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domenica 14 aprile 2013

Carlo Onofrio Gori. Risorgimento e...dintorni. Policarpo Petrocchi, pistoiese, letterato e patriota. 2.


Petrocchi e Pistoia

Policarpo Petrocchi, pistoiese di montagna,  amava, ricambiato, il suo borgo di Castello di Cireglio, ma non era tenero con la Pistoia del suo tempo che, rispetto a quelle che gli apparivano le glorie cittadine di alcune epoche precedenti,  giudicava insieme a Clementina:  “pettegola, maldicente iniqua”.
Con l’ abituale schiettezza  Policarpo - come ricorda in una nota Luciano Bruschi nella sua pregevole biografia -  ebbe, tra l'altro a scrivere,  ricordando in negativo anche la nostra biblioteca cittadina: “tutti si lamentano... che i signori pistoiesi tengano i loro capitali ad usura piuttosto... che impiegarli nelle industrie. Ma per sapere d'industrie bisogna essere istruiti; per essere istruiti bisogna aver studiato e per studiare ci vogliono delle buone scuole” e per dare un giudizio sulle scuole pistoiesi “c'è un sicuro termometro: basta guardare le biblioteche...Visitate la Forteguerriana la principale biblioteca...date un'occhiata a suoi cataloghi: ne venite via spaventati”.
Dopo la prematura morte dell'illustre lessicografo Pistoia cercò in qualche modo di sdebitarsi, verso un personaggio - com'è accaduto a vari pistoiesi affermati -  conosciuto in città solo dopo aver ottenuto successo fuori. Tuttavia Policarpo - come testimoniano, tra l’altro, alcuni scritti di Rabizzani -  quand’era in vita non fu mai unanimemente compreso nella sua  “patria”,  come si diceva allora. Lo avrebbe senz’altro meritato, ma indubbiamente il detto latino “nemo propheta in patria” forse vale più a Pistoia che in altre città.  Ma come accade a molti, la morte ed il tempo vengono a placare le polemiche. Alla prematura scomparsa della autore del Novo dizionario nel 1909  seguì  un commosso necrologio sul giornale socialista “L'Avvenire”.
Ma era quasi un po' scontato che sul foglio dei socialisti pistoiesi si esaltasse la figura di Petrocchi  perché questa era la voce di un partito per il quale Policarpo, pur non aderendovi, aveva avuto - come si legge nello stesso articolo - “affetto e deferenza”.
E' noto che Policarpo nella sua permanenza a Milano ed a Roma aveva conosciuto esponenti di spicco del socialismo italiano quali Filippo Turati ed Enrico Ferri e tra l’altro,  com'è stato anche ricordato qui, nel 1901, anche per tutelare i legittimi, ma disattesi interessi della gente del suo amato borgo di Castello, non aveva potuto fare a meno di intervenire, purtroppo senza successo, nelle vicende elettorali cittadine appoggiando la lista d' opposizione popolare dei partiti  socialista, repubblicano,  e radicale.  
Tuttavia in nell’occasione della sua scomparsa  anche altri giornali, non ultimo il liberale “Popolo pistoiese”, dedicarono all'illustre lessicografo vari articoli.  Nel 1909  venne inaugurato il suo monumento in Castello di Cireglio e nuovamente “Il Popolo pistoiese” dedicò  addirittura tutto  il n. 38 del 12  settembre 1909 all'avvenimento ed alla figura di Policarpo.
Molte personalità parteciparono alla cerimonia  fra le quali, come ci mostra una foto dell’epoca, quell'onorevole Morelli-Gualtierotti che Policarpo a suo tempo aveva aspramente criticato, insieme agli altri  politici del gruppo dirigente cittadino espressione del patriziato terriero,  bollandoli tutti come “corrotti ed iniqui”.
Dunque Policarpo se amava profondamente il suo borgo di Castello non era certo indulgente nel giudicare il capoluogo comunale:  una città "iniqua" amministrata da politici "iniqui"!
Da allora è passata molta acqua sotto i ponti, pensiamo che alcune cose siano cambiate in meglio, non solo per le trasformazioni portate dallo scorrere del tempo, ma anche nella sostanza.
Intanto, segno del mutare dei tempi,  la classe dirigente politica cittadina non è più, e non da oggi,  espressione del patriziato terriero. Non ho elementi per esprimere un giudizio sull’odierna idoneità formativa delle scuole cittadine, ma so che se in quell’ambito ci sono problemi, non sono solo problemi pistoiesi. 
In quanto alla Forteguerriana sono convinto che oggi Policarpo la troverebbe cambiata in meglio e non solo per i cataloghi informatizzati ed Internet, ché fine a sé stessi possono essere sinonimo di vana modernità,  ma per quanto è si è cercato di fare da vari anni a questa parte per migliorare  i servizi.
E che dire poi della città nel suo insieme? Pistoia indubbiamente è stata per lungo tempo città portata per mentalità più a conservare che ad innovare, in alcuni casi ha volto in positivo questa sua, all'apparenza non esaltante, caratteristica riuscendo, ad esempio, a preservare le sue pregevoli peculiarità storico-urbanistiche al contrario di quanto è avvenuto in città anche vicine.
Inoltre Pistoia è oggi città laboriosa ormai venutasi ad inserire, come ha ricordato, nel sollecitare la soluzione dei nostri problemi di viabilità, anche il Presidente Ciampi nella sua recente visita alla città, in una conurbazione metropolitana  che senza soluzione di continuità,  passando per Prato si spinge fino Firenze. Già Petrocchi ai suoi tempi ricordando il panorama che si gode da Castello guardando verso Firenze descriveva la veduta di   “...tre città, una pianura seminata di case, nel fondo una corona d'altri poggi famosa”. Oggi più che di una pianura “seminata” di case dovremo parlare di una piana “fitta”, se non “zeppa”, di abitazioni in cui si perdono i contorni delle tre principali città.   Infatti proprio noi che non siamo più giovani, se da Pistoia ci spostiamo verso Castello di Cireglio e, già appena la strada inizia a salire, ci fermiamo al Borghetto,  possiamo, gettando lo sguardo sulla piana sottostante,  meglio considerare questo progressivo fenomeno di urbanizzazione che dagli anni Sessanta in poi sta coinvolgendo tre province.  Speriamo che, anche per questo forzato allargamento, non solo fisico, d'orizzonte,  cui oggi contribuiscono fenomeni ben più complessi che tutti abbiamo sotto gli occhi e che coinvolgono tutto il Paese, come la globalizzazione, l’emigrazione a livello internazionale,Internet  e  la diffusione planetaria dell'informazione, e così via, la città abbia superato certi suoi tratti  provinciali e municipalistici e sia oggi un po' meno “pettegola” e “maldicente” di come la giudicava allora Petrocchi.
Mi sovviene tra l'altro che proprio Pistoia, alcuni anni fa, in una delle annuali classifiche nazionali sulla qualità della vita stilate da giornali e da vari organismi, raggiunse il primo posto per la cultura. Il fatto che essa, come ora mi suggerisce qui Ottanelli, abbia quasi subito perso questo suo “primato” culturale del quale era stata forse troppo benevolmente accreditata, non mi esime dal pormi questa domanda: i pistoiesi, al di là della ristretta cerchia degli studiosi, cosa sanno oggi di Policarpo e degli altri loro illustri concittadini ai quali sono stati intitolati vie piazze e monumenti?
Policarpo è stato alcune volte ricordato in quest’ultimi cent’anni in particolare nel 1952, Cinquantenario della morte, anno nel quale sembrava - almeno a stare all'appassionato articolo di Bottiglioni apparso sul “Bullettino storico pistoiese” - permanere vivo il ricordo del suo celebre Novo dizionario sul quale generazioni di italiani  si erano addestrate a scrivere e parlare una lingua comune e tuttavia, anche se  neppure sei anni fa si tenne qui in Pistoia un importante Convegno sulla sua figura,  sono convinto che ancora oggi molti dei pistoiesi che con le loro auto passano sul trafficatissimo  viale Policarpo Petrocchi, del quale tutti - anche chi non guida - conoscono l'ubicazione, non sanno bene però chi sia Policarpo e cosa abbia fatto. Forse a molti manca il tempo e la voglia di farlo. Troppo frenetiche, non si finirà mai di dirlo abbastanza, sono le attività odierne e non sempre ispirate da quegli alti ideali che sostenevano l’azione di Policarpo.
Anche per questo la Forteguerriana, per l'impulso del suo attuale direttore Maurizio Vivarelli,  collaborando fattivamente con gli enti ed associazioni presenti a questo Convegno, ha colto l’ occasione degli anniversari petrocchiani, come un momento importante per tornare a parlare di Policarpo alla città, ma non sola ad essa. Pensiamo in qualche modo di esserci riusciti.
Ricordiamo i messaggi di illustri personalità quali il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato, il Presidente della Regione Toscana e di tanti altri ancora, fra i quali numerosi studiosi, che con convinto entusiasmo hanno accettato di far parte dei Comitati d’onore e scientifico delle celebrazioni petrocchiane contribuendo a conferire a livello nazionale a queste nostre manifestazioni pistoiesi un autorevole carattere di ufficialità ed un notevole spessore culturale. Ma ne abbiamo avuto sentore già dall' appassionata partecipazione di un folto pubblico, composto non solo da paesani di Castello, alla Festa popolare per l'inaugurazione del restauro al suo monumento svoltasi il 18 agosto, dalla numerosa presenza allo spettacolo teatrale Policarpo la tua Valle ti ricorda messo in scena in quell’occasione dalla Compagnia dei Semplici e replicato a Pistoia mercoledì scorso, dall'interesse che ha suscitato fra le insegnanti il corso volta ad illustrare ed approfondire la figura di Petrocchi condotto da Ottanelli, Bruschi e Chelucci, ed infine dalla consistente e competente adesione al Convegno di quest'oggi.
Vorrei anche sottolineare l’eco che queste manifestazioni petrocchiane hanno avuto sulla stampa e nell'informazione, non solo a livello locale, contribuendo a ricordare ulteriormente la figura e le opere del nostro illustre concittadino.
Anche sul sito Internet della nostra biblioteca sono da tempo comparse, a cura di chi vi parla, alcune pagine che illustrano la vita e le attività di Policarpo Petrocchi,  la cadenza di queste manifestazioni del 2002. Ed a proposito diInternet vorrei fare un piccolo inciso. Oggi questo strumento d'informazione è talmente diffuso che a molti viene spontaneo quando si trovano a studiare un argomento o un personaggio di andare su un motore di ricerca e di digitare tra virgolette un nome ed un cognome. Anch'io mi sono tolto questa curiosità digitando “Policarpo Petrocchi” ed ho avuto la sopresa di trovarmi di fronte a ben sette pagine di links.
Linksnon solo dedicati ad aspetti  toponomastici – ci sono tantissime vie intitolate Policarpo Petrocchi in molte città, e già questo è un segno della notorietà del personaggio  –  ma dove tutt'oggi  non pochi si scambiano informazioni e discutono  sul Novo dizionario e su altri aspetti dell'attività petrocchiana. 
Insomma Petrocchi è ancora “vivo” e tutto questo ci fa molto piacere, tra l'altro, attualmente, sulle prime pagine di vari motori di ricerca, a proposito di Policarpo Petrocchi, viene messo in evidenza il nostro convegno odierno. 
Ma non c'è solo Internet, anzi questo strumento è solo la parte emergente ed emersa dell'iceberg dell'informazione alla cui base, per essere utile e produttiva, è ancora oggi necessario un vasto e profondo lavoro di studio e di ricerca su libri e su documenti. Infatti, a questo proposito, un altro mezzo per concorrere alla conoscenza di Policarpo è la valorizzazione e la divulgazione dei documenti conservati nel Fondo Petrocchi della nostra biblioteca e acquistati  - come testimonia il carteggio che va dagli anni 1954 al 1974 - per il tramite del nipote Arrigo Petrocchi.
Dei documenti di Policarpo e della famiglia Petrocchi  è stato egregiamente prodotto da Daniele Cianchi un inventario informatizzato di tutto l’archivio strutturato su vari livelli di analiticità a seconda della natura del materiale da trattare; il database usato è l’applicativo di ISIS già utilizzato dalla biblioteca per la descrizione dei carteggi, articolato in varie maschere a seconda del tipo di materiale da trattare: principalmente quella per i carteggi, per i manoscritti, per le opere a stampa, e per il materiale vario.
L’archivio della famiglia Petrocchi, che comprende le carte di Policarpo, Carlo, Guido e Arrigo, si presenta in modo abbastanza ordinato, condizionato entro 6 scatole di uguale fattura, altre 2 buste contenenti il carteggio di Carlo, una busta contenente carte del sec. XVIII acquistate da Arrigo sui mercati di antiquariato, altre carte sciolte contenute entro un'altra busta, un album di fotografie e poco altro; di questo materiale esistono degli elenchi dattiloscritti, e per ogni scatola le fotocopie delle camice dei vari fascicoli.
Passando ora alla stesura di alcune statistiche sui materiali reperiti, si può dire che si ha una prevalenza dei carteggi: oltre ad una lettera di Policarpo al padre Luigi datata 1869 ed una della madre Carolina Ieri a Policarpo datata 1875, molto corposo (nonché struggente dal punto di vista del contenuto) è quello tra Policarpo e la consorte Clementina Biagini, limitatamente agli anni 1872-76 (tot. 4 lettere di Policarpo a Clementina - l’ultima è del 1899, e 143 lettere di Clementina a Policarpo); quindi il carteggio tra Policarpo ed il collaboratore Paolo Bardazzi risalente agli anni ’90 dell’800 (67 di Policarpo a Paolo, e 13 di Paolo a Policarpo); esiste inoltre una copia della lettera di Emile Zola a Policarpo datata 1879, e 4 lettere di Policarpo al figlio Carlo degli anni 1899-1902; infine altre 8 lettere scritte da Policarpo tra le quali una intestata a Franco Fedi datata 1895.
Interessante il carteggio tra Guido Petrocchi (morto nella prima guerra mondiale) e la fidanzata Lucy Zenker (26 di Guido a Lucy ed una di Lucy a Guido, degli anni 1914-15). Sono presenti inoltre altre 49 lettere degli anni 1879-1959, tra le quali spiccano una probabilmente dello scultore russo Rodcenko allo scultore pistoiese Lorenzo Guazzini datata 1912, una di Gabriele D’Annunzio a Felicina Petrocchi datata 1916, una di Gabriele Carnazza a Benito Mussolini del 1923, ed una della Società statunitense dedicata a Policarpo del 1952.
Segue quindi il corposo carteggio relativo a Carlo Petrocchi, composto per lo più da lettere a lui inviate da varie personalità della politica in occasione delle varie promozioni da questi ottenute durante la sua carriera ministeriale, databili dagli inizi del XX secolo fino alla sua morte, avvenuta nel 1959 (337  lettere a Carlo spedite da personalità quali Adolfo Berio, Filippo Turati, Alessandro Chiappelli, Arturo Carlo Iemolo, Lorenzo Guazzini, Paolo Studiati, Ivanoe Bonomi e Furio Diaz, e 22 lettere spedite da Carlo).
Infine esiste un piccolo carteggio afferente ad Arrigo Petrocchi, dalla fine deli anni 1950 agli anni ’80, composto da 13 lettere ricevute ed una inviata. Fra le curiosità: una fotografia con dedica di Giosuè Carducci datata 1930 (record 854).
Passando alla descrizione di altri manoscritti, sostanzialmente opere letterarie, contenute nell’archivio, sono presenti: una copia della cronaca di Felice Petrocchi, al secolo Pietro, frate del convento di Giaccherino, datata 1708; 11 manoscritti di opere scientifiche di Antonio Maria Matani della metà del ‘700, un ms. di Giordano Riccati al Matani degli stessi anno; appunti del Matani presi in occasione di lezioni universitarie tenute da Domenico Gotti e da Giovanni Battista Caracciolo.
Relativamente alle opere di Policarpo Petrocchi, abbiamo dei manoscritti non datati: “Il mio paese”; memorie per la redazione de “Il mio paese” e “Note al Mio paese”; La valle Intragna; Una gita a Tivoli, I Vespri; Ideale e reale; Il nuovo Giaufré Raudel (2 versioni); Dante Alighieri (2 versioni); “Un nodo scorsoio”; “Una giornata della nonna Teresa”; “Iride”; “Il duello. In morte di Felice Cavallotti” (a stampa); testo per la lapide di Giosuè Carducci scritto da Stefano Grosso; “Lingua parlata. Il nonno in collera”; “Nota alla visita del Carducci. La polemica Rizzi-Carducci”; “Una visita del Carducci a Cireglio”; “Per la mia difesa” (2 copie); “Lingua - vocaboli imposti d’autorità”; 2 ms. di versi vari ; 3 ms. privi di titolo.
Fra le opere datate troviamo: Garibaldi a Gavinana (1869, della quale è presente anche la bozza di stampa); Al pittore Francesco Hayez nel suo ottantesimo anniversario” (1870); sonetto Al re d’Italia (1881); Un saluto barbaro alla gentile Lina nel suo giorno onomastico (1882); dattil. Giosuè Carducci - impressioni e memorie (1882); Lo schiaccianoci  (2 versioni, 1883); Ipnotismo (4 versioni, 1887); Chiacchiere serali - La religione nelle scuole (anni ’90); Esposto al Comune di Pistoia concernente la strada da Cireglio al Castello (1893 ca.); sonetto a Lorenzo Luchetti (1900); versi per Clementina (3 quaderni, 1873-75 e 1901); 4 diari (1878-1902, dei quali esistono 2 copie dattiloscritte dal nipote Arrigo); 3 quaderni di appunti (anni 1880, di cui uno s.d.); 7 quaderni copialettere degli anni 1872-98.
Il Fondo contiene inoltre: versi poetici di Clementina Biagini (s.d.); 31 fascicoli (1883-1951) di  documenti legali; due alberi genealogici della famiglia Petrocchi; ritagli di giornale, dalle riviste “Il Pistoia”, “Il Risveglio”, “Corriere Pistoiese”, ”Corriere della Sera” (tra i quali alcuni relativi allo Stato libero di Cireglio, 1897-1943)
Oltre a ciò l'archivio consta di: 6 ritratti fotografici di Policarpo; 12 fotografie relative all’Asilo intitolato a Carlo Petrocchi; 3 fotografie relative ad iscrizioni dettate da B. Lazzerini esistenti nell’oratorio di S.Donato de’ Petrocchi a Stazzana (con ritr. Di F. Turati e T. Galimberti); un album di fotografie sui funerali di Guido Petrocchi (1915), ed alcuni articoli di Carlo Petrocchi, 4 libri di versi (1896-1952), due quaderni di bozzetti (1900-28); Massime più o meno morali (1916-50); 2 quaderni di memorie (1924-55); Pro memoria: per la verità e la giustizia (1951); Funzionari fascisti e “Memorie di un burocratico (2 copie, s.d.); La legislazione italiana sulle bonifiche (1953-57, a stampa); Carlo Petrocchi e Vilfredo Pareto, una polemica sulla teoria della miseria crescente pubblicato da L. Iraci Fedeli su “Mondo operaio” del 1963; 2 fasc. di carte e fotografie varie
Inoltre 4 inventari dei mss. di Policarpo fatto da Arrigo, con elenco anche degli articoli di giornale (1954); 3 elenchi dattiloscritti di appunti per una sua bibliografia (dal 1876 al 1952); 2 elenchi dattiloscritti di appunti di Arrigo per una biografia di Policarpo; il carteggio relativo all’acquisto da parte della biblioteca delle carte Petrocchi (1954-74); comunicazioni tra Arrigo e Sabino Cassese per la pubblicazione di opere di Carlo (1983-84); vari appunti di Arrigo (1984); carte varie relative a Policarpo.
Infine una lettera di Augusto Mancini a Luigi Petrocchi Vani tentativi (1924, a stampa); Unguibus er rostris, appello di L. Farinati degli Uberti a Mussolini (1930, a stampa); varie incisioni e immagini di personaggi del passato; Statuto della Soc. operaia di mutuo soccorso di Cireglio, certificato di ammissione del socio onorario Carlo Petrocchi, 1923; una medaglia della Società statunitense di mutuo soccorso con l’effigie di Policarpo.
Nell’ambito delle iniziative per queste celebrazioni, collateralmente a questo  Convegno è stata, inoltre, allestita nei locali della Biblioteca Forteguerriana, a cura di chi vi parla e di David Mariani, una Mostra.
Una mostra piccola, considerato lo spazio disponibile, ma crediamo significativa, che ripercorre le tappe fondamentali della vita di Policarpo Petrocchi.
Questo itinerario è stato suddiviso in otto sezioni, infatti, il materiale esposto corredato da altrettante schede tematiche, cerca di illustrare e di dare particolare rilevo a quattro aspetti della vita e dell’attività di Policarpo: il Petrocchi insegnante ed autore di libri per la scuola, il Petrocchi lessicografo, autore del Novo Dizionario della lingua italiana, il Petrocchi letterato, il Petrocchi pacifista.
Nella prima sezione titolata: 1852 Policarpo nasce a Casello di Cireglio, nella quale si parla dei genitori e dell’infanzia del Petrocchi, abbiamo pensato di inserire due foto dell’epoca, che raffigurano la casa natale del letterato pistoiese, e il Casello di Cireglio, borgo al quale Policarpo Petrocchi fu sempre molto legato, anche se passò gran parte della sua vita lontano dalla Toscana.
Nella seconda sezione titolata: 1872 inizia l'epistolario con Clementina, ci soffermiamo sulla vicenda del rapporto personale tra il lessicografo pistoiese e Clementina Biagini. Un rapporto amoroso, inizialmente difficile e contrastato dalle convenzioni e dalla morale pubblica, fra un giovane e promettente studioso ed una donna sposata e con una figlia, che tuttavia segnò positivamente la vita di entrambi, allietata dalla nascita di ben sei figli. Qui sono state esposte due lettere, una spedita da Pistoia nel 1872 da Clementina a Policarpo, nella quale veniva descritta la passione che la donna ebbe per l'amato, anche con brevi cenni sul carattere del Petrocchi, l’altra, invece, spedita dal lessicografo a Clementina nel 1976.
Abbiamo notato, dall’inventario del Cianchi, che le lettere spedite da Clementina a Petrocchi erano molto più numerose, esattamente 143, di quelle spedite dal lessicografo alla amata, solo 4. In più in questa sezione abbiamo esposte delle foto che raffiguravano Policarpo con Clementina e la famiglia.
Nella terza sezione titolata: 1875 inizia sua attività al Collegio Militare di Milano, viene descritta l’appassionata attività di insegnante che il Petrocchi svolse per tutta la sua vita. Qui sono state esposte una foto del Petrocchi risalente alla sua permanenza a Milano ed alcuni dei suoi testi letterari-didattici del medesimo periodo come: Antologia italiana di prosa e di poesia: per le scuole elementari superiori, primi corsi militari, commerciali, ecc., Milano, Fratelli Rechiedei, 1886; In casa e fuori: libro d’istruzione e di educazione: racconto dialogico illustrato in cui sono spiegati e commentati circa 2000 vocaboli per la lingua e le idee, Milano, Fratelli Treves, 1886; La Grammatica della Lingua Italiana per le scuole elementari e superiori, Milano, Fratelli Treves, 1887;Grammatica della lingua italiana di Policarpo Petrocchi: per le scuole ginnasiali, tecniche, militari, ecc.,Milano, Fratelli Treves, 1904; La grammatica italiana, prefazione di Aniello Fratta, Sorrento, F. Di Mauro, 1992; La religione nelle scuole: chiacchiere serali, Milano, Fratelli Dumolard, 1895.
La quarta sezione è titolata: 1879 grande notorietà gli viene data dalla traduzione dell’Assomoir di Zola. Questa sezione tratta, appunto, del Petrocchi traduttore, saggista, conferenziere in prestigiosi circoli culturali e autore di una notevole produzione letteraria. L’opera più importante che qui è stata esposta è la traduzione dell’Assomoir di Zola che gli dette grande notorietà nazionale e internazionale. In questa sezione sono, quindi, presenti: L’Assommuar; traduzione in lingua italiana parlata dei prof.ri Petrocchi e Standaert; prima traduzione autorizzata dall’autore; con illustrazioni eseguite in Italia su fotografie mandate da Parigi, Milano, G. Pavia & C., 1880; Nei boschi incantati: novelle,illustrata da Carlo Chiostri, Firenze, R. Bemporad & Figlio, 1924;Dell’opera di Alessandro Manzoni letterato e patriota: discorso storico critico,Milano, Fratelli Rechiedei, 1886; La leggenda della bella Xita novella fiabesca; aggiuntovi Giovannino dalle penne d’oro, illustrazioni di C: Chiostri, Firenze, Bemporad & Figlio, 1924; Lettere toscane: racconti ameni, Milano, Tip. Giac. Agnelli, 1879; Il mio paese, curato e illustrato da Sigfrido Bartolini, con nota di Arrigo Petrocchi, Pistoia, Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia SPA, stampa 1997; La prima giovinezza di Alessandro Manzoni (1785 – 1806): con notizie tratte da documenti inediti e con vari ritratti, Firenze, G.C. Sansoni, 1898; Teatri vernacoli e teatro popolare italiano: memoria / letta al terzo Congresso drammatico di Milano da Policarpo Petrocchi; seguita in una commedia in quattro atti in lingua impossibile, Milano, Francesco Vallardi, 1881.
La quinta sezione titolata 1880: fonda la Società Onore e Lavoro dimostra il grande amore che   l'illustre lessicografo ha sempre avuto per il suo paese natale, il Castello di Cireglio, dove ritornava ogni estate con la famiglia per passare le meritate vacanze. Spinto da questo sentimento di forte affetto fondò la “Società Onore e Lavoro” per dotare il piccolo borgo dei servizi e delle infrastrutture necessarie ad una vita dignitosa.
In questo contesto possiamo trovare l’esposizione dello Statuto della Società Onore e Lavoro, Pistoia, Tip. Niccolai, 1880; quindi gli Statuti fondamentali della Società Policarpo Petrocchi di mutuo soccorso,  West Pittston, Pa., Philadelphia, La voce del popolo, 1907, e una suggestiva medaglia della stessa associazione americana a lui intitolata da emigrati della montagna pistoiese.
Nella sesta sezione titolata 1891 inizia il Thesaurus / 1894 esce la prima dispensa del Novo Dizionario viene mostrata l’opera più importante di Policarpo Petrocchi il Novo Dizionario, che venne considerato per lungo tempo il vocabolario della lingua italiana per antonomasia, ed infatti, ancora nel 1952 veniva scritto: “non vi è italiano, anche di modesta cultura, che non conosca ed adoperi anche oggi con il massimo profitto il Dizionario universale di Policarpo Petrocchi.”
Come detto, le opere esposte in questa sezione sono: Nuovo dizionario universale della lingua italiana, Milano, fratelli Treves, 1887; Thesaurus: enciclopedia manuale illustrata, Milano, Vallardi, 1891; Dante Alighieri: (dalThesaurus), Milano, Antonio Vallardi, stampa 1921.
Nella settima sezione titolata: 1895 a Roma in una trattoria ha un forte diverbio con il Carducci a proposito della figura e delle opere di Crispi / significativo il libro pacifista Le Guerre, sono state messe in risalto le amicizie importanti del personaggio Petrocchi, come quella con Carducci, e il suo accanito pacifismo e la sua insoddisfazione per la politica condotta del Presidente del Consiglio Crispi. L’opera esposta è  Le Guerre, Milano, Carlo Aliprandi, stampa 1899, con il quale Policarpo vinse il Premio Siccardi, devolvendone l’importo all’allestimento di opere pubbliche a favore di Casello di Cireglio.
Nella ultima ed ottava sezione titolata: 1902 Policarpo muore il 25 Agosto a Castello di Cireglio, si evidenzia  il momento della scomparsa del grande lessicografo pistoiese, avvenuta durante la tradizionale festa d’agosto del suo piccolo paese, come chiusura un percorso di vita che aveva visto le sue tappe più importanti svolgersi lontano dalla pur tuttavia mai dimenticata Toscana.
Qui abbiamo esposto due giornali locali: “L’Avvenire”: giornale socialista del  Circondario di Pistoia,  a.2, n.35 (31 Ago.1902), e “Il popolo pistoiese”, a.30, n.38 (12 set.1909), affiancati dal suggestivo modellino del monumento eretto nella piazza principale del Castello di Cireglio opera dello scultore Lorenzo Guazzini.
Infine a corredo di questa nostra Mostra, della quale sarà fra breve visibile sul sito Internet della biblioteca anche una versione “digitale”, oltre una recente riedizione di una Grammatica petrocchiana, sono state esposte altre importanti odierne opere critiche su Policarpo, non poche di relatori presenti a questo nostro Convegno. 
Vorrei concludere ricordando che a queste Celebrazioni del 2002 faranno seguito altre iniziative,  dalla pubblicazione degli Atti di questo Convegno, alla pubblicazione dell'Inventario e alla cerimonia di intitolazione a Policarpo Petrocchi della scuola elementare di Cireglio.
Tutte queste iniziative che ci hanno visto, e spero ci vedranno anche in seguito, collaborare tutti insieme in modo proficuo, vogliamole considerare anche come una sorta di significativa “riparazione”, della città, delle amministrazioni e delle istituzioni culturali, verso uno dei suoi concittadini più illustri per “felice ingegno, forte capacità di lavoro e grande onestà intellettuale e morale”.
                                                                                     
           
                              

                            Carlo Onofrio Gori
                                 





       

Riporto questo mio intervento pronunciato al Convegno su Policarpo Petrocchi del 7 dicembre 2002 e poi pubblicato sugli "Atti" da me curati insieme ad Andrea Ottanelli.

Questo articolo è riproducibile parzialmente o totalmente previo consenso o citazione esplicita dell'Autore.






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