Breve e intensa vita di Franco Andreini, partigiano pistoiese, poi volontario nella divisione "Cremona", caduto sul fronte del Senio, medaglia d’argento della Liberazione
Franco Andreini nasce a Pistoia da
famiglia contadina, tradizionalmente cattolica e fieramente antifascista.
Dante, suo padre, conduce un podere nella zona dove attualmente si
trova il mercato ortofrutticolo ed ha quattro figli: Franco e tre femmine.
Franco aiuta il padre nel lavoro dei campi e frequenta le elementari agli"Spalti" in via Bellini. Successivamente, volendo diventare tecnico qualificato, si iscrive al "Pacinotti.
Al momento della costruzione dell'aeroporto, la casa degli Andreini viene, come altre, abbattuta, e la famiglia si trasferisce a Canapale in un podere nella zona del Mulino. Franco nel 1943, a 18 anni, è assunto dalle Ferrovie dello Stato come cantoniere e lavora a Firenze.
Sportivo, audace, quasi spericolato, manifesta spesso apertamente il suo antifascismo e dopo l'8 settembre si procura una pistola che a volte non teme di ostentare. Nei primi giorni del gennaio 1944 entra nella formazione partigiana capeggiata da Amerigo Mungai e formata da circa quaranta elementi fra cui Angiolo Bruni, Armando Valdesi, Ofelio Baronti, poi tragicamente perito nel luglio 1944 e dal quale la formazione prenderà il nome.
L' "Ofelio" agisce nella zona fra l'autostrada Firenze-Mare e la ferrovia e conduce una intensa attività di sabotaggio alla vie di comunicazione nazifasciste. Al momento del ritiro dei tedeschi Franco si distingue nello sminamento di alcuni ponti da questi sabotati nella zona di Canapale. L'8 settembre 1944, partecipa con i compagni alla liberazione di San Piero Agliana e di Pistoia.
Fra il novembre il dicembre si arruola fra i primi nel Gruppo di Combattimento (divisione) “Cremona” del ricostituito esercito italiano impegnato con quattro divisioni a fianco degli Alleati sul fronte del Senio e dell’Appennino.
La mattina del 25 febbraio si offre volontario per una rischiosa missione e cade in località Case Matteucci nei pressi di Alfonsine.
Viene decorato di medaglia d'argento al v.m. con la seguente motivazione: “Porta arma di squadra pionieri, in due mesi di permanenza in linea partecipava volontariamente a tutte le azioni in cui erano destinati elementi del suo reparto, prodigandosi con generoso slancio e sprezzo del pericolo ad apportare a favore dei suoi compagni il contributo prezioso ed efficace della propria arma che manovrava con singolare perizia. Offertosi di far parte di un nucleo pionieri destinato a rinforzare un caposaldo avanzato, sebbene fatto segno a raffiche di armi automatiche, si portava allo scoperto per meglio battere l'obiettivo fino a quando, colpito a morte, cadeva eroicamente nell'adempimento del dovere (Casa Matteucci, Comune di Alfonsine, 25 Febbraio 1945)”.
Un cippo posto a Canapale nel dopoguerra lo ricorda insieme ad Ofelio Baronti, mentre, successivamente, è stato a lui intitolato anche il campo sportivo di via Guido Rossa.
Franco aiuta il padre nel lavoro dei campi e frequenta le elementari agli"Spalti" in via Bellini. Successivamente, volendo diventare tecnico qualificato, si iscrive al "Pacinotti.
Al momento della costruzione dell'aeroporto, la casa degli Andreini viene, come altre, abbattuta, e la famiglia si trasferisce a Canapale in un podere nella zona del Mulino. Franco nel 1943, a 18 anni, è assunto dalle Ferrovie dello Stato come cantoniere e lavora a Firenze.
Sportivo, audace, quasi spericolato, manifesta spesso apertamente il suo antifascismo e dopo l'8 settembre si procura una pistola che a volte non teme di ostentare. Nei primi giorni del gennaio 1944 entra nella formazione partigiana capeggiata da Amerigo Mungai e formata da circa quaranta elementi fra cui Angiolo Bruni, Armando Valdesi, Ofelio Baronti, poi tragicamente perito nel luglio 1944 e dal quale la formazione prenderà il nome.
L' "Ofelio" agisce nella zona fra l'autostrada Firenze-Mare e la ferrovia e conduce una intensa attività di sabotaggio alla vie di comunicazione nazifasciste. Al momento del ritiro dei tedeschi Franco si distingue nello sminamento di alcuni ponti da questi sabotati nella zona di Canapale. L'8 settembre 1944, partecipa con i compagni alla liberazione di San Piero Agliana e di Pistoia.
Fra il novembre il dicembre si arruola fra i primi nel Gruppo di Combattimento (divisione) “Cremona” del ricostituito esercito italiano impegnato con quattro divisioni a fianco degli Alleati sul fronte del Senio e dell’Appennino.
La mattina del 25 febbraio si offre volontario per una rischiosa missione e cade in località Case Matteucci nei pressi di Alfonsine.
Viene decorato di medaglia d'argento al v.m. con la seguente motivazione: “Porta arma di squadra pionieri, in due mesi di permanenza in linea partecipava volontariamente a tutte le azioni in cui erano destinati elementi del suo reparto, prodigandosi con generoso slancio e sprezzo del pericolo ad apportare a favore dei suoi compagni il contributo prezioso ed efficace della propria arma che manovrava con singolare perizia. Offertosi di far parte di un nucleo pionieri destinato a rinforzare un caposaldo avanzato, sebbene fatto segno a raffiche di armi automatiche, si portava allo scoperto per meglio battere l'obiettivo fino a quando, colpito a morte, cadeva eroicamente nell'adempimento del dovere (Casa Matteucci, Comune di Alfonsine, 25 Febbraio 1945)”.
Un cippo posto a Canapale nel dopoguerra lo ricorda insieme ad Ofelio Baronti, mentre, successivamente, è stato a lui intitolato anche il campo sportivo di via Guido Rossa.
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