Non molti giorni fa, in uno dei miei post, così scrivevo su FB pubblicando
anche questa immagine dell'alzabandiera italiana in Somalia apparsa sulla
copertina di "Epoca" del 6 dicembre 1952 come segnalazione e premessa ad un coevo reportage con foto del giornalista Lino Pellegrini:
"2/2 sono convalescente a casa ed ho molto tempo a disposizione: e tra l'altro soffro d'insonnia: non potendo per la postura stare molto al computer mi sono messo a rimettere a posto vecchie riviste....ed ecco che spunta questa foto relativa a un numero dedicato all'Amministrazione fiduciaria della Somalia che l'Onu assegnò nel dopoguerra all'Italia fino al 1960. Qui non ho ancora avuto il tempo, come invece ho fatto nell'1/2 su San Marino "rossa" 1945-1957 per scrivere il post: ma lo farò tra breve."
"2/2 sono convalescente a casa ed ho molto tempo a disposizione: e tra l'altro soffro d'insonnia: non potendo per la postura stare molto al computer mi sono messo a rimettere a posto vecchie riviste....ed ecco che spunta questa foto relativa a un numero dedicato all'Amministrazione fiduciaria della Somalia che l'Onu assegnò nel dopoguerra all'Italia fino al 1960. Qui non ho ancora avuto il tempo, come invece ho fatto nell'1/2 su San Marino "rossa" 1945-1957 per scrivere il post: ma lo farò tra breve."
In verità il post sulla Somalia, un Paese oggi purtroppo diviso,
conflittuale ed allo sbando, non è esattamente questo che pubblico qui ora: ho infatti intenzione, fra non molto e se le forze mi tornano, di avviare su Goriblogstoria360 una breve serie di post
titolata "Paesi, conflitti e migrazioni d'oggi" nel quale vorrei
prendere in esame , appunto, la Somalia, insieme all' Eritrea, l'Afghanistan, la
Siria, l'Irak, la Nigeria ecc.; ci sto ora studiando e fra breve in quell'ambito mi
soffermerò più approfonditamente anche sulla Somalia nel post ad essa dedicato,
analizzando soprattutto, ovviamente, le vicende successive di quel Paese,
dall'indipendenza al tempo attuale, periodo complesso durante il quale emerge
la figura del generale Mohammed Siad Barre presidente e dittatore della Somalia
dal 1969 al 1991.
Oggi invece, Sabato 3 ottobre 2015, cogliendo la palla al balzo, pubblico qui una
interessante nota su questo argomento dell'amministrazione fiduciaria italiana della Somalia su mandato Onu, apparsa , sul
"Corriere della Sera" nella rubrica "Risponde Sergio Romano", a
firma del sempre competente ed illuminante ambasciatore e ministro emerito.
Dirò solo qui sommariamente per introdurre l'argomento che la "Somalia italiana" fu dal 1889 al 1908, un Protettorato e poi, dal 1908, una Colonia italiana.
Nel 1936 "Africa Orientale Italiana" (sigla A.O.I.) fu la nuova e complessiva denominazione ufficiale delle colonie italiane nel Corno d'Africa nel quadro dell'Impero Coloniale Italiano proclamato da Benito Mussolini il 9 maggio 1936, dopo l'annessione dell’ Impero etiope seguita alla conquista italiana dell'Etiopia.
L'Africa Orientale Italiana univa le colonie dell'Eritrea e della Somalia Italiana alla quale era stato aggiunto l'Ogaden, ed era a sua volta divisa in sei governatorati: Governatorato di Amara, Governatorato dell'Eritrea.
Nell'estate 1940, nel corso della seconda guerra mondiale, le truppe italiane occuparono la Somalia Britannica e parte del Kenia vicino all'Oltregiuba. Questi territori furono annessi alla Somalia Italiana ingrandendola ed ottenendo -anche se per pochi mesi- l'unione territoriale di tutti i Somali nella "Grande Somalia".
Nel 1941 in seguito alla sconfitta del contingente italiano, culminata nella resa dell'Amba Alagi in Etiopia, la Somalia fu occupata da truppe britanniche, che ne mantennero il controllo fino al novembre del 1949, quando le Nazioni Unite la diedero in Amministrazione fiduciaria alla Repubblica italiana.
Ed ecco come risponde Sergio Romano ad un lettore italiano che scrivendogli dal Canada, dove dimora, gli pone questo quesito: "ho un coinquilino somalo, emigrato nel Nuovo Mondo nel 1994, quando era bambino. Gli ho chiesto la sua opinione riguardo all'Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia tra il 1950 e il 1960; e lui m'ha spiegato che, in base ai suoi ricordi personali e a quanto gli dicevano i suoi parenti, gli italiani si sono comportati «abbastanza bene» durante gli anni di questo protettorato. Ha aggiunto che fecero meglio gli italiani dei britannici, e che i problemi seri iniziarono quando gli europei lasciarono la Somalia al suo destino. E d'accordo con queste parole? Che cosa fu di preciso l'amministrazione fiduciaria italiana della Somalia? Davide Chicco"
Sergio Romano: "Caro Chicco, l'amministrazione fiduciaria della Somalia fu il premio di consolazione che l’Italia ricevette per una battaglia perduta. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, quando cominciarono i negoziati per il Trattato di pace, De Gasperi e il suo ministro degli Esteri, Carlo Sforza, ,si batterono con gli Alleati per evitare che l’Italia fosse privata di tutte le sue colonie. Sapevano che l'Etiopia era irrimediabilmente perduta, ma speravano che la conservazione delle altre (Eritrea, Libia e Somalia) fosse ancora possibile.Usarono tutti i classici argomenti del colonialismo italiano. L'Italia era una nazione proletaria, priva di materie prime, ma ricca di braccia e affamata di terra per i suoi figli. In Libia aveva reso coltivabili larghe zone che non avevano mai conosciuto l'aratro, creato città e borghi, costruito una grande strada, la Balbia, che si estendeva lungo l'intera costa. Se il Paese fosse stato privato delle sue colonie, la piaga della disoccupazione avrebbe frenato il processo di ricostruzione e creato una pericolosa instabilità sociale. La realtà, fortunatamente, sarebbe stata alquanto di versa, ma quello ero lo stato d'animo diffuso allora nel Paese e quelli erano gli argomenti di cui i diplomatici italiani si servivano al tavolo delle trattative. Vi fu una schiarita quando Roma e Londra sembrarono prossime a un accordo sulla creazione in Libia di due zone d'influenza: la Tripolitania all'Italia, la Cirenaica alla Gran Bretagna. Ma l'Unione Sovietica si oppose e la Libia, qualche anno dopo, divenne un regno sotto l'ala protettrice degli inglesi. Terminata male la battaglia per la conservazione delle colonie, l’Italia cercò di conquistare almeno un posto nel processo di decolonizzazione e riuscì a diventare il tutore e custode della Somalia nella fase che avrebbe preceduto l'indipendenza. Per evitare parole come «protettorato» e «mandato», fu coniata l'espressione «amministrazione fiduciaria»: e per impedire che il provvisorio diventasse permanente fu deciso che la missione italiana sarebbe durata dieci anni, dal 1950 al 1960. Palazzo Chigi, dove era allora il ministero degli Esteri, prese la cosa molto seriamente e si servi dei funzionari dell'Africa italiana ancora in servizio per creare le strutture amministrative del nuovo Stato. Una parte del personale fu formata in Italia. Gli allievi del corpo di polizia frequentarono i corsi della scuola allievi carabinieri e qualche aspirante diplomatico fece un tirocinio in ambasciate o consolati italiani. Quando giunse il momento di consegnare la Somalia ai somali, fu inviato a Mogadiscio un ministro della Repubblica. Era Giuseppe Medici, un notabile modenese di vecchio stile con il mento ornato da una piccola barba, molto elegante. Vi fu una cerimonia durante la quale la bandiera italiana venne ammainata, scrupolosamente ripiegata e consegnata al ministro che l'avrebbe riportata in Italia. Qualche tempo dopo Medici mi disse che non era riuscito a trattenere le lacrime. Così finì, caro Chicco, il colonialismo italiano."
Ma ripeto questa nota di Sergio Romano e questo post è solo un anticipo: tornerò qui anche sulla Somalia fra non molto in una breve serie di post titolata "Paesi, conflitti e migrazioni d'oggi", intanto, qui sotto, altre foto del 1952 che illustrano quel servizio di Lino Pellegrini.
Per il resto...A presto!
Carlo Onofrio Gori
Dirò solo qui sommariamente per introdurre l'argomento che la "Somalia italiana" fu dal 1889 al 1908, un Protettorato e poi, dal 1908, una Colonia italiana.
Nel 1936 "Africa Orientale Italiana" (sigla A.O.I.) fu la nuova e complessiva denominazione ufficiale delle colonie italiane nel Corno d'Africa nel quadro dell'Impero Coloniale Italiano proclamato da Benito Mussolini il 9 maggio 1936, dopo l'annessione dell’ Impero etiope seguita alla conquista italiana dell'Etiopia.
L'Africa Orientale Italiana univa le colonie dell'Eritrea e della Somalia Italiana alla quale era stato aggiunto l'Ogaden, ed era a sua volta divisa in sei governatorati: Governatorato di Amara, Governatorato dell'Eritrea.
Nell'estate 1940, nel corso della seconda guerra mondiale, le truppe italiane occuparono la Somalia Britannica e parte del Kenia vicino all'Oltregiuba. Questi territori furono annessi alla Somalia Italiana ingrandendola ed ottenendo -anche se per pochi mesi- l'unione territoriale di tutti i Somali nella "Grande Somalia".
Nel 1941 in seguito alla sconfitta del contingente italiano, culminata nella resa dell'Amba Alagi in Etiopia, la Somalia fu occupata da truppe britanniche, che ne mantennero il controllo fino al novembre del 1949, quando le Nazioni Unite la diedero in Amministrazione fiduciaria alla Repubblica italiana.
Ed ecco come risponde Sergio Romano ad un lettore italiano che scrivendogli dal Canada, dove dimora, gli pone questo quesito: "ho un coinquilino somalo, emigrato nel Nuovo Mondo nel 1994, quando era bambino. Gli ho chiesto la sua opinione riguardo all'Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia tra il 1950 e il 1960; e lui m'ha spiegato che, in base ai suoi ricordi personali e a quanto gli dicevano i suoi parenti, gli italiani si sono comportati «abbastanza bene» durante gli anni di questo protettorato. Ha aggiunto che fecero meglio gli italiani dei britannici, e che i problemi seri iniziarono quando gli europei lasciarono la Somalia al suo destino. E d'accordo con queste parole? Che cosa fu di preciso l'amministrazione fiduciaria italiana della Somalia? Davide Chicco"
Sergio Romano: "Caro Chicco, l'amministrazione fiduciaria della Somalia fu il premio di consolazione che l’Italia ricevette per una battaglia perduta. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, quando cominciarono i negoziati per il Trattato di pace, De Gasperi e il suo ministro degli Esteri, Carlo Sforza, ,si batterono con gli Alleati per evitare che l’Italia fosse privata di tutte le sue colonie. Sapevano che l'Etiopia era irrimediabilmente perduta, ma speravano che la conservazione delle altre (Eritrea, Libia e Somalia) fosse ancora possibile.Usarono tutti i classici argomenti del colonialismo italiano. L'Italia era una nazione proletaria, priva di materie prime, ma ricca di braccia e affamata di terra per i suoi figli. In Libia aveva reso coltivabili larghe zone che non avevano mai conosciuto l'aratro, creato città e borghi, costruito una grande strada, la Balbia, che si estendeva lungo l'intera costa. Se il Paese fosse stato privato delle sue colonie, la piaga della disoccupazione avrebbe frenato il processo di ricostruzione e creato una pericolosa instabilità sociale. La realtà, fortunatamente, sarebbe stata alquanto di versa, ma quello ero lo stato d'animo diffuso allora nel Paese e quelli erano gli argomenti di cui i diplomatici italiani si servivano al tavolo delle trattative. Vi fu una schiarita quando Roma e Londra sembrarono prossime a un accordo sulla creazione in Libia di due zone d'influenza: la Tripolitania all'Italia, la Cirenaica alla Gran Bretagna. Ma l'Unione Sovietica si oppose e la Libia, qualche anno dopo, divenne un regno sotto l'ala protettrice degli inglesi. Terminata male la battaglia per la conservazione delle colonie, l’Italia cercò di conquistare almeno un posto nel processo di decolonizzazione e riuscì a diventare il tutore e custode della Somalia nella fase che avrebbe preceduto l'indipendenza. Per evitare parole come «protettorato» e «mandato», fu coniata l'espressione «amministrazione fiduciaria»: e per impedire che il provvisorio diventasse permanente fu deciso che la missione italiana sarebbe durata dieci anni, dal 1950 al 1960. Palazzo Chigi, dove era allora il ministero degli Esteri, prese la cosa molto seriamente e si servi dei funzionari dell'Africa italiana ancora in servizio per creare le strutture amministrative del nuovo Stato. Una parte del personale fu formata in Italia. Gli allievi del corpo di polizia frequentarono i corsi della scuola allievi carabinieri e qualche aspirante diplomatico fece un tirocinio in ambasciate o consolati italiani. Quando giunse il momento di consegnare la Somalia ai somali, fu inviato a Mogadiscio un ministro della Repubblica. Era Giuseppe Medici, un notabile modenese di vecchio stile con il mento ornato da una piccola barba, molto elegante. Vi fu una cerimonia durante la quale la bandiera italiana venne ammainata, scrupolosamente ripiegata e consegnata al ministro che l'avrebbe riportata in Italia. Qualche tempo dopo Medici mi disse che non era riuscito a trattenere le lacrime. Così finì, caro Chicco, il colonialismo italiano."
Ma ripeto questa nota di Sergio Romano e questo post è solo un anticipo: tornerò qui anche sulla Somalia fra non molto in una breve serie di post titolata "Paesi, conflitti e migrazioni d'oggi", intanto, qui sotto, altre foto del 1952 che illustrano quel servizio di Lino Pellegrini.
Per il resto...A presto!
Carlo Onofrio Gori
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