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sabato 20 aprile 2013

C.O. Gori. Storia. Economia ed associazionismo. Articolo introduttivo ad un mio libro del 2003 per il 50° della CNA pistoiese


                                                                                                                                              
La CNA pistoiese

Questa mattina nella Sala Maggiore del Palazzo Comunale di Pistoia la CNA festeggerà i suoi 60 anni ed in tale occasione verrà presentato anche un libro, dal titolo "Insieme per Crescere", scritto da Fabio Fondatori e curato da Fabio De Poli, Alberto Cipriani e Andrea Ottanelli, che ripercorre le vicende della Cna in particolare, dal 2003 al 2013, a stare a quanto ho letto ieri dalla cronaca di Pistoia dei due principali quotidiani toscani “La Nazione” ed “Il Tirreno”.
Non ho ancora visto il volume di Fondatori, ma penso, senza alcuna presunzione, sia un po’ la continuazione del libro che scrissi, su incarico della CNA, per la storia dei cinquant’anni dell’Associazione nel 2003 dal titolo: La CNA e gli imprenditori artigiani. Documenti e appunti per una storia pistoiese. In effetti  l’amico Sergio Giusti, Direttore Cna, qualche anno dopo la pubblicazione di questa mia “fatica” mi aveva proposto di curare una pubblicazione che prendesse in esame gli anni successivi dell’Associazione, proposta che purtroppo dovetti declinare per precedenti impegni presi.
A questa benemerita Associazione sono particolarmente affezionato perché vi lavorai, trovandomici bene (la lasciai solo per altre scelte elettive, volendomi occupare, come poi ho fatto, di istituti culturali) in tempi lontani, dal 1974 al 1976, quando i due principali dirigenti erano Sergio Cipriani ed Aldemaro Gori, ed occupandomi come tributarista (mestiere che oggi ho completamente dimenticato!) insieme al compianto amico Giuseppe Bianchi degli uffici di Pescia, Montale e Quarrata.
Ecco perché, facendo i migliori auguri all’Associazione per il suo Sessantesimo anniversario ed alla nuova pubblicazione che lo accompagna, colgo l’occasione per ripubblicare qui (dopo averlo fatto anche sul mio precedente blog historiablogori.splinder.com, tutt’ora leggibile “in archivio” sul web) un articolo che pubblicai per la rivista “Microstoria” e che essenzialmente costituiva anche l’introduzione al mio sudetto libro pubblicato in occasione del Cinquantenario 1953-2003 aggiungendo in immagine, articoli uscit in quell'occasione su "La Nazione" ed "Il Tirreno".
“La CNA pistoiese, festeggia quest'anno il Cinquantenario della sua fondazione, fra breve, su questo importante anniversario verrà pubblicato un nostro libro che ripercorrerà i momenti salienti della storia di questa associazione, questo articolo ne è l’introduzione.
Era infatti l'aprile 1953 quando alcuni artigiani, il giorno 19, si riunirono in uno stanzino della Corale Mabellini in via della Madonna e "...raccogliendo l'appello della Confederazione Nazionale dell'Artigianato", costituirono "L'Artigianato Pistoiese" ed elessero il primo Consiglio Direttivo composto da: Bruno Valiani, falegname, Presidente; Venos Buscioni, sarto; Aldino Salvestrini, fonditore; Vittorio Mazzei, parrucchiere per signora; Renato Mori, meccanico; Nello Biagini, tornitore in legno; Gino Cappellini, tappezziere; Fabio Favelli, barbiere; Gino Susini, falegname; Santo Fioravante, verniciatore in pelle; Guglielmo Otello, sarto; Mario Innocenti, falegname; Silvano Giovannetti, meccanico; Ovidio Trinci, falegname; Enrico Chiavacci, staderaio.
Questa scelta trovava i suoi concreti presupposti in un altro atto dell'anno precedente quando, per iniziativa di un gruppo di cittadini composto da artigiani, commercianti e coltivatori diretti, si era costituita la Mutua "L'Unitaria". Fino a ad allora gli artigiani pistoiesi erano stati rappresentati unicamente dalla Confederazione Generale dell'Artigianato, oggi meglio nota come Confartigianato, la cui sede era allora in Piazza Garibaldi nello stesso edificio dell'associazione degli industriali.
L' ”Artigianato Pistoiese” aderente alla CNA, nacque dunque da una scissione “da sinistra” nel pieno dei duri anni della ricostruzione e della “guerra fredda”, anni contrassegnati anche in Italia da aspri conflitti sociali e rigide e fideistiche contrapposizioni politiche. Non a caso proprio il 1953 è ricordato, tra l'altro, come l'anno della cosiddetta “legge truffa”, in sostanza un “premio” in seggi per la coalizione governativa guidata dal democristiano De Gasperi che solo per pochi voti non poté scattare nelle elezioni del giugno. Fu dunque per semplici motivi di “obbedienza” politica ai partiti di sinistra e per meri fini elettoralistici, come sostenne allora la Confartigianato nel suo bollettino, che nacque la CNA pistoiese? Mario Innocenti, l'unico in vita del piccolo gruppo dei fondatori, ha dato recentemente questa risposta: “Noi artigiani, per ovvi motivi politici, ma non solo, non ci sentivamo rappresentati in modo adeguato dalla Confartigianato e quindi pensammo di fondare la Cna con la speranza di ottenere qualcosa in più, soprattutto dal punto di vista dei diritti.” Infatti in quel periodo in Toscana in conseguenza, delle modificazioni intervenute nel tessuto economico del Paese anche le categorie artigiane stavano subendo una trasformazione strutturale. Dalla disgregazione dell'economia contadina, stava nascendo il nuovo artigianato e quella piccola industria che hanno poi caratterizzato l'economia provinciale. Dalle fabbriche tessili di Prato venivano nel contempo espulsi a centinaia i tessitori, ampliando a dismisura quel fenomeno delle lavorazioni conto terzi presto dilagate in tanti altri settori, nell'abbigliamento anzitutto, ma anche nella meccanica, nel mobile, nel calzaturiero. Per i fondatori del CNA, in questo universo che cambiava, la linea dominante dell'allora Confederazione Generale dell'Artigianato, non forniva una risposta esauriente alle aspettative delle categorie artigiane perché inserita in una strategia che optava per una lotta corporativa separata da una lotta sindacale veramente democratica capace di vedere i problemi di tutti, di capire la società nel suo complesso e quindi di far crescere l'artigianato insieme a tutto il Paese. Veniva inoltre rimproverata alla Confartigianato una politica di alleanza con la Confindustria e con i partiti governativi segnata da un paternalismo che fino ad allora non aveva risolto i problemi degli artigiani: in primo luogo l'istituzione dell'albo che finalmente avrebbe riconosciuto i doveri, ma anche i diritti, le peculiarità e le esigenze di questa categoria, poi la necessità impellente di una tutela sanitaria e pensionistica ed infine, ma soprattutto, la volontà di non esser tagliati fuori dai processi economici e sociali di ricostruzione del Paese.
La Cna pistoiese nasce quindi dalla consapevolezza che gli artigiani non potevano aspettarsi tutto questo, se rimanevano nel chiuso della loro "bottega" e nelle condizioni di marginalità in cui era nato ed era inizialmente cresciuto il fenomeno "artigianato" nel dopoguerra. Subire una politica fatta di concessioni paternalistiche inoltre avrebbe comportato nel medio e nel lungo periodo la paralisi dell'artigianato stesso e dell'economia delle zone ormai caratterizzate dalla determinante presenza artigiana come Agliana e Montale (tessile), Quarrata (mobile e tessile), Monsummano (calzature), Larciano (scope), Pistoia (abbigliamento, meccanica ecc.), la Montagna (meccanica). La CNA intraprende quindi la linea di un diretto e deciso intervento sui problemi della categoria ed è dagli anni in cui il Paese si avvia verso il cosiddetto “boom economico”, che l'Associazione, comincia a riscuotere sempre maggiori adesioni che le permettono da un lato di estendere il gruppo dirigente artigiano e dall'altro di stabilizzare ed allargare lo staff dei funzionari. Non vi erano più zone che noti venissero "toccate" dal CNA che in questo periodo apre uffici o recapiti a Montecatini, Pescia, Larciano, Lamporecchio Agliana, Quarrata, Ponte Buggianese, intanto, mentre a livello territoriale si formavano i comitati comunali,  cominciavano anche a costituirsi le organizzazioni “verticali” di mestiere.
Sergio Cipriani, segretario del Cna dal 1958 al 1975, così descrive quel periodo “i nostri rappresentanti andavano bottega per bottega …fu soprattutto con le grandi iniziative di alcune categorie che conquistammo una larga maggioranza fra gli artigiani..I tessitori ad esempio fermarono i telai per oltre venti giorni…Altre grandi iniziative, quali quella degli autotrasportatori, degli acconciatori, degli idraulici e di altri ampliarono la nostra associazione”. Lotte combattute e vinte, incomprese inizialmente dai dirigenti di altre organizzazioni, che hanno segnato, come quelle dei tessili, il destino dell' economia di intere zone “perché – come ricordava Rossana Paccagnini - dare al tessitori una tariffa più giusta ha voluto dire lavoro, respiro e sviluppo per l'edilizia, per il commercio, per altre attività produttive, per le professioni, per le finanze comunali di gran parte della provincia.”
Intanto, altro segno del consolidamento del CNA pistoiese, nel 1963 l'associazione si era spostata, da via Del Duca,  nei locali, acquistati, di via della Madonna n. 33, per lungo tempo sede “storica” dell' “Artigianato Pistoiese”. Molti ricordano le cronache della stampa locale di quegli anni  contrassegnate da un'aspra polemica fra le associazioni artigiane di “via della Madonna” (CNA) e Piazza Garibaldi (Confartigianato), soprattutto in occasione di manifestazioni sindacali o delle elezioni per l'Albo (CPA) e la Cassa Mutua, una contrapposizione che, malgrado gli appelli della CNA a trovare l'unità degli artigiani sui problemi concreti, comincerà faticosamente a ricomporsi solo a partire dal 1971 con la prima lotta unitaria nella provincia, per arrivare nel corso degli anni a sempre maggiori intese come, ma solo per citarne una, quella attuale sul credito alle imprese (Artigiancredito).
Ma torniamo alla Pistoia degli anni Settanta che sono quelli in cui , anche in coincidenza con il mutamento in senso democratico del Paese (ad es. vengono varate le Regioni), si creano i presupposti dell'artigianato e dell'associazione odierna. E' nel giugno del 1970 che intanto verrà finalmente modificata la legge per la CPA: il Presidente della Commissione dovrà comunque essere un artigiano eletto dalla categoria e cesserà così, anche sotto questo profilo, la abnorme situazione in atto da diversi anni a Pistoia che vedeva alla massima carica rappresentativa dell'Artigianato una persona nominata dal Prefetto. In questo organismo, come nella Cassa Mutua, la CNA pistoiese conquisterà poi, a partire dalle elezioni artigiane di quegli anni, una solida maggioranza.
L'associazione poi, il 16 luglio 1971, da vita al patronato Epasa, mentre sul piano dei servizi di consulenza tributaria, gestionale ed amministrativa, qualche anno dopo, costituisce il Centro Servizi per l'Artigianato dove, tra l'altro iniziano “a farsi le ossa” molti funzionari dell'attuale quadro dirigente. Nascono anche i consorzi tra imprese (la SPAR, per gli autotrasportatori, il CLAP per le lavanderie, il CAIAP per gli idraulici, ecc.) per facilitare gli acquisti di materie prime e per acquisire i lavori più grandi; quel sistema esiste ancora oggi ed è un valido punto di riferimento per tutta l'economia. Lo sviluppo industriale impone in questo periodo anche alle imprese artigiane nuovi ed adeguati spazi per lavorare e per produrre così a Pistoia viene creata la zona industriale di S. Agostino dove, in via Fermi,  la CNA costruirà la sua nuova nella quale,dal 5 giugno 1978, trasferirà gli uffici; sempre in questo anno verrà istituito, con le caratteristiche che in parte oggi conosciamo, il Servizio Sanitario Nazionale ed in esso confluirà la Cassa Mutua degli artigiani che si era distinta per un alto livello di organizzazione, servizi e strutture.
Soffermarsi sulla storia dell'associazione e dell'artigianato a Pistoia negli ultimi vent'anni ci porterebbe a seguire un lungo percorso che si snoda nella cronaca più recente.
A grandi linee rileviamo che gli anni Ottanta costituiscono il periodo della qualificazione per lo sviluppo delle imprese, si investe in formazione imprenditoriale, in iniziative collettive di promozione e valorizzazione commerciale dell'artigianato e l'associazione si adegua alle nuove esigenze delle imprese artigiane che crescono e necessitano di servizi e consulenze adeguate. Gli anni Novanta, segnati dall'informatica, vedono il diffondersi di una nuova cultura imprenditoriale, il sistema dell'artigianato e delle piccole imprese entra sempre più sui mercati esteri,  l'associazione affronta anche i temi internazionali promovendo anche la nascita di consorzi per l'esportazione.
In sostanza tutto un mondo che appare oggi cambiato rispetto a quel 19 aprile 1953, ma   "Oggi, come allora - come ha recentemente affermato il Presidente Rinaldo Incerpi -  la Cna è fatta di di donne e uomini che con la loro passione e la loro intelligenza, ogni giorno, si confrontano con problemi e prospettive nuove avendo nel cuore e nella testa la cultura del lavoro quale valore essenziale per la costruzione di una società più giusta".
Cinquanta anni ben portati per la CNA pistoiese!”

                   
                                            
                             Carlo Onofrio Gori





Tratto dall'articolo: C.O. Gori, I cinquant’anni della CNA di Pistoia. La lunga marcia di un’associazione di categoria forgiata nello spirito della Ricostruzione, in "Microstoria, n. 31 (set.-ott. 2003).




Attenzione: il post di questo blog e questi articoli sono riproducibili parzialmente o totalmente solo previo consenso o citazione esplicita dell'autore e del sito web e/o rivista.
                                                                                           

  

                                                                               

venerdì 19 aprile 2013

Carlo O. Gori. Policarpo Petrocchi. 3. Official site 2007



Policarpo Petrocchi - official site 2007


Il progetto. Importanti iniziative hanno in questi ultimi anni opportunamente riproposto all'attenzione degli studiosi italiani ed alla memoria e sensibilità dei pistoiesi la figura di un loro concittadino illustre, Policarpo Petrocchi.Eminente lessicografo, linguista, letterato, impareggiabile docente, nonché autore del celebre Novo dizionario sul quale generazioni di italiani si addestrarono per lunghi anni a scrivere e parlare una lingua comune, Petrocchi nacque a Castello di Cireglio nel 1852, operò fra Milano e Roma e precocemente scomparve nel 1902.La Società Onore e Lavoro, fondata da Policarpo nel 1880 ed oggi guidata dal nipote Guido Petrocchi, unitamente ad alcuni studiosi, fra i quali ricordiamo Ferdinando Tempesti e Luciano Bruschi, purtroppo in seguito scomparsi, ed Andrea Ottanelli, furono, a partire dalla memorabile Giornata di studi del 19 ottobre 1996, in prima fila nell'impegno per la conoscenza e la valorizzazione della personalità e dell'opera dell'illustre lessicografo. In tali, ormai decennali e benemerite, iniziative stretta e fattiva è stata la collaborazione degli studiosi con l'Amministrazione comunale di Pistoia, ampiamente evidenziatasi nelle numerose ed autorevoli Celebrazioni promosse nel 2002 per il centocinquantesimo anniversario della nascita e per il centesimo anniversario della morte di Policarpo. Di quelle manifestazioni, culminate nell'importante Convegno nazionale del dicembre di quell'anno dal titolo In onore di Policarpo Petrocchi, a cui presero parte linguisti, storici e studiosi come Enrico Ghidetti, Paola Manni, Gianni A. Papini, Giorgio Petracchi, Gianluca Chelucci, Andrea Fusari, Andrea Ottanelli, Carlo O. Gori, resta tangibile memoria nella recente e bella pubblicazione, per i tipi de Gli Ori, degli Atti del convegno di studi, curata da Andrea Ottanelli e Carlo O. Gori che, con Guido Petrocchi, ebbero parte attiva nell'organizzazione di quell'evento culturale. L'impegno per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio petrocchiano da parte del Comune e della Provincia di Pistoia, ed in particolare della Biblioteca Forteguerriana, che, com'è noto, conserva libri e documenti dell'illustre concittadino, tuttavia non si è certamente concluso con le manifestazioni del 2002 continua infatti con questo progetto finanziato dall'Unione Europea e promosso dal dirigente del settore cultura Maurizio Vivarelli, orientato a mettere in rilievo le reti di legami che intercorrono tra le attività di natura più propriamente storico-linguistica inerenti Policarpo ed il campo, ampio e complesso delle tradizioni, ed in particolare delle tradizioni popolari. Si punta da un lato, inserendo sul web immagini e scritti, di fornire alla figura di Petrocchi e ad alcune sue opere una tangibile e "globale" visibilità, oggi offerta soprattutto da Internet, mentre dall'altro lato si tratta di promuovere un intervento di più ampio respiro, peraltro già avviato, che come prima fase punta sulla complessiva riqualificazione urbana di Castello di Cireglio. E' infatti noto che la fama Policarpo Petrocchi, oltre che all'attività di letterato, fu dovuta anche alla sua intensa attività di promotore di iniziative tese a riqualificare quel suo paese che, come lui affermava, era dimenticato dalle istituzioni; fu per questo che fondò la Società Onore e Lavoro grazie alla cui attività Petrocchi ed i suoi compaesani poterono realizzare molti interventi come la fontana e la sua area a giardino, le pavimentazioni delle strade e delle piazzette, etc. Come accenavamo quest'ultimo intervento si contraddistingue per essere il primo stralcio di un più ampio progetto dimensione intercomunale (al coordinamento generale delle iniziative sovrintenderà un comitato tecnico-scientifico) finalizzato alla costituzione di un Parco Culturale allargato all'intera Montagna pistoiese che avrà come filo conduttore la lingua e le tradizioni popolari e che farà riferimento alla presenza o al passaggio di figure della letteratura che hanno particolarmente evidenziato le peculiarità linguistiche e culturali di questo territorio come, appunto, Castello di Cireglio con Policarpo Petrocchi, Pian degli Ontani nel Comune di Cutigliano, con la poetessa-pastora Beatrice, Sambuca P.se con Michele Barbi ed infine San Marcello P.se con Niccolò Tommaseo (che, ovviamente, pistoiese non era) per la perdurante attualità di una sua opera: Gita nel Pistoiese. Vengono evidenziati dunque, da un lato, il territorio della Montagna pistoiese, nei suoi multiformi significati ed aspetti storici, economici, sociali, culturali, etno-antropologici; dall'altro le risultanze linguistiche della produzione creativa e/o scientifica di queste personalità intellettuali. Si crea in tal senso un solido legame tra i due termini, parole e tradizioni, che intitolano questo progetto, intendendo rappresentare con essi, da un lato, la lingua nel suo dinamico divenire storico, e dall'altro le forme, anch'esse decisamente evolutive, secondo cui si organizzano le complesse e problematiche esperienze della cultura e della socialità. In questa prospettiva, la lingua diviene l'oggetto della ricerca, ed al tempo stesso, per la sua natura specifica, lo strumento tramite cui l'indagine viene svolta. Conseguente obiettivo di questo progetto è poi quello di creare un collegamento fra questa attività scientifica di studio e ricerca, che già di per sé costituisce un rilevante fattore nello sviluppo delle identità locali, e nuove attività economico-turistiche legate al sistema dei beni culturali territoriale. In tal senso, tenendo presente il forte peso che il turismo culturale sempre più assume nell'ambito delle attività economiche del Paese, si tratterà, individuando e promovendo forme di imprenditorialità soprattutto giovanile, di ideare e programmare eventi della più varia natura mediante i quali assicurare adeguata visibilità agli esiti del progetto. Ma torniamo ad esaminare i contenuti di questo spazio web, sul quale potranno essere facilmente ed ampiamente consultati, importanti opere e documenti petrocchiani "arricchiti" da immagini, recensioni e commenti. Vi appariranno infatti: sia l' Inventario delle Carte Petrocchi e che le foto dell'album familiare; una bibliografia analitica delle opere di e su Policarpo; il volume pacifista Le guerre con il quale il lessicografo vinse il Premio Siccardi; l'edizione de Il mio paese riedita nel 1997 dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e curata ed illustrata da Sigfrido Bartolini; la nota biografia Policarpo Petrocchi. Un tempo, un uomo di Luciano Bruschi, edita dal Comune di Pistoia nel 1998 ed infine la pubblicazione di una indagine, coordinanata dalla linguista Paola Manni, volta a mettere in evidenza le persistenze di tratti linguistici "tradizionali" nel lessico giovanile. Insomma un prestigioso e tangibile riconoscimento "europeo" per un concittadino fra i più illustri per "felice ingegno, forte capacità di lavoro e grande onestà intellettuale e morale": un Petrocchi davvero ancora ben "vivo"! Le parole della tradizione. Il progetto "Le parole della tradizione" si pone l'obiettivo di valorizzare alcune personalità intellettuali che hanno legato la propria attività alla Montagna pistoiese: Policarpo Petrocchi, Michele Barbi, Beatrice (Bugelli) di Pian degli Ontani e Niccolò Tommaseo. Il progetto si propone come campo di ricerca, di lettura, identificazione e gestione di beni ed attività storico, artistiche e culturali che traggono origine ed ispirazione dal territorio e da alcuni suoi eminenti personaggi: si vuol cercare, in sintesi, di dar vita ai principi della Convenzione Europea del Paesaggio mettendo in relazione elementi antropici, luoghi, attività, in un progetto di conservazione e sviluppo di quelle finalità di valore che colgono la particolarità e la bellezza di questo determinato ambito territoriale, entità fisica comprendente beni ed attività ed al contempo complesso ordinatore ed attrattore di cultura. Il progetto ha come filo conduttore la lingua e le tradizioni popolari e fa riferimento alla presenza o al passaggio di figure della letteratura che hanno particolarmente evidenziato le peculiarità linguistiche e culturali del territorio della Montagna pistoiese come Castello di Cireglio, nel Comune di Pistoia, con il lessicografo e letterato Policarpo Petrocchi, Pian degli Ontani, nel Comune di Cutigliano, con la poetessa-pastora Beatrice Bugelli, Sambuca P.se con il filologo Michele Barbi ed infine San Marcello P.se con Niccolò Tommaseo (che, ovviamente, pistoiese non era) per la perdurante attualità di una sua opera: Gita nel Pistojese. L'obiettivo è dunque quello di evidenziare, da un lato, il territorio della Montagna pistoiese, nei suoi multiformi significati ed aspetti storici, economici, sociali, culturali, etno-antropologici; dall'altro le risultanze linguistiche della produzione creativa e/o scientifica di queste personalità intellettuali. Si verrà a creare in tal senso un solido legame tra i due termini, parole e tradizione, che intitolano questo progetto, intendendo rappresentare con essi, da un lato, la lingua nel suo dinamico divenire storico, e dall’altro le forme, anch'esse decisamente evolutive, secondo cui si organizzano le complesse e problematiche esperienze della cultura e della socialità. In questa prospettiva, la lingua diviene l'oggetto della ricerca, ed al tempo stesso, per la sua natura specifica, lo strumento tramite cui l'indagine viene svolta. E' quindi sul rapporto tra scrittori e territorio che si svilupperà l’attività del Parco Culturale andando ad individuare luoghi, itinerari e storie che hanno legato questi personaggi alla nostra Montagna riportando all’attenzione dei turisti e dei residenti il legame d'amore tra essi ed i luoghi che hanno frequentatato o in cui sono nati. Tale progetto potrebbe preludere alla costituzione di un vero e proprio Parco Culturale, tale ipotesi, ovviamente una realtà astratta, in quanto, non prevedendo l’esistenza di un confine, di una struttura, dei guardaparco, verrebbe essenzialmente a proporsi come volano per una serie di attività che si andranno a sviluppare sul territorio. Conseguente obiettivo di questo progetto sarà quindi quello quello di creare un collegamento fra l' attività scientifica di studio e ricerca, che già di per sé costituisce un rilevante fattore nello sviluppo delle identità locali, e nuove attività economico-turistiche legate al sistema dei beni culturali territoriale. Una visione emergente dei fattori culturali e paesaggistici, individuati come elementi propulsivi dell'organizzazione sociale ed economica del territorio, contenitori e/o evidenziatori di un insieme di legami esistenti, da potenziare o da costruire, capaci di dare significato, protezione e sviluppo a Castello di Cireglio, S. Marcello, Sambuca, Cutigliano ed a tutto il territorio della Montagna pistoiese. In tal senso, tenendo presente il forte peso che il turismo culturale sempre più assume nell’ambito delle attività economiche del Paese, si tratterà, individuando e promovendo forme di imprenditorialità soprattutto giovanile, di ideare e programmare eventi culturali della più varia natura mediante i quali assicurare adeguata visibilità agli esiti del progetto.

                                                           
                                                           Carlo Onofrio Gori








http://petrocchi.comune.pistoia.it/progetto.htm                                                                                                                                          

                                                                                                            

C.O.Gori. Resistenza. Artese Benesperi

Ricordo di Artese Benesperi compagno e amico di Silvano Fedi nella lotta politica e nella Resistenza *

 Verso la Festa della Liberazione: il ricordo del partigiano Artese Benesperi
18/4/2013 - 12:42
PISTOIA
Domani venerdì 19 aprile alle 21 nel Circolo Garibaldi in Corso Gramsci 52 sarà ricordata la figura del partigiano Artese Benesperi, scomparso il 17 aprile 2012 all’età di  96 anni.
Benesperi fu combattente nelle “Squadre Franche Libertarie” di Silvano Fedi, che, dopo l’uccisione di Silvano, prenderanno il suo nome. Artese assumerà il comando della formazione “Silvano Fedi” nell’ultima fase della Guerra di Liberazione e contribuì alla liberazione di tante realtà tra le quali la città di Vinci.
Alla serata saranno presenti alcuni familiari di Benesperi, un rappresentante dell'Anpi di Vinci e il vicepresidente dell'Anpi di Pistoia Renzo Corsini. Durante l'appuntamento i presenti potranno ascoltare un' intervista  audio a Artese Benesperi realizzata nei primi anni Novanta da Renzo Corsini. L'iniziativa è curata dall'Anpi di Pistoia - sezione Gherardini in collaborazione con il Cudir-Comitato unitario per la difesa delle istituzioni repubblicane del Comune di Pistoia.
Note biografiche e ricostruzione delle imprese di Artese Benesperi.
Artese Benesperi  nasce  a Pistoia il 19 agosto 1915,  poco dopo la morte del padre, e all’età di 9 mesi viene dato in adozione ad una famiglia di Lucca, con cui rimarrà fino a 17 anni, quando viene rimandato dalla madre naturale, che si è risposata ed abita a Casalguidi .
Conseguenza di  questi anni travagliati sono i comportamenti  trasgressivi di Artese, che, fino all’incontro catartico  con Silvano Fedi, lo portano in carcere per furto: egli si trova in prigione sia il 25 luglio del 1943, giorno della caduta di Mussolini, sia l’8 Settembre 1943, data dell’armistizio con gli Alleati ed esce di prigione il successivo 15 settembre.
Nell’ottobre 1943 Artese riesce a rubare una mitragliatrice posta sull’argine dell’Ombrone, a  Pontelungo,  e la vende ad un partigiano in cambio di 500 lire. Questa mitragliatrice passerà poi alla formazione di Magnino Magni, che il 17 aprile del 1944, a Treppio, la userà per coprire la fuga dei suoi compagni, assediati dai tedeschi, perdendo la vita nell’eroica impresa.
Artese conosce Silvano Fedi nel febbraio 1944 ed entra nelle squadre “Franche Libertarie”,  di cui fanno già parte una ventina di uomini (fra cui Tiziano Palandri, Marcello Capecchi, Enzo Capecchi, Danilo Betti, Tito Eschini, Carlo Giovannelli, Giovanni Ieri, Brunello Biagini, Santino Pratesi, Giulio Vannucchi, Giovanni La Loggia, Giovanni Pinna, Iacopo Innocenti), organizzati  in piccoli gruppi.  L’ 'incontro con questi compagni costituisce per lui una sorta di redenzione: da allora, fino alla fine della guerra, Artese partecipa alla lotta armata a fianco e al posto di  Silvano, rivendicando “il diritto della collera”. Le loro imprese ardimentose, simili a quelle dei GAP (Gruppi di azione patriottica), si svolgono in città e sulle colline che circondano Pistoia.
Nella notte del  29 marzo del 1944, Artese, insieme a Silvano Fedi, Tiziano Palandri  ed un altro partigiano, si reca a Valdibrana  per recuperare armi e vettovagliamenti in una caserma della milizia posta nei pressi della stazione ferroviaria. Casualmente la squadra  si imbatte in un ufficiale tedesco  che è in compagnia di una ragazza: ne nasce una sparatoria, a seguito della quale l’ufficiale rimane ucciso e Artese viene ferito alla mano sinistra. Per evitare la rappresaglia dei tedeschi, che già hanno programmato la fucilazione di dieci pistoiesi, Silvano, dopo aver fatto curare Artese,  chiede aiuto al noto drammaturgo Giovacchino Forzano, amico di Mussolini,  che abita a  Serravalle,  e grazie al suo intervento riesce a evitare la strage.
Successivamente Silvano si procura (dietro ricompensa in danaro e viveri) la copertura e l’aiuto del  pistoiese Licio Gelli, tenente della milizia e ufficiale di collegamento fra il fascio pistoiese e la Kommandantur tedesca, per  poter condurre,  accompagnato da Artese,  altre spericolate imprese.
Nella notte del 1 giugno 1944 Benesperi  partecipa al quarto assalto della “Franca” ai magazzini militari della Fortezza di Santa Barbara (dopo quelli del 17, 18 e 20 ottobre 1943): il bottino, consistente in generi alimentari, sigarette, vestiario militare e armi, viene depositato a casa del suocero di Licio Gelli, in via Erbosa, e distribuito a varie formazioni , fra cui quella di  Pippo, in Garfagnana.
Nel pomeriggio del 26 giugno 1944 una piccola squadra riesce ad entrare nel Carcere Mandamentario delle Ville Sbertoli, con l’intento di liberare i prigionieri, molti dei quali politici.  Silvano e Artese  arrivano al carcere apparentemente ammanettati,  condotti da Enzo Capecchi, travestito da ispettore della polizia repubblicana, e da Licio Gelli, alla guida di un’auto militare (quest’ultimo sarà ricompensato con 40.000 lire, viveri e sigarette).  Gelli si fa aprire la porta con la richiesta di tradurvi i due “ribelli”, ma ben presto i tre  partigiani impugnano le armi, disarmano le guardie e liberano 54 prigionieri, compresi due ebrei destinati a breve alla eliminazione, segregando le guardie nelle celle.
Sempre nel giugno del ’44, Artese partecipa ad un assalto alla questura di Pistoia, posta in piazza San Leone, nel Palazzo della Provincia, con ingresso in via Palestro: le squadre “Franche” entrano nell’edificio e costringono gli agenti a consegnare le armi presenti nell’edificio; poi mettono fuori uso l’impianto telefonico e distruggono tutte le pratiche in archivio.
Artese, agli arresti da alcuni giorni,  non è presente il 29 luglio 1944 a Montechiaro, nei pressi della Croce di Vinacciano, all’imboscata tesa dai tedeschi a Silvano Fedi  e  compagni,  in seguito ad una probabile delazione. Silvano rimane ucciso insieme al paracadutista Giuseppe  Giulietti;  Marcello Capecchi viene ferito, mentre Brunello Biagini vene catturato e fucilato il 1 agosto. Il giorno dopo l’imboscata a Pistoia viene effettuato un rastrellamento di antifascisti e gli arrestati sono portati nei locali della ex GIL di Pistoia, in piazza San Francesco, per essere sottoposti ad interrogatorio. Fra questi ci sono Artese, già agli arresti da alcuni giorni,  ed Enzo Capecchi; i due riescono rocambolescamente a fuggire, gettandosi da un  finestrone della palestra.
Dopo la morte di Silvano, Artese,  insieme con Enzo Capecchi, assume il comando della brigata, ricostituita con circa settanta uomini e intitolata a "Silvano Fedi". Il 2 settembre, alla testa della formazione, Artese raggiunge Vinci e, dopo aver messo in fuga alcune pattuglie tedesche, libera il paese, issando sul campanile la bandiera tricolore. Il 3 settembre libera San Baronto, in seguito ad un duro scontro con i tedeschi,  e il giorno successivo la “Silvano Fedi” scende a Casalguidi, dove affronta il nemico in numerosi scontri a fuoco, nei quali vengono uccisi  alcuni compagni, fra cui Marcello Capecchi.
In seguito al ferimento di Enzo Capecchi, Artese Benesperi  guida da solo la formazione fino alla liberazione di Pistoia, dove giunge la mattina dell'8 settembre 1944  fra i primi liberatori.
Dopo il ritorno della Democrazia e la nascita della Repubblica,  Artese non approfitta  della  grande notorietà, dovuta alle sue rocambolesche imprese di partigiano,  per ottenere onori e vantaggi:  dopo aver fatto per alcuni anni il corbellaio, nel 1955 viene assunto dal Comune di Pistoia come spazzino e svolgerà questa mansione  fino all’età della pensione.  

La foto è stata scattata nel 2004 dallo storico pistoiese Carlo Onofrio Gori
Fonte: Comune di Pistoia

* Ricevo dal Comune di Pistoia e volentieri pubblico questo questo comunicato sull'appuntamento di stesera nel ricordo dell'amico Artese Benesperi
                     
                                                                                   

                                  COG 






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Aggiungo qui sotto, segnalandolo, l' immagine questo bel DVD curato da Renzo Corsini ed edito dall'ANPI Pistoia, che, tra l'altro, riporta una mia foto del 2004 ad Artese presa fuori dal Circolo Garibaldi in Corso Gramsci, durante l'intervista su Silvano Fedi che gli feci nel 2004 per un articolo su "Microstoria".