrice” Arezzo, elevata dal granduca a Provincia per i meriti “antigiacobini” del movimento del "Viva Maria" del 1799, partiti Lorena, toccò cedere nel 1860 alcuni comuni della sua Provincia a Siena.
Tuttavia, la granducale “retrocessione” amministrativa di Pistoia avvenne, più realisticamente, in base a criteri, condivisibili o meno, di razionalità e risparmio, del resto confermati nel periodo post-unitario: nel 1927 si diede quindi vita ad un’abile operazione propagandistica, orchestata dal podestà Leopoldo Bozzi ed avallata dallo stesso Mussolini, che voleva in sostanza dimostrare che solo il fascismo aveva saputo compiere un "atto di giustizia storica e di equità amministrativa" (1).
A questo proposito Cipriani nota che: “…si può ritenere che anche in Pistoia il Risorgimento fu un movimento relativamente elitario, durante il quale buona parte della popolazione parteggiò con il granduca…a seconda delle circostanze e dei vantaggi che vi portava, che le vicende dei tre "martiri" pistoiesi sono …difficilmente riconducibili ad un preciso credo politico.”…” (2)
Soffermandosi sulle diverse fasi del periodo 1815-1870, notiamo innanzitutto che emerge, fin dal tempo delle riforme ricciane e poi della presenza francese, una costante dicotomia politico-culturale, fra città, disposta ad aprirsi al “nuovo”, e campagna tendenzialmente “conservatrice”, aspetto del resto rilevabile in un singolare assetto amministrativo durato fino al 1877: da una parte un comune “cittadino” delimitato dalle mura, dall’altra le "cortine": quattro comuni (P.ta al Borgo, P.ta Lucchese, P.ta S. Marco e P.ta Carratica) i cui confini iniziavano dai sobborghi e finivano nel contado o nella montagna . In una Pistoia, storicamente definita “faziosa”, spiccano poi le divisioni politiche: i filogranducali (soprattutto notabili e patriziato), più o meno “illuminati” a seconda del periodo, i cattolici, preti compresi, non pochi inizialmente favorevoli all’ipotesi patriottica neo-guelfa, poi in gran parte riassorbiti dai “clericali” (altrimenti detti “paolotti”), i liberali moderati (detti “malvoni”, generalmente di ceto medio-alto), ed infine i democratici (per lo più intellettuali delle professioni ed artigiani), vivace e consistente componente “di sinistra” (radical-massoni, mazziniani, garibaldini, ecc.) del Risorgimento pistoiese ( 3).
Fra quest'ultimi, sempre particolarmente forte 
in città, prima e dopo l'Unità,   il nucleo dei patrioti seguaci del pensiero mazziniano ed impegnati a fare della Penisola italiana dalle tante "patrie", una Nazione e una Patria, cioè l'Italia: "UnaIndipendenteLiberaRepubblicana".
Comunque, a parte le interessate enfatizzazioni storiche del 1927, non pochi pistoiesi seppero esprimere, in città e fuori, una puntuale e consapevole partecipazione ai principali avvenimenti culturali, politici e militari del Risorgimento (4). 
Basta in tal senso scorrere alcuni fra i nomi dei ben 171 partecipanti alla Battaglia di Curtatone e Montanara (5), ricordare gli oltre 150 volontari in Piemonte del 1859 e gli oltre 250 garibaldini del 1860, constatare che fu importante la partecipazione al Plebiscito del 1860 ed alla guerra del 1866 e che fu trionfale l’accoglienza riservata a Garibaldi nel 1867, confermata dai successivi avvenimenti cittadini di quell’anno e dalla partecipazione di 66 pistoiesi alla sfortunata impresa di Mentana, ecc. ecc (6).
Concludiamo ricordando alcune figure patriottiche che raggiunsero, nel loro ambito, un apprezzabile rilievo “nazionale”: il poeta estemporaneo Bartolomeo Sestini (1792-1822), infaticabile organizzatore carbonaro in tutta la Penisola, l’intellettuale e filantropo Niccolò Puccini (1799-1852), corrispondente di italiani illustri e organizzatore della nota “Festa delle spighe”, il giornalista e politico Giuseppe Civinini (1835-1871), giovanissimo cospiratore mazziano, in seguito combattente garibaldino e segretario del Generale, poi approdato a posizioni conservatrici e direttore de “La Nazione” (6); infine (perché no?), visto che la Valdinievole dal 1847 al 1851 era inserita nella Sottoprefettura di Pistoia, il poeta Giuseppe Giusti (1809-1850), la cui fama già nel 1849 “si era spinta per un buon tratto nel settentrione” europeo (7).

                                                                           
   
                      





                           Carlo Onofrio Gori


Carlo Gori - Carlo O. Gori - Carlo Onofrio Gori






1)    Cfr. A. Chiti, Pistoia nei primordi del Risorgimento nazionale, Comune di Pistoia, 1928.

2)    A. Cipriani, Il fascismo pistoiese da movimento a partito, a regime, Nuova Toscana Editrice, 2003, p. 46.
3)    Cfr. G. Petracchi, Storia di Pistoia IV…, Le Monnier, 2000.

4)    Cfr. C.O. Gori, Memorie di pietra nelle vie di Pistoia, in “Microstoria”, n. 64 (apr.-giu. 2010).

5)    Tra questi: Francesco Franchini e Giuseppe Gargini già mazziniani e successivamente noti esponenti garibaldini del partito d’Azione, il cattolico neo-guelfo Pietro Fanfani, poi noto filologo, Leopoldo Mazzei, poi noto dirigente liberal moderato, Demostene e Licurgo Macciò fratelli di Didaco (dal 1856 presidente del comitato della Società Nazionale), Enrico Betti, in seguito grande matematico, Atto Tigri (fratello del prete-patriota Giuseppe), successivamente noto medico e scienziato, Luigi Pacinotti, poi grande fisico, Gherardo Nerucci, in seguito famoso letterato del folklore, ecc.

6)    Cfr. C.O. Gori: Pistoia terra di garibaldini. …in “Microstoria”, n. 26 (nov.dic. 2002);  …e a Pistoia Garibaldi perse il poncho…, “Microstoria, n. 34 (mar.-apr. 2004); Dunyov, un eroe garibaldino a Pistoia, in “Microstoria”, n. 56 (apr.-giu. 2008).

7) Cfr. C.O. Gori:  …Anton Francesco Menchi e Bartolomeo Sestini, due poeti estemporanei pistoiesi nel primo ottocento, in “Microstoria”, n. 54 (ott.-dic. 2007); Niccolò Puccini “fascista”, in “Microstoria”, n. 6 (dic. 1999); Il garibaldino che divenne direttore de "La Nazione". La storia del deputato pistoiese Giuseppe Civinini, in “Microstoria”, n. 10 (apr. 2000).

8)    C.O. Gori, Theresienstadt, prigione di eroi. L'internamento in Boemia dei volontari toscani del 1848 nel ricordo di alcuni patrioti pistoiesi, in “Microstoria”, n. 47 (mag.-giu. 2006); cfr. anche L.Angeli-G.Giampieri-E.Carfora, Giuseppe Giusti “E trassi dallo sdegno il mesto riso”, Settegiorni, 2010


Orginale dell'articolo di Carlo O. Gori, Pistoia, un Risorgimento tra entusiasmi e polemiche, comparso sul numero 67, 2011 di: "Microstoria"






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