Una Repubblica
Conciliare nella Pistoia del 1967-'69
Il Presidente
della Provincia di Pistoia, il socialista Vincenzo Nardi fino ad allora a capo
di una giunta minoritaria di centrosinistra, aprì seduta del 17 dicembre 1968,
con questa affermazione: “la dichiarazione programmatica che ho l'onore di fare
è frutto della elaborazione di una commissione della DC, del PSU e del PCI”.
Nasceva così ufficialmente la cosiddetta “repubblica conciliare” la cui
portata, forse anche al di là delle stesse intenzioni dei protagonisti che
indubbiamente ne intuivano l'eccezionalità, ebbe subito rilievo nazionale. Un
esperimento politico, di lunga
gestazione e breve vita, clamoroso ed inconsueto per periodo in cui si
svolse perché per la prima volta in Italia dal 1947, seppur a livello di
governo locale, cadeva la pregiudiziale anticomunista e democristiani,
comunisti e socialisti, tornavano a collaborare nella gestione della cosa
pubblica. Si era nel clima della contestazione studentesca del ’68 ed alla
vigilia dell’ “autunno caldo” operaio del ’69, ma tutti i maggiori quotidiani e
periodici italiani, spesso con le loro migliori firme, come ad es. quella di
Vittorio Gorresio su «La Stampa» di Torino, dovettero occuparsi anche di
Pistoia che, come gran parte della “provincia” italiana, aveva fino ad allora
vissuto in modo un po’ attutito gli echi delle grandi svolte che si andavano
profilando in seguito ad eccezionali eventi di portata internazionale, non
ultime le “aperture” giovannee del Concilio Vaticano II. In sostanza la città
si trovò, forse suo malgrado, proiettata nel ruolo per lei inconsueto di
“laboratorio politico”.
Infatti il
discusso e singolare accordo pistoiese fu trovato soprattutto perché, nel pur
positivo trend dell’economia locale negli anni che avevano fatto seguito al
“miracolo” industriale italiano, incombevano due gravissimi problemi pratici:
il più grave riguardava la SACA, cooperativa di trasporti pubblici nata a
Pistoia nell'immediato dopoguerra e operante anche nelle province di Lucca,
Massa e Firenze, dichiarata in procedura fallimentare per un forte dissesto
finanziario dovuto ad un lungo e sfortunato contenzioso con la Lazzi; l’altro
problema concerneva la più importante industria pistoiese, la Breda, il cui
continuo stillicidio di personale faceva paventare la liquidazione, malgrado le
Partecipazioni Statali ne avessero più volte promesso il rilancio. La positiva
soluzione di questi problemi, visto il quadro politico locale, non poteva
prescindere dalla governabilità di Comune e Provincia che poteva essere
assicurata solo dall' impegno di un ampio arco di forze politiche.
Ma vediamo per
sommi capi di riassumere la lunga e complessa vicenda. L'avvento dei governi di
centrosinistra (DC-PSI-PSDI-PRI) ed il conseguente processo di unificazione
socialista (PSI+PSDI) finì per mettere in crisi nel 1967, sotto la spinta dell'
“uomo forte” della socialdemocrazia pistoiese, il potente on. Antonio
Cariglia, la tradizionale collaborazione
fra PCI e PSI a livello locale. Caddero le giunte monocolori PCI (fino ad
allora sostenute dall'esterno dal PSI) al comune (sindaco Corrado Gelli) ed
alla provincia (presidente Luigi Nanni), ma mentre la prima venne poi salvata
in extremis dagli stessi socialisti, la
giunta provinciale fu definitivamente affossata (11.9.67) e sostituita (25.9.67)
da una giunta minoritaria di centro-sinistra capeggiata da Vincenzo Nardi. Il
socialista Nardi, figura prestigiosa della Resistenza pistoiese ed integerrimo
democratico, si rese ben presto conto di non poter governare se non facendo
appello alla collaborazione del PCI, e dopo alterne vicende di scontri e lunghi
mesi di trattative, il capogruppo Beragnoli, rispose (30.12.67) annunciando in
consiglio il voto favorevole dei comunisti, vista la necessità di evitare la
gestione commissariale, avvertendo, però,
che si aspettava in un futuro ravvicinato la costituzione di una “nuova
maggioranza” di cui doveva far parte il suo partito. Ormai la giunta comunale
comunista era condizionata dall'approvazione socialista, mentre la giunta
provinciale di centro-sinistra era condizionata dall'approvazione comunista.
L'inedita intesa
tra DC, PCI e PSU era praticamente avviata, anche se ufficialmente il patto non
sarà sottoscritto che nel dicembre dell'anno successivo.
Una nuova crisi
tuttavia sopravvenne nel corso del 1968, soprattutto in seguito agli effetti
locali del cattivo esito elettorale del neonato Partito Socialista Unificato
alle politiche di quell'anno, e dopo lunghe e complesse trattive si arrivò
finalmente e ufficialmente alla
soluzione “conciliare” che vide il comune sostenuto dall'esterno dal PSU
e dalla benevola astensione DC e la provincia di centrosinistra sostenuta
dall'esterno dal PCI mediante il famoso “accordo programmatico” che impegnava i
tre partiti a permanenti consultazioni ed ad una collaborazione qualificante
volta alla difesa delle autonomie locali, dell'occupazione ed allo sviluppo
economico provinciale. I principali effetti pratici di tali trattative ed
accordi avevano nel frattempo già visto la felice conclusione della “questione
SACA”, con il Consiglio provinciale promotore del Consorzio Pistoiese
Trasporti-COPIT (costituito, inizialmente, da rappresentanti della Provincia e
del Comune capoluogo) e successivamente vedranno l'avvio a definitiva soluzione
della “vicenda Breda” con un nuovo stabilimento ed un ampio piano di sviluppo
progettati e garantiti dalle Partecipazioni statali. Principali protagonisti
dell'intesa e di questi suoi positivi risultati furono uomini di sincera fede
democratica e di buona volontà come i DC Alberto Turco, Luciano Stanghellini,
Vittorio Brachi, Florio Colomeiciuc, Angiolo Bianchi, Delio Chiti e Giovan
Carlo Iozzelli, i comunisti Spartaco Beragnoli, Franco Monti, Vasco Mati, Luigi
Filippini e Sergio Tesi, i socialisti Nardi e Luigi Franconi. La “repubblica
conciliare” fu soprattutto un accordo politico-amministrativo e contingente,
tuttavia si caricò strada facendo (o fu caricato principalmente a livello
nazionale) di significati politici ben più ampi. In sede locale trovò il
sostegno soprattutto dalla composita corrente dorotea della DC, ma venne fieramente
avversato dalla destra di quel partito e dai fanfaniani. Anche l'ala carigliana
del PSU, come, ovviamente, i liberali e le destre ne furono strenui avversari paventandone il
“contagio” a livello nazionale, mentre nelle ACLI e nell'area del dissenso
cattolico (“Cineforum pistoiese”) ed a sinistra, nel PSIUP, e perfino in parte della stessa base del
PCI, si vide nell'operazione semplicemente un incontro di potere fra
comunisti e cattolici.
Il direttore de
“La Nazione” Enrico Mattei attaccò subito e con pervicacia l' esperimento definendolo spregiativamente
“repubblichetta conciliare”, appoggiato nella sua azione dalla stampa nazionale
benpensante, conservatrice e dal neofascista
“Lo Specchio”. Anche il settimanale diocesano “La Vita”, criticando fermamente
l'accordo e mortificando i cattolici che lo avevano voluto, non brillò certo per spirito lungimirante,
all'altezza delle “aperture” giovannee.
Si mossero
invece a sostegno dell'iniziativa alcuni esponenti nazionali dei partiti
coinvolti e giunsero a Pistoia i democristiani della corrente di “base” Galloni
e Donat Cattin, i comunisti Modica e Napolitano ed il socialista Giolitti. Ben
presto però l'avvento alla segreteria nazionale DC di Flaminio Piccoli
(ossessionato da una possibile “spaccatura” della DC) e del fanfaniano Otello
Verreschi a quella locale, determinarono la fine dell'esperienza “conciliare”
pistoiese: i democristiani presenti in giunta furono via via isolati e
sconfessati dal loro stesso partito e, dopo alcuni mesi di agonia, la “repubblica
conciliare” pistoiese cessò quando, nella seduta del consiglio provinciale del
6 settembre 1969, a bilancio appena approvato, gli stessi furono costretti a
rassegnare le dimissioni.
Originale
dell'articolo di Carlo Onofrio Gori, Questo
compromesso non s’ha da fare , pubblicato sul n. 37 (lug.-ago.2004) di: “Microstoria”
Questo
articolo è riproducibile parzialmente o totalmente previo consenso o citazione
esplicita dell'Autore.
Un nuovo mio
blog: ho iniziato la pubblicazione nei giorni di Goriblogstoria360 che affianca
questo Goriblogstoria.
Mentre qui si
scrive di "storia e storie" pistoiesi e toscane, nel nuovo blog si
affronterà, appunto, a "360 gradi", tutto il resto: ovviamente, con
categorie "storiche", la
"storia" mediante fatti
e biografie a livello nazionale e internazionale, ma anche molti altri aspetti
"culturali" e "politici", "attualità" non
esclusa.
Ambedue questi
blog sono ”figli” del vecchio e “glorioso” (visitato 58023 volte) historiablogori.splinder.com,
che portava in sé tutte le suddette caratteristiche (storia “locale” e
nazionale e internazionale ecc. ecc.) chiuso il 31 dicembre 2012 quando Splinder
cessò l’attività. Oggi il vecchio e “fermo” blog è consultabile qui su Blogspot
archiviato in historiablogori.archiviosplinder.blogspot.com e conta a tutt’oggi ben 21546 visualizzazioni di pagine.
In Goriblostoria
ed in Goriblogstoria360 ci saranno quindi vecchi e significativi articoli
insieme a nuovi post; ci saranno meno riproduzioni di miei articoli apparsi su riviste
in quanto, anche e soprattutto sotto i morsi di questa crisi economica, molti periodici,
a quanto pare (a cominciare dal glorioso “Microstoria”) o hanno chiuso o stanno
chiudendo.
Arrivederci a
tutti quindi anche su Goriblogstoria360!
Interessante l'articolo sulla Repubblica Conciliare. Mi ero quasi dimenticata di quel lontano esperimento pistoiese di compromesso storico "ante litteram" . Auguri per il nuovo blog. Ti consiglio di mettere un link su questa pagina e non solo sul profilo.
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