Fino al 1749 un ... Calendario toscano
Carlo Onofrio Gori
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Non tutti in sanno che nello Stato
toscano fino al 20 novembre del 1749 fu in uso il “calendario fiorentino” (che
convisse con simili calendari anche a Pisa e a Siena) nel quale
l’anno si faceva iniziare non col 1° gennaio, ma il 25 marzo con la festa dell'
Annunciazione a Maria. Esso venne definitivamente abolito per decreto dal Granduca
Francesco III di Lorena, il quale ordinò che in tutto il territorio toscano il
nuovo anno 1750 dovesse iniziare dal 1º gennaio.
Occorre notare che l'uso di un
particolare calendario, oggi che la maggior parte dei Paesi del mondo se non
per “credenza”, bensì per praticità adotta ufficialmente per convenzione il
calendario gregoriano (calendario solare che prende il nome da papa Gregorio
XIII, che lo introdusse nel 1582 a modifica del calendario giuliano), non fu
prerogativa di Firenze, ma rientra in quel più vasto fenomeno secondo il quale
i paesi europei, nel corso del Medio Evo e fin nell'Età Moderna regolarono il
computo del tempo secondo tradizioni locali e variabili. L’ Era Cristiana -
come punto d’inizio per la numerazione degli anni, concepita nel VI secolo dal
monaco Dionigi il Piccolo che identificò l'anno di nascita di Gesù Cristo nel
754 di Roma - non fu accettata subito né ovunque e fra l'altro, conteneva un
errore di calcolo, che non venne rilevato se non più tardi. Carlo Magno la fece
adottare nei suoi domini, nel secolo IX; nei territori germanico venne adottata
nel secolo X, in quelli spagnoli nel
1100, in Portogallo e in Austria ancora più tardi. Medesime divergenze si
ebbero circa il giorno iniziale di ogni nuovo anno. A Venezia venne scelto il 1°
marzo; alcune città lombarde, fra cui Pavia, adottarono il 16 marzo, data
seguita per qualche tempo anche dal Capodanno inglese; Firenze, come si è detto,
scelse il 25 marzo.
Nel Regno di Francia il Capodanno
coincise a lungo con la Pasqua; altre parti d'Italia e gli Stati della Germania scelsero invece
il 15 dicembre. Tanta varietà di “capodanni” è intuibile rammentando da una parte
l'isolamento e la carenza di comunicazioni peculiari dell'età medioevale;
dall'altra, il carattere puramente convenzionale e in fondo arbitrario e che è il
dato comune alle diverse date adottate come “punti di partenza”.
Oggi con il prevalere soprattutto
in campo economico della prospettiva eurocentrica il calendario più diffuso in parziale
alternativa al calendario Gregoriano, è il calendario islamico (un calendario lunare,
in uso in alcuni paesi islamici), mentre è ancora praticato il calendario
Ebraico (lunisolare). Affiancati al Gregoriano inoltre sono ancora parzialmente
in uso il calendario tradizionale cinese (la Repubblica Popolare ufficialmente per
praticità spesso si adegua al gregoriano) e quello Giuliano, oggi in uso solo
per motivi religiosi o liturgici nelle Chiese cristiano-ortodosse: 13 giorni di
differenza tra le festività religiose
"fisse" ortodosse e quelle delle altre confessioni cristiane.
A seconda del calendario può
variare sia l'anno da cui si cominciano a contare gli anni (per il Gregoriano è
la nascita di Gesù, per i Musulmani il nostro 622 d.C., per gli Ebrei il nostro
3760 a.C.) che il giorno di inizio dell'anno (per noi il 1 Gennaio, per i
cinesi nel segno dell'Acquario).
Un calendario di “rottura”,
creato in contrapposizione alla tradizione cristiana, fu il “Calendrier
Révolutionnaire Français” (o Calendrier Républicain Français), elaborato da una
apposita commissione scientifica. Infatti la Rivoluzione francese, dopo aver
creato il 1º agosto 1793 il Sistema metrico decimale ritenne necessario, sulla
base dei valori di natura e libertà umana, intervenire anche sul calendario. Approvato a
Parigi dalla Convenzione Nazionale il 24 novembre del 1793, il “Calendrier” rimase
in vigore fino al 31 dicembre 1805 e poi tornò in vigore a Parigi durante la rivoluzionaria
Comune del 1871. In esso l'anno era composto da 12 mesi di 30 giorni ciascuno,
che a loro volta erano suddivisi in tre periodi di 10 giorni. Il Capodanno era
invece stabilito al 23 settembre con l'equinozio d'autunno. Ad ogni anno
venivano aggiunti 5 giorni in più, 6 per l'anno bisestile, per mantenerlo
sincronizzato con l'anno tropico. I nomi dei mesi erano, a partire dal primo
dell'anno il 23 settembre: Vendemmiaio, Brumaio, Frimaio, Nevoso, Piovoso,
Ventoso, Germile, Fiorile, Pratile, Messidoro, Termidoro e Fruttidoro.
Per rimanere in ambito “rivoluzionario”
in Russia fino alla rivoluzione sovietica del 1917 fu adottato il calendario
giuliano l'Unione Sovietica nel 1918 adottò il calendario gregoriano, r quindi
l’anniversario della rivoluzione d’Ottobre (il nome rimase) venne
successivamente festeggiato il 7 novembre (secondo il nuovo calendario gregoriano)
e non il 25 ottobre (secondo il calendario zarista giuliano). Nel 1923 entrò ufficialmente
in vigore un Calendario rivoluzionario
sovietico poiché fu modificato il
calcolo per decidere quali anni centenari fossero bisestili. In esso, tra gli
anni divisibili per 100 erano bisestili solo quelli che divisi per 9 davano
come resto 2 o 6. Il primo anno di discordanza con il calendario gregoriano
sarebbe stato il 2800. Dal 1940 il Calendario rivoluzionario sovietico fu
abbandonato e l’Urss tornò al calendario gregoriano.
Tornando ad oggi, come s’è anche detto
sopra, convivono, sovente non in completa sostituzione, ma “accanto” al
calendario gregoriano, quello musulmano, quello ebraico, il calendario
nazionale indiano (chiamato anche calendario Saka) ed altri, e in tal senso
possono variare sia l'anno da cui si cominciano a contare gli anni (ad es. se
per il Gregoriano è la nascita di Gesù, per i Musulmani è il nostro 622 d.C.,
per gli Ebrei è il nostro 3760 a.C.) che il giorno di inizio dell'anno (per noi
il 1 Gennaio, per i cinesi nel segno dell'Acquario).
Il vecchio calendario fiorentino granducale
durò più a lungo degli altri probabilmente perché la scelta su cui si basava
era in fondo la più ragionevole. Infatti, se si computano gli anni a partire da
quello in cui nacque Gesù, il 25 marzo, ossia la data in cui l'Incarnazione (ricorrenza
dell’Annuncio alla Vergine Maria appare
la più logica da scegliersi come Capodanno. Essa coincide inoltre con l'inizio
della primavera e, con uno scarto di pochi giorni, con l'entrata del sole nella
Costellazione d'Ariete e gli antichi proprio dall'Ariete incominciavano il
computo dei segni zodiacali.
L'epoca precisa in cui fu
adottato il calendario fiorentino non è accertata; esso in ogni modo ebbe radici
molto antiche e occorre storicamente notare che nel medioevo, e anche dopo, a Pisa
ed in alcune parti della Toscana era stato in vigore anche il cosiddetto “calendario
pisano”, o “stile dell'Incarnazione al modo pisano” per il quale l'anno iniziava,
come a Firenze, il 25 marzo con la festa liturgica dell'Annunciazione della
Vergine Maria, ma rispetto allo
"stile dell'Incarnazione al modo fiorentino", utilizzato appunto,
sicuramente dal periodo medievale, oltre a Firenze anche in altre città
dell'Italia (ad es. Piacenza), il calendario
pisano, in base a particolari calcoli, finiva per differire di un anno esatto
per cui mentre a Firenze un documento datava, ad esempio, 21 ottobre 1400,
nello stesso giorno a Pisa esso veniva datato 21 ottobre 1401.
Ovvio che in sede storiografica, per
quanto concerne i personaggi nati o morti a Firenze e in Toscana prima del 1750,
o cronache di fatti, l'uso di questi calendari ha dato spesso luogo a una
curiosa (e diciamolo, anche fastidiosa) duplicità (o triplicità) di date.
Carlo Onofrio Gori
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