Con letteraria
curiosità: PCI a Pistoia, negli anni ’70, in un romanzo di Vauro
Carlo Gori - Carlo O. Gori - Carlo Onofrio Gori
Con
letteraria curiosità: mia segnalazione letteraria- per i concittadini pistoiesi
circa uno storico-politico “spaccato di
vita” del PCI a Pistoia, negli anni ’70.
Ecco
come il mio vecchio compagno di scuola Vauro Senesi, il noto vignettista e
opinionista televisivo “Vauro” descrive nel suo recente libro “Toscani
innamorati” la cerimonia di inaugurazione del Circolo Ricreativo Arci “1 Maggio”
di via Porta S. Marco ed in particolare, si sofferma su un suo personaggio, “Tubo”,
il quale, in questo passo del “vauriano”
romanzo-verità, letterariamente da’ il seguente curioso ed irriverente giudizio,
politico-personale (che francamente a me appare un po' greve, insomma "tagliato con l'accetta": "pazienza ed ironia - diceva Lenin - "sono le virtù del rivoluzionario", caro Vauro...) su un allora conosciuto personaggio di spicco del PCI pistoiese del tempo (nel libro il nome ovviamente
cambia...ma c’è assonanza J …come noterete.. ), oggi - pure lui a Roma come Vauro - noto - anche per il recente dibattito sul
nuovo assetto del Senato - senatore ,
della minoranza del PD.
Se vi
interessa, ed è solo una curiosità, leggete sotto.
“…«Entrate,
compagni, entrate! [... ] «Sta per parlare il Segretario della Federazione.» […]
Tubo si ricompone come uno scolaretto che sia stato beccato a distrarsi durante
la lezione. Però niente da fare, di stare a sentire il discorso del Segretario
proprio non gli riesce. Carlino Viti, così si chiama. Del resto, se è stato
battezzato con un diminutivo, un motivo ci sarà pure, no? «Carlino. Che cazzo
di nome. "Ino" perché è un omino, con giacchettino e cravattino, e perché
c'ha un cervellino piccolino, piccolino per non parlare del pisellino ino ino,
ma ino così»: Tubo ne mostra le misure accostando fin quasi a unire indice e pollice,
quando confessa la sua profonda antipatia per quel piccolo burocrate
"burocratino" a qualche compagno di cui può fidarsi. E no, non lo
regge proprio 'sto quarantenne - "O di anni ne ha trenta? Boh, chi non ha
faccia non ha età" - eletto a dirigere la Federazione provinciale, perché
rappresenta benissimo la linea moderata del partito in quel periodo: «C'ha la
voce piatta come il marmo di una lastra tombale e la vitalità del cadavere che
ci abita sotto. Sarà anche serio e capace come dite voi, ma quello le palle le
ha appese all' albero di Natale e da lì un l'ha più tolte neanche a Pasqua o a Ferragosto!».
Perciò adesso evita anche di guardarlo là dov'è, in piedi dietro la scrivania
della presidenza (in realtà una vecchia cattedra scolastica offerta da un
compagno rigattiere), sotto il bandierone rosso con falce e martello appeso
alla parete per l'occasione. Preferisce guardarsi attorno, di sottecchi perché
Liliana non se ne accorga: vedere la stanza piena gli rallegra lo spirito assai
più del "bla bla bla" di "Ino" sotto il bandierone.
C'è
davvero un sacco di gente. Le sedie sono tutte occupate. Qualcuno, previdente,
la sedia se l'è portata addirittura da casa, perché in effetti con
l'arredamento del Circolo sono ancora un po' indietro. In compenso le pareti verniciate
di fresco sono di un bianco splendente e già sostengono i ritratti incorniciati
dei grandi dirigenti del PCI: ci sono Gramsci, Togliatti e l'attuale Segretario
generale Enrico Berlinguer... «Anche lui "ino", ma con due palle
così» sostiene Tubo, che pure non è tanto convinto della linea politica scelta
dai vertici del partito. In fondo, piccolo, seminascosto, c'è anche un ritratto
di Stalin. Qualcuno ha provato a dire che, be', forse non era il caso di
appenderlo, ma ... «Senza il compagno Stalin adesso parleremmo tutti tedesco,
perdio! Sarà anche passato di moda, ma io Stalin ce l'ho qui...» ha esclamato
Verdi ani battendosi il pugno sul cuore. «Perciò non mi venite a rompere i coglioni!»
Così, alla fine, seppur in proporzioni ridotte e non proprio in una posizione
d'onore, il ritratto di "Baffone" il suo posticino sulla parete del Circolo
Primo Maggio l'ha trovato. La sala è così gremita che ci sono anche molte persone
in piedi. Tante Tubo le conosce, almeno di vista. La città è piccola e il suo
quartiere ancora di più, ma si stupisce nello scoprire volti mai visti prima.
Tra
quelli in piedi scorge Bighe Boghe. Guarda caso sta proprio accanto alla tavola
del buffet. Bottiglie di aranciata e di spumante, vassoi con crostini e paste
secche coperti da tovaglioli di carta, ché ancora non è il momento dei brindisi
e del mangiare. Il Segretario di Federazione deve prima terminare il suo
discorso. Tubo lancia occhiatacce a Bighe […] «Ti vedo, brutto bifolco ignorante
e maleducato! Lo vedo che quatto quatto, facendo finta di nulla, freghi
crostini e paste da sotto i tovagliolini e ti abbuffi come un maiale. Cazzo,
falla finita!» vorrebbe gridargli, ma non può. Perciò insiste nel tentativo di
tradurre in mimica facciale il messaggio […] Le smorfie di Tubo non sono
sfuggite a Liliana, che lo gela con un sibilo. Tubo immobilizza all'istante i
muscoli del viso in una specie di sorriso imbarazzato che davvero potrebbe
essere facilmente scambiato per una paresi da ictus. Per fortuna, concentrata
com'è a seguire il discorso del Segretario, Liliana già non lo degna più di
alcuna attenzione e quindi non se ne accorge […], e poi anche Tubo si rassegna
ad ascoltare il Segretario. O almeno a far finta di farlo. « ... E avviandomi
verso la conclusione ... » Queste parole del discorso Tubo riesce a coglie bene
e, anche se non si fida molto dell' annuncio del Segretario, si lascia andare a
un respiro di sollievo. riflesso si volta verso il punto dove stava Vasco,
insieme al gruppo dei "famosi" giovani, per condividere con loro il
conforto ... "Ma dove cavolo sono finiti? Eran tutti Il fino a un momento
fa!" C'erano Ciccillo, il figlio di Redicazzi, e Civeba, Ilva, Esterina,
più altri tre o quattro capelloni sfaccenda che conosce solo di vista. C'era
anche il Bobo, capellone pure lui, anche se non più ragazzo. Comunque è l'unico
che lavora, operaio alla Breda. E ora di colpo non c è più nessuno. "Si
vede che il discorso del burocratino . ha fatti scappare ... " si dice
Tubo.
"D'altronde
il caro Segretario li ha subito guardati con aria di sospetto e di disprezzo.
Mi dispiace per Vasco, che si è dato tanto da fare, ma mi sa che il suo
'progetto giovani' si è schiantato ancor prima di decollare ... " Lo
scroscio di applausi che segue la fine del discorso lo distoglie da quelle
riflessioni. Anche Tubo applaude accostando lentamente le mani senza battere i
palmi. in modo da non produrre rumore. Un bell'applauso alla BreZnev",
come quelli che ha visto fare nei filmati al decrepito leader sovietico dal
palco sulla piazza del Cremlino.
E ora,
come da prassi, dovrebbero partire le note dell'Internazionale, per dare avvio
alla festa […]
«Scusatemi,
compagni, ma io devo proprio andare ... » il Segretario abbandona la cattedra.
«Davvero vorrei restare con voi a festeggiare l'apertura di questo Circolo, ma
l'impegno politico mi chiama» conclude con un sospiro drammatico mentre assume
l'espressione di chi è oberato da chissà quante e quali importanti responsabilità
e con eroico spirito di abnegazione vi si dedica rinunciando ai piaceri della
vita.
Si fa
largo tra . è in piedi e chi è ancora seduto stringendo mani e distribuendo
pacche sulle spalle. Praticamente ha già piede fuori dalla porta quando un
sibilo acuto e violento lo inchioda sul posto come se fosse stato centrato da
un fulmine.” …
Con
letteraria curiosità: mia segnalazione letteraria- per i concittadini pistoiesi
circa uno storico-politico “spaccato di
vita” del PCI a Pistoia, negli anni ’70.
Ecco
come il mio vecchio compagno di scuola Vauro Senesi, il noto vignettista e
opinionista televisivo “Vauro” descrive nel suo recente libro “Toscani
innamorati” la cerimonia di inaugurazione del Circolo Ricreativo Arci “1 Maggio”
di via Porta S. Marco ed in particolare, si sofferma su un suo personaggio, “Tubo”,
il quale, in questo passo del “vauriano”
romanzo-verità, letterariamente da’ il seguente curioso ed irriverente giudizio,
politico-personale, su un allora conosciuto personaggio di spicco del PCI pistoiese del tempo (nel libro il nome ovviamente
cambia...ma c’è assonanza J …come noterete.. ), oggi - pure lui a Roma come Vauro - noto - anche per il recente dibattito sul
nuovo assetto del Senato - senatore ,
della minoranza del PD.
Se vi
interessa, ed è solo una curiosità, leggete sotto.
“…«Entrate,
compagni, entrate! [... ] «Sta per parlare il Segretario della Federazione.» […]
Tubo si ricompone come uno scolaretto che sia stato beccato a distrarsi durante
la lezione. Però niente da fare, di stare a sentire il discorso del Segretario
proprio non gli riesce. Carlino Viti, così si chiama. Del resto, se è stato
battezzato con un diminutivo, un motivo ci sarà pure, no? «Carlino. Che cazzo
di nome. "Ino" perché è un omino, con giacchettino e cravattino, e perché
c'ha un cervellino piccolino, piccolino per non parlare del pisellino ino ino,
ma ino così»: Tubo ne mostra le misure accostando fin quasi a unire indice e pollice,
quando confessa la sua profonda antipatia per quel piccolo burocrate
"burocratino" a qualche compagno di cui può fidarsi. E no, non lo
regge proprio 'sto quarantenne - "O di anni ne ha trenta? Boh, chi non ha
faccia non ha età" - eletto a dirigere la Federazione provinciale, perché
rappresenta benissimo la linea moderata del partito in quel periodo: «C'ha la
voce piatta come il marmo di una lastra tombale e la vitalità del cadavere che
ci abita sotto. Sarà anche serio e capace come dite voi, ma quello le palle le
ha appese all' albero di Natale e da lì un l'ha più tolte neanche a Pasqua o a Ferragosto!».
Perciò adesso evita anche di guardarlo là dov'è, in piedi dietro la scrivania
della presidenza (in realtà una vecchia cattedra scolastica offerta da un
compagno rigattiere), sotto il bandierone rosso con falce e martello appeso
alla parete per l'occasione. Preferisce guardarsi attorno, di sottecchi perché
Liliana non se ne accorga: vedere la stanza piena gli rallegra lo spirito assai
più del "bla bla bla" di "Ino" sotto il bandierone.
C'è
davvero un sacco di gente. Le sedie sono tutte occupate. Qualcuno, previdente,
la sedia se l'è portata addirittura da casa, perché in effetti con
l'arredamento del Circolo sono ancora un po' indietro. In compenso le pareti verniciate
di fresco sono di un bianco splendente e già sostengono i ritratti incorniciati
dei grandi dirigenti del PCI: ci sono Gramsci, Togliatti e l'attuale Segretario
generale Enrico Berlinguer... «Anche lui "ino", ma con due palle
così» sostiene Tubo, che pure non è tanto convinto della linea politica scelta
dai vertici del partito. In fondo, piccolo, seminascosto, c'è anche un ritratto
di Stalin. Qualcuno ha provato a dire che, be', forse non era il caso di
appenderlo, ma ... «Senza il compagno Stalin adesso parleremmo tutti tedesco,
perdio! Sarà anche passato di moda, ma io Stalin ce l'ho qui...» ha esclamato
Verdi ani battendosi il pugno sul cuore. «Perciò non mi venite a rompere i coglioni!»
Così, alla fine, seppur in proporzioni ridotte e non proprio in una posizione
d'onore, il ritratto di "Baffone" il suo posticino sulla parete del Circolo
Primo Maggio l'ha trovato. La sala è così gremita che ci sono anche molte persone
in piedi. Tante Tubo le conosce, almeno di vista. La città è piccola e il suo
quartiere ancora di più, ma si stupisce nello scoprire volti mai visti prima.
Tra
quelli in piedi scorge Bighe Boghe. Guarda caso sta proprio accanto alla tavola
del buffet. Bottiglie di aranciata e di spumante, vassoi con crostini e paste
secche coperti da tovaglioli di carta, ché ancora non è il momento dei brindisi
e del mangiare. Il Segretario di Federazione deve prima terminare il suo
discorso. Tubo lancia occhiatacce a Bighe […] «Ti vedo, brutto bifolco ignorante
e maleducato! Lo vedo che quatto quatto, facendo finta di nulla, freghi
crostini e paste da sotto i tovagliolini e ti abbuffi come un maiale. Cazzo,
falla finita!» vorrebbe gridargli, ma non può. Perciò insiste nel tentativo di
tradurre in mimica facciale il messaggio […] Le smorfie di Tubo non sono
sfuggite a Liliana, che lo gela con un sibilo. Tubo immobilizza all'istante i
muscoli del viso in una specie di sorriso imbarazzato che davvero potrebbe
essere facilmente scambiato per una paresi da ictus. Per fortuna, concentrata
com'è a seguire il discorso del Segretario, Liliana già non lo degna più di
alcuna attenzione e quindi non se ne accorge […], e poi anche Tubo si rassegna
ad ascoltare il Segretario. O almeno a far finta di farlo. « ... E avviandomi
verso la conclusione ... » Queste parole del discorso Tubo riesce a coglie bene
e, anche se non si fida molto dell' annuncio del Segretario, si lascia andare a
un respiro di sollievo. riflesso si volta verso il punto dove stava Vasco,
insieme al gruppo dei "famosi" giovani, per condividere con loro il
conforto ... "Ma dove cavolo sono finiti? Eran tutti Il fino a un momento
fa!" C'erano Ciccillo, il figlio di Redicazzi, e Civeba, Ilva, Esterina,
più altri tre o quattro capelloni sfaccenda che conosce solo di vista. C'era
anche il Bobo, capellone pure lui, anche se non più ragazzo. Comunque è l'unico
che lavora, operaio alla Breda. E ora di colpo non c è più nessuno. "Si
vede che il discorso del burocratino . ha fatti scappare ... " si dice
Tubo.
"D'altronde
il caro Segretario li ha subito guardati con aria di sospetto e di disprezzo.
Mi dispiace per Vasco, che si è dato tanto da fare, ma mi sa che il suo
'progetto giovani' si è schiantato ancor prima di decollare ... " Lo
scroscio di applausi che segue la fine del discorso lo distoglie da quelle
riflessioni. Anche Tubo applaude accostando lentamente le mani senza battere i
palmi. in modo da non produrre rumore. Un bell'applauso alla BreZnev",
come quelli che ha visto fare nei filmati al decrepito leader sovietico dal
palco sulla piazza del Cremlino.
E ora,
come da prassi, dovrebbero partire le note dell'Internazionale, per dare avvio
alla festa […]
«Scusatemi,
compagni, ma io devo proprio andare ... » il Segretario abbandona la cattedra.
«Davvero vorrei restare con voi a festeggiare l'apertura di questo Circolo, ma
l'impegno politico mi chiama» conclude con un sospiro drammatico mentre assume
l'espressione di chi è oberato da chissà quante e quali importanti responsabilità
e con eroico spirito di abnegazione vi si dedica rinunciando ai piaceri della
vita.
Si fa
largo tra . è in piedi e chi è ancora seduto stringendo mani e distribuendo
pacche sulle spalle. Praticamente ha già piede fuori dalla porta quando un
sibilo acuto e violento lo inchioda sul posto come se fosse stato centrato da
un fulmine.” …pp. 143-147
Insomma, in queste, ed in altre pagine del libro di Vauro, anche uno “spaccato di vita” del PCI a Pistoia, negli anni ’70, insomma...anche lui era un iscritto...
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