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mercoledì 5 dicembre 2012

C.O. Gori. Seicento. Storia della Musica. Giovan Battista Lulli, un fiorentino in Francia


Vita di un emigrato fiorentino nella Francia del Seicento: il famoso Giovan Battista Lulli

Fra gli emigrati toscani che in Francia ottennero grande popolarità nel campo dello spettacolo ancora oggi molti ricordano il grande attore e chansonnier monsummanese Ivo Livi, in arte Yves Montand (al tempo stesso uomo politicamente "impegnato", di grande onestà intellettuale, capace di "revisioni" importanti e "sofferte"), ma solo chi ha qualche dimestichezza con la storia della musica sa che alcuni secoli prima, nel Seicento, un fiorentino, Giovanni Battista Lulli, ottenne alla Corte di Luigi XIV, il Re Sole, non solo enorme popolarità, ma anche immenso prestigio e potere, divenendo il famosissimo Jean-Baptiste de Lully, da molti considerato come l'inventore dell'Opera francese. Fu valente musicista (chitarra, violino, clavicembalo), direttore d’orchestra, commediante e commediografo, scenografo, ballerino, compositore, paroliere, cantante.
Le sue origini familiari sono rimaste a lungo nel mistero anche perché Lulli, ormai naturalizzato francese, divenne talmente potente e spavaldo da rifiutare nel 1661 un titolo nobiliare offertogli dal re affermando di essere già nobile a sufficienza poiché suo padre era il cavaliere Lorenzo de' Lulli, patrizio fiorentino. Il musicista, memore della  nobiltà, questa volta indubbia, di altre due fiorentine che lo avevano preceduto a Corte, le regine Caterina e Maria de’ Medici,  non voleva certo sfigurare di fronte al suo sovrano.
Sulla scorta degli atti ritrovati da Henry Prunières, suo biografo, in realtà sappiamo che egli, nato il 28 novembre 1632 nel territorio della parrocchia di Santa Lucia del Prato e battezzato lo stesso giorno nel Battistero di Piazza del Duomo, era figlio di un modesto mugnaio, Lorenzo di Maldo Lulli e di Caterina del Sera, ella stessa figlia di un mugnaio, Gabriello del Sera, nella cui casa di via Borgo Ognissanti Giovan Battista trascorrerà gran parte dell’infanzia. Non sappiamo, tra l’altro, se Lorenzo Lulli era proprietario o garzone del mulino dove svolgeva la sua opera, individuato, con qualche incertezza, nei pressi dell’attuale Lungarno Amerigo Vespucci, dove venne poi apposta una targa. Sapere questo ci direbbe di più sull’infanzia di Giovan Battista, che alcuni descrivono come grama e fortunosa, mentre altri la inquadrano in più tranquilli canoni piccolo borghesi.
Si sa invece per certo che il suo primo maestro fu un frate francescano che gli regalò una chitarra e che tutti i contemporanei  descrissero il giovane Lulli come bruno, brutto e piccolo, ma capace di farsi notare per la sua mimica accattivante e la musica suadente.
Venne condotto a Parigi, probabilmente nel 1646, da Roger di Lorena, cugino del re e Cavaliere di Guisa, su incarico di sua cugina, la duchessa di Montpensier che desiderava avere al suo seguito un giovane musico che sapesse divertirla e dal quale imparare l'italiano. Allora la Montpensiers, ovvero Anne‑MarieLuise d'Orléans, non aveva ancora vent’anni, amava la musica e veniva considerata la donna più ricca di Francia. Nota a corte come la “Grande Mademoiselle” era anch’essa cugina di Luigi XIV, giovanissimo ed ancora sotto la tutela della madre, la reggente Anna d'Austria coadiuvata dall’italiano Cardinale Mazzarino, effettivo conduttore degli affari politici francesi. Giovan Battista seguì tutti gli spostamenti della sua padrona nella vita di Corte e poté anche assistere, con particolare interesse, ai quotidiani concerti dei ventiquattro musicisti, i “violons du roi”, che dall'alba al tramonto accompagnavano la spensierata giornata del sovrano.
Promosso infine cameriere personale della duchessa, Lulli avrà poi la possibilità raffinarsi nella musica con lo studio del violoncello, delclavicembalo e della composizione sotto la guida dei celebri Métru,Gigault e Roberday. Qualche tempo dopo Giovan Battista,  sapendo che della sua bravura già si parlava nell’entourage del sovrano, fu abile a sfruttare le ripercussioni di gravi eventi politici che sconvolsero la Francia e nei quali finì coinvolta anche la sua padrona.
Infatti in quel periodo alla Fronda Parlamentare, che vide il popolo ed il Parlamento rivoltarsi contro la politica fiscale del Mazarino e che fu domata dal principe di Condé, seguì la Fronda dei Principi caratterizzata dalla ribellione dei nobili contro i tentativi del Cardinale volti alla limitazione dei loro privilegi. L’astuto Mazarino, pur dall'esilio, seppe poi sventare anche quest’ultima e ben più pericolosa cospirazione ed i nobili implicati, fra i quali  anche la Montpensier, furono condannati a ritirarsi nelle loro proprietà di campagna. Lulli riuscì allora a trovare il modo di farsi congedare dalla duchessa ed a tornare a Parigi, proprio mentre il re stava cercando un ballerino per uno spettacolo, il Ballet de la nuit,rievocazione di ciò che accadeva in città dal tramonto all'alba e nel quale il sovrano stesso doveva impersonare il Sole.
Un giorno Lulli, mentre assisteva al Louvre ad una prova del maestro di ballo Délorge, fu presentato al quattordicenne re il quale, dopo averlo lungamente osservato,  esclamò ad alta voce: «J’espère que Vous ne regrettez pas d'avoir quitté pour notre service celui de notre belle cousine». Così il fiorentino, forte della regale protezione, venne subito scritturato per il Ballet de la nuit  ed affidato al regista Clément. Già alla prima prova l’intraprendente Lulli, preso un violino dalle mani di un suonatore, dettò tempi più vivaci e ritmi più accelerati così che tutte le battute delle apparizioni risultassero più briose, meno convenzionali e ben più interessanti di quelle ideate dal Clément. Lo spettacolo fu poi rappresentato il 23 febbraio 1653 nelle sale del petit Bourbon con un successo personale immenso dell’ “attore” Luigi XIV, e dal quel momento fra il sovrano, divenuto ormai il Re Sole, e  Giovan Battista si stabilì un legame di riconoscenza ed affetto che durerà per tutta la vita del fiorentino.
Entrato ufficialmente a Corte come compositore di musica strumentale Lulli firma con il Ballet des proverbes e il Ballet du temps le sue prime produzioni nelle quali i ballerini, rispetto a canoni fino ad allora prevalenti, acquistano fantasia, grazia, leggerezza e spirito irridente.
Dal 1664 al 1671, Lulli dà vita a un sodalizio col grande Molière inventando la Comédie-Ballet, cioè ad una commedia intercalata da varidivertissements che, per la mentalità dell’epoca, costituivano la parte più accattivante dello spettacolo. Battista inserisce i suoi balletti ne Le mariage forcé, L'amour médécin, Le bourgeois gentilhomm  e  in Monsieur de Pourcegnac.
Nasce fra i due un'intesa profonda:  Molière definirà Lulli  incomparable e il suo affetto si spingerà al punto da prestare al fiorentino i soldi per una splendida casa. Tale sodalizio tuttavia finirà nel 1672 con una clamorosa rottura per un fatto che porterà Lulli ad un decisivo salto di qualità nella carriera e nella produzione artistica. Infatti dopo il 1669, per iniziativa del librettista Perrin e del musicista Cambert, che per questo avevano ottenuto un “privilegio” del re, si erano infittiti con sempre maggiori successi i tentativi di forgiare un'opera francese, capace di armonizzare alla lingua transalpina il recitativo usato dagli italiani. Ma nel 1671 alcuni episodi di cattiva gestione patrimoniale portarono Perrin in prigione per debiti ed allora lo scaltro Lulli si recò alla Conciergerie a visitarlo ed ottenne da lui la cessione del privilegio in cambio del pagamento dei suoi debiti. Nel marzo 1672 Luigi XIV addirittura inibì a chiunque non fosse il fiorentino di “far cantare qualunque pezzo musicale intero sia in versi francesi che in altra lingua, senza il suo permesso, pena un'ammenda di 10.000 lire”.
Da questo momento, Lulli diventa di diritto e di fatto padrone assoluto della scena lirica francese e lo rimarrà vita natural durante. Il popolo conosce bene le sue melodie facili e lievi mentre la Corte accorre numerosa alla “prima” di  ogni sua opera.  Abita in un sontuoso palazzo,  il sovrano e la regina sono stati suoi testimoni di nozze e hanno tenuto a battesimo i suoi figli,  è sovrintendente del teatro di Corte e fa parte della segreteria di Luigi XIV che, tra l’altro, più di una volta dovrà intervenire personalmente per colmare i non indifferenti debiti di gioco dell’amico Jean-Baptiste.
L'incontro con il librettista Quinault darà inizio al terzo periodo musicale di Lulli, quello della tragedia che lo vedrà produrre dieci opere liriche di soggetto mitologico (Armida, Alceste, ecc,)  nelle quali, cantando l’amore, eccederà forse in lacrime e sospiri, ma dal lato della tecnica musicale il suo stile risulterà innovativo esaltando l'importanza del coro, l'accompagnamento a piena orchestra - invece che con il solo clavicembalo - e l'impiego del quartetto d'archi e degli strumenti a fiato.
Ma proprio nel pieno del successo, a causa di un avvenimento all’apparenza banale e ridicolo, la fortuna volterà le spalle al fiorentino: l’ 8 gennaio 1687, mentre nella chiesa dei Foglianti dirigeva un grande Te Deum per la guarigione del sovrano, Lulli si ferì un piede con un furibondo colpo del bastone con il quale batteva il tempo all’orchestra producendosi un ascesso che, trascurato, degenerò poi in cancrena. Luigi XIV e  i membri della casa reale vanno allora più volte a visitare l'illustre infermo, ma dopo due mesi e mezzo non c’è più niente da fare ed ormai Giovan Battista non può far altro che dettare le sue ultime volontà che stabiliscono vari lasciti a favore di ordini religiosi e di poveri.
Era il 22 marzo 1687  e Lulli aveva 55 anni: dopo che nella cattedrale venne solennemente eseguito il suo Requiem, fu sepolto nella Chiesa dei Petits-Pères. Mentre i parigini lo ricorderanno cantando: “Baptiste est mort ‑ adieu la simphonie ‑ la musique est finie ‑ déplo­rons son sort”, per lungo tempo le gazzette  di tutta Europa ne tesseranno infinite lodi.
                                                                                                      
                                   

                  

                  Carlo Onofrio Gori






Sintesi e rielaborazione dell’articolo di Carlo O. Gori, Giovan Battista Lulli, una stella alla corte del Re Sole, in “Microstoria”, n. 50 (nov.-dic. 2006). 




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