In due libri, il lungo viaggio del garibaldino russo-ucraino Lev Ili'ič Meč'nikov in Italia
Nel 2007 venne pubblicato, per le
edizioni del CIRVI, Memorie di un garibaldino, il meraviglioso ed inedito
diario-reportage di Lev Ili'ič Meč'nikov
(Лев Ильич Мечников) sulla Spedizione dei Mille tradotto e curato dallo
slavista Renato Risaliti (Рэнато
Рисалити).
Si trattava della raccolta degli articoli del
volontario russo, ufficiale garibaldino ferito gravemente nella decisiva
battaglia del Volturno (Вольтурно),
comparsi nel 1861 sulla rivista "Russkij
Vestnik"(Русский вестник).
Quel libro, andato col tempo
esaurito, è stato quest'anno ripubblicato dalla suddetta casa editrice torinese
in edizione rivista ed accresciuta col titolo Memorie di un garibaldino russo
ed altri scritti.
In particolare Risaliti,
pistoiese, aggiunge nelle ultime pagine della nuova edizione la copia di un
significativo ed originale documento concernente l'elenco degli 8217 pistoiesi
di tutte le classi sociali, clero compreso, che dal 4 dicembre 1859 al 4 aprile
1860 generosamente aderirono alla sottoscrizione nazionale lanciata dal Generale
"pel fondo di un milione di fucili".
In questo 2011 a fianco delle
Memorie, ampiamente recensite, sia nel
2077 che attualmente, sulla stampa nazionale, sempre a cura di Risaliti
e sempre per le edizioni del CIRVI compare il libro Sull'Italia risorgimentale
che riporta tre dei tanti saggi sull'Italia (gli altri scritti dell'intellettuale
russo sono attualmente in via di reperimento nelle biblioteche russe e ucraine,
da parte di Risaliti e dello studioso ucraino Mykola Varvarcev che Lev Ili'ič
Meč'nikov scrisse successivamente al suddetto diario-reportage: Da Siena,
Lettere dalla Maremma toscana e Aspromonte, articoli che ampliano il quadro
dell'Italia del Risorgimento e sono coevi agli avvenimenti narrati nelle
Memorie, infatti Meč'nikov fino al 1864 scriverà vari articoli e saggi
sull'Italia, fra cui quello fondamentale su Francesco Domenico Guerrazzi.
Una volta smobilitato Meč'nikov
si stabilisce in Toscana (Тоскана), smette la camicia rossa di ufficiale garibaldino e si
trasforma in attivo militante politico e propagandista delle idee del Generale.
In Toscana incontra la donna della sua vita, Olga Skarjatina,
che era però già sposata e con una figlia e,
per poter mantenere la nuova famiglia, in questo periodo vive facendo il
corrispondente dall’Italia (Италия), (sempre sotto pseudonimo, dato i suoi cattivi
rapporti con l’autocrazia zarista) per riviste russe, anche arricchendo la sua
collaborazione con reportage di suoi saltuari viaggi in varie parti del mondo, dal Marocco al
Giappone.
La corrispondenza Da Siena,
firmata con lo pseudonimo "un garibaldino", fu pubblicata nel 1862
sulla rivista russa “Sovremmenaja letopis”, mentre le Lettere dalla Maremma
toscana e Aspromonte furono pubblicati dalla
rivista “Sovremennik” , (Современник - Il
Contemporaneo) fondata da Puskin e in quel periodo diretta da Nikolaj Nekrasov (Никола́й Алексе́евич Некра́сов).
Questi due articoli, come altri successivi, recano la firma di Leon Brandi, una
traduzione letterale in italiano del nome russo Lev Meč'nikov.
Per quanto riguarda la permanenza
e le corrispondenze da Siena (Сиена)
dell’intellettuale russo, le cui fonti non erano solo i giornali dell'epoca, ma
anche i racconti dei suoi amici garibaldini, sparsi un po' ovunque, si sa anche
che Meč'nikov fu redattore capo di un foglio della sinistra locale, “Il
Flagello”, di cui oggi è rimasta sola copia. Comunque le notizie che ci
fornisce nell'articolo Da Siena sono di estremo interesse perché nella
storiografia locale non è rimasto quasi nulla dei conflitti politici cittadini
nel primo anno post-unitario. Tuttavia, è possibile mettere in risalto quanta
importanza avesse il problema di Roma Capitale e la soluzione della
"questione romana" in quel momento: un dissidio lacerante, che sarà
ricomposto solo circa 70 anni dopo.
Di passata ricordiamo che il
conflitto Stato-Chiesa nasce in seguito all'iniziativa dei democratici guidati
da Garibaldi (Гарибальди) di
intraprendere la Spedizione nell'Italia Meridionale e che il successo di questa
operazione costrinse Cavour e Casa Savoia a rompere gli indugi mandando la
truppe regie comandate dal generale Cialdini a Napoli occupando parte dello
Stato Pontificio, Lazio escluso. Questa operazione mandò in frantumi il sogno
giobertiano del neoguelfismo, la formazione di una Confederazione italiana
sotto la Presidenza del Papa.
Le Lettere dalla Maremma toscana,
oltre ad essere uno specchio fedele dei processi economico-sociali e politici
in atto in seguito all'unificazione, forniscono lo spaccato di un triste
fenomeno presente un po' ovunque nella Penisola, quello del banditismo, che non
fu solo un fenomeno meridionale, ma anche settentrionale. Se in Maremma nacque
il mito degli Stoppa, dei Tiburzi o di tanti altri, nelle Romagne quello del
Passator Cortese, ecc., fu perché il banditismo fu un fenomeno generale, un
diffuso fuoco latente che copriva quasi tutti i territori del nuovo stato
nazionale e che dopo il 1860 divenne in Meridione vero e proprio incendio per
il noto convergere di nuovi variegati fattori di insoddisfazione politica e
sociale che si sommarono a quelli endemici.
Nel terzo scritto, Aspromonte,
Meč'nikov dà conto della sfortunata impresa del Generale. L’episodio, nota
Risaliti, finì con una sconfitta di Garibaldi
(Джузеппе Гарибальди) perché l’Eroe non aveva ben valutato le
reazioni internazionali alla sua "adunata" che produsse spargimento
di sangue fratricida, il fatto tuttavia servì per richiamare l'attenzione del
Paese sul problema di Roma Capitale, poi risolto nel 1870 in seguito alle note
favorevoli contingenze internazionali.
Il fatto però che questi articoli
o saggi siano apparsi in Russia subito dopo gli avvenimenti cui si riferiscono,
dimostrano, ci dice Risaliti, almeno tre cose:
primo, l'eco mondiale che circonda gli avvenimenti del Risorgimento
italiano e la figura di Garibaldi;
secondo, il fatto che apparissero sulla rivista russa più diffusa,
soprattutto fra la gioventù e gli intellettuali che si stavano orientando verso
le teorie populiste, attesta che gli ideali del Risorgimento italiano ebbero un
peso decisivo nella formazione del populismo russo e che questi scritti di Meč'nikov vanno messi in relazione con gli
scritti di Debroljubov sull'Italia e con la permanenza di importanti russi
presso lo stato maggiore di Garibaldi; terzo, il mito del “brigante buono”
troverà una vasta eco in Russia negli scritti di Bakunin (Бакунин), che fra
l'altro era a Firenze (Флоренция) nello stesso periodo in cui c’era anche Meč'nikov.
Dopo il 1864 le corrispondenze di
Lev Meč'nikov dall’Italia si interromperanno bruscamente perché il governo
sabaudo colpirà l’attivista garibaldino con un provvedimento, improvviso e
senza cerimonie, di estradizione: amara “ricompensa” per le gravi ferite
riportate dall’intellettuale russo nella battaglia del Volturno!
Карло Онофрио Гори
Lev Ili'ič Meč'nikov, Memorie di un garibaldino russo ed altri scritti, a cura di Renato Risaliti, Torino, CIRVI, 2011, pagg. 386, Euro 29;
Lev Ili'ič Meč'nikov, Sull'Italia risorgimentale, a cura di Renato Risaliti, Torino, CIRVI, 2011, pagg. 82, Euro 9
Pubblicato in "Slavia", rivista trimestrale di cultura, a. 21, n. 2 (2012).
Questo articolo è riproducibile parzialmente o totalmente previo consenso o citazione esplicita dell'Autore.
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