Vita e morte di un “traditore”. Ricordo di Fortunato Picchi, antifascista
pratese per lungo tempo
dimenticato
Nel 1999 il Comune di Carmignano affidò ad
Alessandro Affortunati una ricerca sul sovversivismo e l’antifascismo nel
Montalbano, zona collinare fra Prato e Pistoia, e lo storico, fra vari nomi e
fatti, localmente più o meno noti, si imbatté, e scrisse, della straordinaria
quanto semisconosciuta vicenda di Fortunato Picchi, un antifascista che nel
1941 si fece paracadutare nella prima missione britannica di commandos
sabotatori in Italia, ma che fu quasi subito catturato e fucilato come
“traditore”. (1) L’Amministrazione, interessata ad approfondire la figura umana
ed il gesto di questo suo concittadino per nascita, promosse allora nuovi studi
dai quali è poi scaturito un altro volume:
Di morire non m’importa gran cosa.
Fortunato Picchi e l’operazione Colossus.
(2)
Prima di questi libri, c’era stato tuttavia chi non
aveva dimenticato il suo gesto: “Un
fantasma – scrive nella prefazione Mario Baudino - visitava ogni tanto
Franco Lucentini, a partire da quand’era studente universitario e finì in
galera per antifascismo”. Infatti il noto romanziere, che anteponeva la
scelta individuale, morale, ad ogni altra considerazione, scrisse in polemica
con Galli Della Loggia e la sua idea di “morte della patria”: “Chiudo
con un pensiero alla memoria di … Picchi…I giornali italiani ne dettero
l’annuncio in quattro righe e nessuno di poi ne parlò più. Il suo nome
non compare in nessuna delle storie della Resistenza. Sarebbe forse ora di ricordarsene e di portare qualche fiore sulla
sua tomba se mai si sapesse dov’è”. (3)
Lucentini, malato, scelse di darsi la morte prima di
aver notizia delle ricerche di Affortunati e prima di scrivere quel suo libro
su Picchi di cui spesso aveva parlato con l’amico Carlo Fruttero e col fratello
Mauro.
Fortunato Picchi nasce a Comeana di Carmignano il 28
agosto 1896 da
Ferdinando e Iacopina Pazzi. Quattordicenne segue poi la famiglia, povera e numerosa (i fratelli Averardo, Cleto,
Giorgio, Sergio e le sorelle Leonia ed Olga), che si trasferisce in Val di Bisenzio alla
Tignamica di Vaiano dove il padre è cuoco presso la ditta tessile “Forti” di La
Briglia, uno dei
più grossi stabilimenti dell'industria tessile pratese. Durante la grande guerra
viene arruolato nel novembre del 1915 e combatte sul fronte macedone “con
fedeltà ed onore”, si legge nel
congedo, fino al dicembre del 1919.
Difficoltà familiari e spirito di indipendenza
inducono Picchi, nel 1921, ad emigrare in Inghilterra dove inizialmente lavora
come cameriere.
Nel '25, dopo un breve ritorno in Italia, entra al Savoy di Londra dove riesce a costruirsi una
brillante carriera
divenendo
vice-direttore del reparto banchetti. Nel lussuoso hotel frequentato dal “bel
mondo”, Picchi lavorerà, guadagnando molto bene, fino all’entrata in guerra
dell’Italia fascista quando con altri connazionali verrà precauzionalmente
internato all’isola di Man dove, come vedremo, farà la scelta di operare
attivamente contro il regime mussoliniano. Impegno non dettato da opportunismo
o esaltazione, ma frutto di una sua lenta, ma costante, maturazione politica
avvenuta nella Londra degli anni Trenta.
La democrazia britannica è in quel tempo sottoposta a forti spinte verso
destra: si pensi alle simpatie degli ambienti conservatori verso il fascismo
italiano, tantochè sir Oswald Mosley nel 1932 può fondare la British Union of Fascists; si consideri,
tra l’altro, che re Edoardo VII non nasconderà la sua ammirazione verso il
nazismo e che il governo conservatore svolgerà poi un ruolo non indifferente
nel favorire la vittoria franchista nella guerra civile spagnola. (4)
Fortunato, inizialmente non manifesta una precisa
collocazione politica, si definisce semplicemente “cattolico” (tra l'altro non
praticante, e su questo avverrà nel 1932 la rottura con suo padre,
cattolicissimo), ma ammira tuttavia l’anticlericale Garibaldi, visto come
campione dell’emancipazione dei popoli e uomo politico che storicamente aveva
manifestato, pienamente ricambiato, stima ed affetto per l’Inghilterra. Coltiva
poi le sue amicizie più profonde negli ambienti democratici ed antifascisti e
rifiuta di frequentare le sezioni del PNF che in quel periodo, per
l’atteggiamento benevolo delle autorità, sorgono numerose sul territorio britannico:
questo suo comportamento non mancherà di essere debitamente registrato dai
consolati italiani.
Fortunato che, celibe, vive ai Sussex
Gardens, pensionante di una famiglia di lontane origine italiane, i Lantieri, è infatti l’antitesi del
“buon italiano” (leggi: “fascista”) all’estero: una informativa del SOE
lo definirà poi “An idealist … who
is in many ways more English than the English” (5). Infatti da buon
londinese tifa Arsenal e spesso porta Billy, il suo cane alsaziano, a
correre in Hyde Park. Pur essendo, oltre a questo dato esteriore, un sincero e convinto
ammiratore dei fondamenti della democrazia inglese, tuttavia non vorrà mai
rinunciare alla nazionalità italiana, per cui allo scoppio della guerra verrà
internato.
In questo periodo aderisce
al Free Italy Movement,
un’associazione di antifascisti italiani di varia tendenza politica costituita
nell’ottobre del 1940 dal cattolico Carlo Petrone e che annovera fra gli altri suoi dirigenti Paolo e Pietro
Treves, figli di Claudio Treves, uno dei fondatori del socialismo
italiano, e Umberto Calosso, una delle
più note “voci” di Radio Londra. (6)
Come riferirà Florence
Lantieri, dopo sei mesi gli viene offerta la possibilità di lasciare l'isola di
Man e tornare al suo ben remunerato lavoro, ma a Picchi la sola attività di propaganda
antifascista non può bastare ed è proprio, “paradossalmente”, per “difficile” e grande amor di patria, che
fa la scelta coraggiosa ed estrema di combattere, se necessario, contro i
propri compatrioti.
Ottiene infatti di
arruolarsi ed inizialmente è inquadrato come sapper (pioniere del genio) poi, nonostante abbia ben quarantesei
anni, entra nei paracadutisti sottoponendosi ad un durissimo addestramento ai
lanci ed all'uso delle armi. Volendo esser utile anche come interprete si offre
per una missione estremamente rischiosa sul territorio italiano: il
danneggiamento dell'acquedotto pugliese. Così nella notte tra il 10 e l'11
febbraio 1941, dopo una rapida azione di disturbo da parte della RAF,
il No. 2 Commando del II
Special Air Service (SAS) , partito da Malta e composto da 34
uomini, fra i quali Picchi, viene paracadutato tra Calitri, Rapone e
Pescopagano.
I guastatori si raccolgono
nel punto prestabilito lungo il fiume Ofanto, poi arrivati al torrente Tragino
minano il viadotto, tuttavia il ponte-canale viene danneggiato dall’esplosione,
ma non distrutto, ed il sabotaggio ha solo l’effetto di privare dell’acqua, per
non molto tempo, alcune zone del foggiano e del barese.
Dopo l’azione i parà cercano
di raggiungere a piccoli gruppi il punto della costa dove li aspetta un
sommergibile, ma ormai carabinieri e milizia, con l’aiuto della popolazione,
danno il via ad un vasto rastrellamento che impedirà ai britannici di esser
recuperati nei tempi stabiliti. Picchi, che in quei frangenti si prodiga
affinché non venga sparso sangue fra i civili, è costretto come gli altri ad
arrendersi. Interrogato si qualifica come Pierre Dupont, francese “libero”, poi
deve ammettere la sua vera identità e lo fa specificando di esser lì non per
tradire l’Italia, ma per combattere il regime fascista. Tutti i britannici, in
divisa, vengono considerati prigionieri di guerra ed inviati nei campi di
concentramento, mentre Picchi, in quanto cittadino italiano, è subito deferito
per tradimento al famigerato Tsds. La sentenza è di morte per fucilazione alla
schiena, eseguita, dopo breve lasso di tempo (alle ore 7 del 6 aprile 1941) a
Roma nel Forte Bravetta.
Mentre Oltremanica i
democratici esaltarono il suo gesto parlando di “Life sacrificed for Freedom” e definendolo “Martyr of the New Risorgimento”, in Italia i suoi familiari
dovettero fatalmente sopportare le più pesanti angherie del regime fascista, e
questa fu l’unica cosa di cui Fortunato si pentì. Scrisse infatti nell’ultima
lettera alla madre: “mi dispiace …per voi
e per tutti di casa di questa sciagura e del dolore che vi arrecherà…. Di morire non m’importa gran cosa, quel che
mi dispiace è che io, che ho voluto sempre il bene del mio Paese, debba oggi
esser considerato come un traditore”. (7)
Affortunati rileva che, sia
immediatamente dopo il 25 luglio 1943, sia soprattutto dopo la Liberazione, gli
antifascisti vaianesi resero onore a Picchi, mentre sulla stampa pratese il
“Corriere del Mattino” del 15 maggio 1945 lo indicò come “il primo patriota [pratese] ed
uno dei primi d'Italia” e la “La Nazione del Popolo” del 21 febbraio 1946
lo definì “Eroe”. Tuttavia i
familiari di Fortunato rimasti nella zona di Vaiano si opposero tenacemente a
qualsiasi utilizzo politico della sua figura, e forse anche per questo il suo
coraggioso gesto iniziò ed essere dimenticato.
Il 16/17 aprile 1949, in “una temperie politica ben diversa da quella
del 1945-46” Paolo Caccia Dominioni sul “Corriere d'informazione” si occupò
del pratese con l’articolo: “Era un
traditore oppure un eroe?” Concluse che era sia un po' l'uno che l'altro, ma questa sua valutazione
trovò la strenua opposizione di un democratico inglese, Ivor Thomas, che in una
lettera al direttore scrisse: “Fortunato
Picchi fu tra gli uomini più valorosi dell'età nostra. Amò la sua terra...e sacrificò la sua vita per contribuire a
liberarla dalla tirannia fascista...Se
Picchi fu un traditore, allora Mussolini fu un patriota; e io temo che
l'articolo di Paolo Caccia Dominioni rafforzerà la posizione di quanti
asseriscono che il fascismo riuscì sempre accetto al popolo italiano ed è ora
in via di riprendersi”.(8) Da allora - nota Affortunati - “di Picchi non si è più parlato se non
incidentalmente”. (9)
Riflettendo su questo oblio
dobbiamo osservare che questa vicenda fu “scomoda”, soprattutto per il fondersi
di due ragioni. La prima va forse ricercata nel fatto che il “traditore” Picchi
fu “partigiano” prima dell’8 settembre 1943, cioè prima che esistessero i
partigiani, anzi molti di quelli che, proprio in seguito alla dura ed
istruttiva esperienza di una guerra sciagurata, combatterono poi come
partigiani il nazifascismo, nel 1941 stavano ancora dall’ “altra parte”. Ma
anche questa pregiudiziale poteva esser superata pensando, ad esempio, ai
comunisti Ilio Barontini e Anton Ukmar che in Etiopia si opposero insieme agli
abissini all'occupazione colonialista e fascista italiana, oppure ai numerosi
fuoriusciti “garibaldini” di Spagna che
a Guadalajara sconfissero i soldati del CTV inviato da Mussolini in sostegno al
golpista Franco. Tuttavia si tratta di esempi generalmente riconducibili figure
di militanti antifascisti ben politicamente connotati, ma questa, ovviamente,
non è una colpa. Ed ecco che arriviamo alla seconda, e forse la vera ragione del lungo oblio al quale venne
condannato il pratese: pur essendo stato Picchi un fervente antifascista, non
risultò tuttavia legato ad alcun partito politico, né la sua memoria, su questo
piano, anche per strenua opposizione della famiglia, poté quindi esser rivendicata
da qualcuno in particolare. Ma nemmeno questa è una colpa!
Fortunato Picchi, “il
traditore”, pur non maturando una scelta politica o ideologica ben definita,
amava sinceramente la democrazia e conseguentemente amò la propria patria fino
a compiere scelte “scomode” ed “estreme”. Non dimentichiamoci infatti che nella
stessa Inghilterra, dove si scrissero libri To the glorious memory of
Fortunato Picchi, persino un suo commilitone del SAS, evidentemente impregnato di spirito militarista e
patriottardo, fedele al motto “right or
wrong my country is my country”, affermerà che sebbene Picchi fosse un
idealista “...he was also, after all, a
traitor to his country and it seem rather difficult to make him out of hero”
(fu dopotutto un traditore del suo paese e risulta difficile considerarlo un
eroe). (10)
Comprendiamo coloro che, in
grigioverde, fino all’8 settembre, pur maturando la consapevolezza delle colpe
del regime, spesso per una propria concezione del senso del dovere, si
sacrificarono obbedendo agli ordini, ma proprio per questo pensiamo sia
altrettanto doveroso ricordare chi, come Picchi, consapevole dei
rischi, volontariamente volle combattere a fianco del “nemico” contro il fascismo ed il nazismo.
Per questo, in un periodo in
cui varie amministrazioni locali sembrano rincorrere quelli che ritengono
essere i gusti correnti, spesso indulgendo nel sostegno ad una pletora di
costose e variegate, quanto caduche, iniziative culturali, va dato atto al
Comune di Carmignano di aver promosso serie e rigorose pubblicazioni volte a
ricostruire la storia dell’impegno civile e democratico di Fortunato Picchi.
(11)
Carlo
Onofrio Gori
1)
Cfr. A. Affortunati, Mille volte no.
Sovversivismo ed antifascismo nel Carmignanese. Con un profilo di Fortunato
Picchi, prefazione di Ivan Tognarini, Mir, 1999.
2) Cfr. A.
Affortunati, Di morire non m’importa gran cosa. Fortunato Picchi e l’operazione
Colossus, prefazione di Mario
Baudino, Pentalinea, 2004.
3)
ivi, pp. 9-13.
4) Vd., tra gli altri, P. Preston, Francisco Franco: la lunga vita del
Caudillo, A. Mondadori, 1995 e dello stesso A., La guerra civile spagnola. 1936-1939, A.
Mondadori, 1999.
5) A. Affortunati, Di morire..., cit., p. 65.
5) A. Affortunati, Di morire..., cit., p. 65.
6)
Cfr. N. Bobbio,
Umberto Calosso e Piero Gobetti,
in “Belfagor”, 3 (1980), pp. 329-338.
7)
A. Affortunati, op. cit., pp. 103-104.
8)
ivi, pp. 117-118.
9)
ibidem
10)
ivi, p. 109.
11) Il Comune di Vaiano ha
poi intitolato al nome dell’antifascista un ponte sul fiume Bisenzio nella
frazione della Tignamica. Su Picchi, oltre agli articoli recentemente apparsi
nelle cronache di quotidiani pratesi, vd. anche il saggio: C.O. Gori, Fortunato Picchi: la memoria di un eroe
antifascista per lungo tempo dimenticato, in “QF. Quaderni di Farestoria”, periodico dell'Istituto storico
provinciale della Resistenza di Pistoia, n. 3-4 (lug.-dic. 2004).
Sintesi degli articoli:
Carlo Onofrio Gori, Fortunato Picchi: in un bel libro di Alessando Affortunati la memoria di un eroe antifascista per lungo tempo dimenticato, in "QF-Quaderni di Farestoria n. 3-4 (2004)
Carlo Onofrio Gori, Vita e morte di un “traditore”. Ricordo di Fortunato Picchi, antifascista pratese per lungo tempo dimenticato, in Patria indipendente n. 3 (11 mar. 2007).
http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2007/3/33-36_GORI.pdf
Carlo Onofrio Gori, Fortunato Picchi, in
http://resistenzatoscana.it/biografie/picchi_fortunato/ 8-7-2008
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“Di morire non mi
importa gran cosa”
Sintesi degli articoli:
Carlo Onofrio Gori, Fortunato Picchi: in un bel libro di Alessando Affortunati la memoria di un eroe antifascista per lungo tempo dimenticato, in "QF-Quaderni di Farestoria n. 3-4 (2004)
Carlo Onofrio Gori, Vita e morte di un “traditore”. Ricordo di Fortunato Picchi, antifascista pratese per lungo tempo dimenticato, in Patria indipendente n. 3 (11 mar. 2007).
http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2007/3/33-36_GORI.pdf
Carlo Onofrio Gori, Fortunato Picchi, in
http://resistenzatoscana.it/biografie/picchi_fortunato/ 8-7-2008
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“Di morire non mi
importa gran cosa”
ALESSANDRO AFFORTUNATI
Fortunato Picchi e l’Operazione “Colossus”
Pentalinea, Prato 2004
pp. 162, euro 20,00.
“Un fantasma – si legge nell’intensa
prefazione dello scrittore e giornalista de “La Stampa” Mario Baudino - visitava
ogni tanto Franco Lucentini, a partire da quand’era studente universitario e
finì in galera per antifascismo”. Infatti il grande scrittore torinese, era
rimasto affascinato della figura di un antifascista pratese, da tempo emigrato
in Inghilterra, Fortunato Picchi, che si fece paracadutare nella prima missione
britannica di commandos sabotatori in Italia nel ’41, ma che fu quasi subito
catturato e fucilato. Lucentini, che anteponeva la scelta individuale, morale,
ad ogni altra considerazione, scrisse in polemica con Galli Della Loggia e la
sua idea di morte della patria: “Chiudo con un pensiero alla memoria di
… Picchi…I giornali italiani ne dettero
l’annuncio in quattro righe e nessuno di poi ne parlò più. Il suo nome non
compare in nessuna delle storie della Resistenza. Sarebbe forse ora di
ricordarsene e di portare qualche fiore sulla sua tomba se mai si sapesse dov’è”.
La morte ha raggiunto Lucentini prima che potesse dar corso alla sua idea, di
cui aveva parlato più volte con l’amico Carlo Fruttero e col fratello Mauro, di
scrivere un libro su questo eroe dimenticato e, soprattutto, prima che potesse
incontrare Alessando Affortunati che, sul piano storico, si stava occupando di
riportare alla luce la figura umana ed il gesto dell’antifascista pratese, come
poi ha egregiamente fatto in questo suo bel libro, promosso
dall’amministrazione comunale di Carmignano e frutto di rigorose ricerche in
archivi italiani e britannici.
Carmignanese, il quattordicenne Picchi aveva seguito
la famiglia che si era trasferita in Val di Bisenzio alla Tignamica, allora nel
territorio del Comune di Prato. Difficoltà familiari e spirito di indipendenza
indussero Picchi, ancor giovane, ad emigrare in Inghilterra dove inizialmente
lavorò come cameriere, ma col tempo seppe costruirsi una brillante carriera
divenendo vice-direttore del reparto banchetti del prestigioso Hotel Savoy di
Londra. Più inglese di costumi ed abitudini degli stessi inglesi, Fortunato non
volle tuttavia mai recidere i contatti con i suoi né rinunciare alla
nazionalità italiana per cui allo scoppio della guerra venne per breve periodo
internato. Con altri italiani fece poi la scelta di operare attivamente contro
il regime fascista, assumendosene in pieno tutte le responsabilità. Da
ammiratore della democrazia inglese, voleva infatti che anche l’Italia
divenisse un paese democratico e, paradossalmente, proprio per amor di patria,
fece la scelta coraggiosa ed estrema, di decidere di combattere, se necessario,
contro i propri compatrioti anche a costo di esser definito, come poi lo fu,
con l’epiteto infamante di “traditore”. Arruolato fra i paracadutisti accettò,
nelle speranza di poter esser utile come interprete, di far parte di una
missione che aveva l’obbiettivo di far saltare uno strategico ponte-acquedotto
nella zona di Calitri, tra Campania, Puglia e Basilicata.
La missione ebbe esito parzialmente positivo,
l’acquedotto venne danneggiato, ma non distrutto. Le squadre del commando non
poterono esser recuperate da un sommergibile nei tempi stabiliti, e braccate,
dovettero l’una dopo l’altra arrendersi. Picchi in quei frangenti si prodigò
affinché non venisse sparso sangue fra i civili italiani. In seguito
all’arresto, benché sotto falso nome, fu riconosciuto come italiano ed ammise
apertamente di esser lì per combattere la sua guerra, non contro l’Italia, ma
contro il regime fascista. Pochi giorni dopo, il 6 aprile 1941, fu fucilato a
Roma.
In seguito all’episodio i suoi parenti dovettero
sopportare le pesanti angherie del regime fascista, e di questo nell’ultima
lettera indirizzata alla madre fu l’unica cosa di cui Fortunato si pentì,
mentre Oltremanica i democratici inglesi esaltarono la nobiltà del suo gesto.
Dopo la Liberazione, per qualche tempo nel pratese fu ricordato e gli vennero
resi onori, ma ben presto sopravvenne l’oblio. In fondo la sua era una figura
scomoda soprattutto per due ragioni: perché Picchi, fervente antifascista, non
era tuttavia legato ad alcun partito politico e poi perché fu partigiano prima
dell’8 settembre 1943, cioè prima che esistessero i partigiani. Leggermente in
anticipo sui tempi…
Questi articoli sono riproducibili parzialmente o totalmente previo consenso o citazione esplicita dell'Autore
Life and
death of a "traitor." I remember Fortunato Picchi, italian (and…Londoner)
anti-fascist born in Provincia (county)
of Prato, Tuscany, Italy. In 1999, the town of
Carmarthen entrusted to Alessandro Affortunati a search on the subversive and
anti-fascism in the Montalbano hills between Prato and Pistoia (Tuscany-Italy),
and the historical, between various names and events, locally more or less
known, he came, and he wrote, the extraordinary and little known story of Fortunato
Picchi, an anti-fascist who in 1941 became the first British mission parachute
commando saboteurs in Italy, but was soon captured and shot as a
"traitor." (1) The Directors concerned to deepen the human figure and
the gesture of this fellow countryman by birth, then promoted new studies from
which it is then derived another volume: To die I do not care a great thing.
Fortunato Picchi and the operation Colossus. (2)First of
these books, however, there had been those who had not forgotten his gesture:
"A ghost - writes in the preface Mario Baudino - visited occasionally
Franco Lucentini, from when he was a university student and ended up in jail
for anti-fascism." In fact, the well-known novelist who anteponeva
individual choice, moral, all other considerations, wrote in opposition Galli
Della Loggia and his idea of "death of the fatherland": "I
close with a thought to the memory of ... ... Picchi Italian newspapers I gave
the announcement in four rows and none of then quickly faded. His name does not
appear in any of the stories of the Resistance. It would perhaps be time to
remember and to bring some flowers on his grave if he knew where ever you.
" (3)Lucentini
sick, he chose to kill himself before news of Affortunati and research before
writing that book of Picchi which had often talked to his friend Carlo Fruttero
and his brother Mauro.Fortunato
Picchi was born in Carmarthen Comeana of August 28, 1896 by Ferdinand and
Iacopina Pazzi. Fourteen then follows the family, poor and large (Averardo
brothers, Cletus, George, Sergio and sisters Olga and Leonia), who moves to
Bisenzio Valley to Tignamica Vaiano where his father was a cook in the textile
company "Strong" La Briglia, one of the biggest factories in the
textile industry of Prato. During the war is enlisted in November 1915 and
fought on the Macedonian front "with fidelity and honor," it said in
farewell, until December 1919.Family
difficulties and spirit of independence induce Picchi in 1921 to emigrate to
England, where he initially worked as a waiter. In '25, after a brief stay in
Italy, he entered the Savoy in London where he managed to build a successful
career, becoming deputy director of the department banquets. In luxury hotel
frequented by "beautiful world", Picchi work, earning very well,
until the entry into the war fascist when with other fellow will be interned
precaution Isle of Man where, as we shall see, will make the choice to work
actively against Mussolini's regime. Commitment is not dictated by opportunism
or exaltation, but the result of his slow, but steady, political maturation
took place in London in the Thirties. British democracy is at that time subject
to strong pressures to right: think of the likes of the conservative toward Italian
fascism, so much so that Sir Oswald Mosley in 1932 can be found the British
Union of Fascists; consider, among other things, that the king Edward VII does
not hide his admiration for the Nazis and that the Conservative government then
held a significant role in facilitating the victory of Franco in the Spanish
Civil War. (4)Fortunato,
initially manifests a clear political stance, it is called simply
"Catholic" (among other non-practitioner, and this will happen in
1932, breaking with his father, catholic), but admires the anticlerical
Garibaldi, however, seen as a champion the emancipation of the peoples and
politician who historically had expressed fully reciprocated, esteem and
affection for England. Then cultivated his friendships deeper environments
democratic and anti-fascist and refuses to attend the sections of the PNF in
that period, the benevolent attitude of the authorities, there are numerous
British territory: this behavior will not fail to be duly registered by the
consulates Italians.Fortunato,
unmarried, lives in Sussex Gardens, boarder of a family of distant Italian
origin, the Lantieri, is in fact the antithesis of "good Italian"
(read: "Fascist") abroad: a statement of the SOE then define " “An
idealist … who is in many ways more English than the English” (5). In fact, a good London Arsenal fans and
often leads Billy, his Alsatian dog, to run in Hyde Park. Although, in addition
to this external data, a sincere and convinced admirer of the foundations of
English democracy, but he will not ever give up the Italian nationality, so the
outbreak of the war will be interned.During this
time Italy joined the Free Movement, an association of Italian anti-fascists of
various political tendency established in October 1940 by the Catholic Carlo
Petrone and which counts among its other leaders Peter and Paul Treves, sons of
Claudio Treves, one of the founders of Italian socialism, and Umberto Calosso,
one of the most famous "voices" of Radio London. (6)How to
report Florence Lantieri, after six months he was offered the chance to leave
the Isle of Man and return to his well-paying job, but the only activity Picchi
of anti-fascist propaganda is not enough and it is, "paradoxically"
for " difficult "and great love of country, which makes the choice
very brave and to fight, if necessary, against their own compatriots.Gets fact
to enlist and initially framed as sapper (pioneer of genius) then, despite well
quarantesei, he entered the paratroopers undergoing training for a hard launch
and firearms. Wanting to be useful as an interpreter is offered for a very
risky mission on Italian soil damage Apulian aqueduct. So on the night between
10 and 11 February 1941, after a brief contact with disorder by the RAF, No. 2
Commando II Special Air Service (SAS), left Malta and consists of 34 men,
including Picchi, is parachuted in Calitri, Rapone and Pescopagano. The sappers
are collected in predetermined point along the river Ofanto, then arrived at
the river Tragino undermine the viaduct, but the canal bridge is damaged by the
explosion, but not destroyed, and sabotage has only the effect of depriving the
water, not for a long time, some areas of the province of Foggia and Bari. After the
action of the paratroopers trying to achieve in small groups the point on the
coast where they expect a submarine, but now police and militia, with the help
of the people, give way to a vast sweep that will prevent the British to be
recovered in schedule. Picchi, which in those occasions strives to be not shed
blood among civilians, as the other is forced to surrender. Asked qualifies as
Pierre Dupont, French "free", then has to admit his true identity and
does not specify to be there to betray Italy, but to fight the fascist regime.
All the British, in uniform, they are considered prisoners of war and sent to
concentration camps, while Picchi, as an Italian citizen, was immediately
referred to the infamous betrayal TSDS. The sentence is death by firing squad
in the back, performed after a short period of time (at 7 am on April 6, 1941)
in Rome in Forte Bravetta.While
across the Channel the Democrats praised his gesture talking about "Life
sacrificed for Freedom" and calling it "Martyr of the New
Renaissance", in Italy his family had fatally bear the heaviest oppression
of the fascist regime, and this was the only thing which Fortunato repented. He
wrote in his last letter to his mother: "I'm sorry ... for you and for all
the house of this tragedy and pain that will bring you .... To die I do not
care much, that I regret is that I, who have always wanted the good of my
country, must now be regarded as a traitor. " (7)Affortunati
notes that, both immediately after July 25, 1943, and especially after the
Liberation, anti-fascists vaianesi made to honor Picchi, while the press Prato "Corriere
del Mattino" of 15 May 1945 indicated him as "the first patriot
[Prato] and one of the first in Italy "and" The Country of the People
"of February 21, 1946 described him as" Hero ". However, the
family remained in the area of Fortunato Vaiano fiercely opposed to any
political use of his figure, and perhaps for this reason his courageous gesture
and began to be forgotten.The 16/17
April 1949, in "a political climate very different from that of
1945-46" Paolo Caccia Dominioni "Corriere d'informazione " dealt
with the Prato with the article: "He was a traitor or a hero?"
Concluded who was both a bit 'the one and the other, but this assessment found
the strenuous objections of a democratic English, Ivor Thomas, who in a letter
to the editor wrote: "Fortunato Picchi was one of the bravest men age our.
He loved his land ... and sacrificed his life to help free her from fascist
tyranny ... If Picchi was a traitor, then Mussolini was a patriot, and I am
afraid that the article by Paolo Caccia Dominioni will strengthen the position
of those assert that fascism could always accept the Italian people and is now
in the process of recovering. "(8) Since then - note Affortunati -" Picchi
of you are no longer spoken except incidentally. " (9) Reflecting
on this oblivion we must note that this story was "uncomfortable",
especially for the merging of two reasons. The first is perhaps in the fact
that the "traitor" Picchi was "partisan" before September
8, 1943, that is, before there were partisans, even many of those who,
precisely because of the harsh and instructive experience of a disastrous war,
then as partisans fought fascism in 1941 were still from '"other
side." But this ruling could be overcome thinking, for example, the
Communists Ilio Barontini and Anton Ukmar in Ethiopia together with the
Abyssinians opposed colonialist occupation and Italian fascism, or the numerous
leaked "partisans" of Spain, who defeated the soldiers in Guadalajara
CTV sent by Mussolini in support of the coup Franco. However it is generally
attributed examples figures Fascists well politically connotations, but this,
of course, is not a fault. And here we come to the second, and perhaps the real
reason for the long neglect which was condemned Prato: despite being an ardent
anti-fascist Picchi, however, turned out not tied to any political party, nor
his memory, on this level, even for strenuous opposition from his family, he
could then be claimed by anyone in particular. But even this is a crime!Fortunato
Picchi, "the traitor", while not gaining a political or ideological
well-defined, truly loved democracy and consequently loved their homeland to
make choices "uncomfortable" and "extreme." Not forget that
in the same England, where he wrote books To the glorious memory of Fortunato
Picchi, even a fellow soldier in the SAS, evidently impregnated militarist
spirit and patriottardo True to the motto "right or wrong my country is my
country," affirmed that although Picchi was an idealist "... he was
also, after all, a traitor to his country and it seem rather difficult to make
him out of hero" (it was, after all, a traitor to his country and it is
difficult to consider him a hero). (10) We
understand those who, in gray, until September 8, but growing awareness of the
faults of the system, often to his own conception of a sense of duty,
sacrificed themselves obeying orders, but that is why we think it is equally
important to remember and honor those who as Picchi, aware of the risks,
voluntarily wanted to fight alongside the "enemy" against fascism and
Nazism.For this
reason, a time when many local governments seem to be pursuing what they
consider to be the current tastes, often indulging in supporting a plethora of
expensive and varied as deciduous, cultural initiatives, it should be
acknowledged to Carmignano have promoted series and rigorous publications to
reconstruct the history of civic and democratic Fortunato Picchi. (11) "carlo gori"