Petrocchi
e Pistoia
Policarpo
Petrocchi, pistoiese di montagna, amava,
ricambiato, il suo borgo di Castello di Cireglio, ma non era tenero con la
Pistoia del suo tempo che, rispetto a quelle che gli apparivano le glorie
cittadine di alcune epoche precedenti,
giudicava insieme a Clementina:
“pettegola, maldicente iniqua”.
Con
l’ abituale schiettezza Policarpo - come
ricorda in una nota Luciano Bruschi nella sua pregevole biografia - ebbe, tra l'altro a scrivere, ricordando in negativo anche la nostra
biblioteca cittadina: “tutti si lamentano... che i signori pistoiesi tengano i
loro capitali ad usura piuttosto... che impiegarli nelle industrie. Ma per
sapere d'industrie bisogna essere istruiti; per essere istruiti bisogna aver
studiato e per studiare ci vogliono delle buone scuole” e per dare un giudizio
sulle scuole pistoiesi “c'è un sicuro termometro: basta guardare le
biblioteche...Visitate la Forteguerriana la principale biblioteca...date
un'occhiata a suoi cataloghi: ne venite via spaventati”.
Dopo
la prematura morte dell'illustre lessicografo Pistoia cercò in qualche modo di
sdebitarsi, verso un personaggio - com'è accaduto a vari pistoiesi affermati
- conosciuto in città solo dopo aver
ottenuto successo fuori. Tuttavia Policarpo - come testimoniano, tra l’altro,
alcuni scritti di Rabizzani - quand’era
in vita non fu mai unanimemente compreso nella sua “patria”,
come si diceva allora. Lo avrebbe senz’altro meritato, ma indubbiamente
il detto latino “nemo propheta in patria” forse vale più a Pistoia che in altre
città. Ma come accade a molti, la morte
ed il tempo vengono a placare le polemiche. Alla prematura scomparsa della
autore del Novo dizionario nel 1909
seguì un commosso necrologio sul
giornale socialista “L'Avvenire”.
Ma
era quasi un po' scontato che sul foglio dei socialisti pistoiesi si esaltasse
la figura di Petrocchi perché questa era
la voce di un partito per il quale Policarpo, pur non aderendovi, aveva avuto -
come si legge nello stesso articolo - “affetto e deferenza”.
E'
noto che Policarpo nella sua permanenza a Milano ed a Roma aveva conosciuto
esponenti di spicco del socialismo italiano quali Filippo Turati ed Enrico
Ferri e tra l’altro, com'è stato anche
ricordato qui, nel 1901, anche per tutelare i legittimi, ma disattesi interessi
della gente del suo amato borgo di Castello, non aveva potuto fare a meno di
intervenire, purtroppo senza successo, nelle vicende elettorali cittadine
appoggiando la lista d' opposizione popolare dei partiti socialista, repubblicano, e radicale.
Tuttavia
in nell’occasione della sua scomparsa
anche altri giornali, non ultimo il liberale “Popolo pistoiese”,
dedicarono all'illustre lessicografo vari articoli. Nel 1909
venne inaugurato il suo monumento in Castello di Cireglio e nuovamente
“Il Popolo pistoiese” dedicò addirittura
tutto il n. 38 del 12 settembre 1909 all'avvenimento ed alla figura
di Policarpo.
Molte
personalità parteciparono alla cerimonia
fra le quali, come ci mostra una foto dell’epoca, quell'onorevole
Morelli-Gualtierotti che Policarpo a suo tempo aveva aspramente criticato,
insieme agli altri politici del gruppo
dirigente cittadino espressione del patriziato terriero, bollandoli tutti come “corrotti ed iniqui”.
Dunque
Policarpo se amava profondamente il suo borgo di Castello non era certo
indulgente nel giudicare il capoluogo comunale:
una città "iniqua" amministrata da politici
"iniqui"!
Da
allora è passata molta acqua sotto i ponti, pensiamo che alcune cose siano
cambiate in meglio, non solo per le trasformazioni portate dallo scorrere del
tempo, ma anche nella sostanza.
Intanto,
segno del mutare dei tempi, la classe
dirigente politica cittadina non è più, e non da oggi, espressione del patriziato terriero. Non ho
elementi per esprimere un giudizio sull’odierna idoneità formativa delle scuole
cittadine, ma so che se in quell’ambito ci sono problemi, non sono solo
problemi pistoiesi.
In
quanto alla Forteguerriana sono convinto che oggi Policarpo la troverebbe
cambiata in meglio e non solo per i cataloghi informatizzati ed Internet, ché
fine a sé stessi possono essere sinonimo di vana modernità, ma per quanto è si è cercato di fare da vari
anni a questa parte per migliorare i
servizi.
E
che dire poi della città nel suo insieme? Pistoia indubbiamente è stata per
lungo tempo città portata per mentalità più a conservare che ad innovare, in
alcuni casi ha volto in positivo questa sua, all'apparenza non esaltante,
caratteristica riuscendo, ad esempio, a preservare le sue pregevoli peculiarità
storico-urbanistiche al contrario di quanto è avvenuto in città anche vicine.
Inoltre
Pistoia è oggi città laboriosa ormai venutasi ad inserire, come ha ricordato,
nel sollecitare la soluzione dei nostri problemi di viabilità, anche il
Presidente Ciampi nella sua recente visita alla città, in una conurbazione
metropolitana che senza soluzione di
continuità, passando per Prato si spinge
fino Firenze. Già Petrocchi ai suoi tempi ricordando il panorama che si gode da
Castello guardando verso Firenze descriveva la veduta di “...tre città, una pianura seminata di case,
nel fondo una corona d'altri poggi famosa”. Oggi più che di una pianura
“seminata” di case dovremo parlare di una piana “fitta”, se non “zeppa”, di
abitazioni in cui si perdono i contorni delle tre principali città. Infatti proprio noi che non siamo più
giovani, se da Pistoia ci spostiamo verso Castello di Cireglio e, già appena la
strada inizia a salire, ci fermiamo al Borghetto, possiamo, gettando lo sguardo sulla piana
sottostante, meglio considerare questo
progressivo fenomeno di urbanizzazione che dagli anni Sessanta in poi sta
coinvolgendo tre province. Speriamo che,
anche per questo forzato allargamento, non solo fisico, d'orizzonte, cui oggi contribuiscono fenomeni ben più
complessi che tutti abbiamo sotto gli occhi e che coinvolgono tutto il Paese,
come la globalizzazione, l’emigrazione a livello internazionale,Internet e la
diffusione planetaria dell'informazione, e così via, la città abbia superato
certi suoi tratti provinciali e
municipalistici e sia oggi un po' meno “pettegola” e “maldicente” di come la
giudicava allora Petrocchi.
Mi
sovviene tra l'altro che proprio Pistoia, alcuni anni fa, in una delle annuali
classifiche nazionali sulla qualità della vita stilate da giornali e da vari
organismi, raggiunse il primo posto per la cultura. Il fatto che essa, come ora
mi suggerisce qui Ottanelli, abbia quasi subito perso questo suo “primato”
culturale del quale era stata forse troppo benevolmente accreditata, non mi
esime dal pormi questa domanda: i pistoiesi, al di là della ristretta cerchia
degli studiosi, cosa sanno oggi di Policarpo e degli altri loro illustri
concittadini ai quali sono stati intitolati vie piazze e monumenti?
Policarpo
è stato alcune volte ricordato in quest’ultimi cent’anni in particolare nel
1952, Cinquantenario della morte, anno nel quale sembrava - almeno a stare
all'appassionato articolo di Bottiglioni apparso sul “Bullettino storico
pistoiese” - permanere vivo il ricordo del suo celebre Novo dizionario sul
quale generazioni di italiani si erano addestrate
a scrivere e parlare una lingua comune e tuttavia, anche se neppure sei anni fa si tenne qui in Pistoia
un importante Convegno sulla sua figura,
sono convinto che ancora oggi molti dei pistoiesi che con le loro auto
passano sul trafficatissimo viale
Policarpo Petrocchi, del quale tutti - anche chi non guida - conoscono
l'ubicazione, non sanno bene però chi sia Policarpo e cosa abbia fatto. Forse a
molti manca il tempo e la voglia di farlo. Troppo frenetiche, non si finirà mai
di dirlo abbastanza, sono le attività odierne e non sempre ispirate da quegli
alti ideali che sostenevano l’azione di Policarpo.
Anche
per questo la Forteguerriana, per l'impulso del suo attuale direttore Maurizio
Vivarelli, collaborando fattivamente con
gli enti ed associazioni presenti a questo Convegno, ha colto l’ occasione
degli anniversari petrocchiani, come un momento importante per tornare a
parlare di Policarpo alla città, ma non sola ad essa. Pensiamo in qualche modo
di esserci riusciti.
Ricordiamo
i messaggi di illustri personalità quali il Presidente della Repubblica, il
Presidente del Senato, il Presidente della Regione Toscana e di tanti altri
ancora, fra i quali numerosi studiosi, che con convinto entusiasmo hanno
accettato di far parte dei Comitati d’onore e scientifico delle celebrazioni
petrocchiane contribuendo a conferire a livello nazionale a queste nostre
manifestazioni pistoiesi un autorevole carattere di ufficialità ed un notevole
spessore culturale. Ma ne abbiamo avuto sentore già dall' appassionata
partecipazione di un folto pubblico, composto non solo da paesani di Castello,
alla Festa popolare per l'inaugurazione del restauro al suo monumento svoltasi
il 18 agosto, dalla numerosa presenza allo spettacolo teatrale Policarpo la tua
Valle ti ricorda messo in scena in quell’occasione dalla Compagnia dei Semplici
e replicato a Pistoia mercoledì scorso, dall'interesse che ha suscitato fra le
insegnanti il corso volta ad illustrare ed approfondire la figura di Petrocchi
condotto da Ottanelli, Bruschi e Chelucci, ed infine dalla consistente e
competente adesione al Convegno di quest'oggi.
Vorrei
anche sottolineare l’eco che queste manifestazioni petrocchiane hanno avuto
sulla stampa e nell'informazione, non solo a livello locale, contribuendo a
ricordare ulteriormente la figura e le opere del nostro illustre concittadino.
Anche
sul sito Internet della nostra biblioteca sono da tempo comparse, a cura di chi
vi parla, alcune pagine che illustrano la vita e le attività di Policarpo
Petrocchi, la cadenza di queste
manifestazioni del 2002. Ed a proposito diInternet vorrei fare un piccolo
inciso. Oggi questo strumento d'informazione è talmente diffuso che a molti
viene spontaneo quando si trovano a studiare un argomento o un personaggio di
andare su un motore di ricerca e di digitare tra virgolette un nome ed un
cognome. Anch'io mi sono tolto questa curiosità digitando “Policarpo Petrocchi”
ed ho avuto la sopresa di trovarmi di fronte a ben sette pagine di links.
Linksnon
solo dedicati ad aspetti toponomastici –
ci sono tantissime vie intitolate Policarpo Petrocchi in molte città, e già
questo è un segno della notorietà del personaggio – ma
dove tutt'oggi non pochi si scambiano
informazioni e discutono sul Novo
dizionario e su altri aspetti dell'attività petrocchiana.
Insomma
Petrocchi è ancora “vivo” e tutto questo ci fa molto piacere, tra l'altro,
attualmente, sulle prime pagine di vari motori di ricerca, a proposito di
Policarpo Petrocchi, viene messo in evidenza il nostro convegno odierno.
Ma
non c'è solo Internet, anzi questo strumento è solo la parte emergente ed emersa
dell'iceberg dell'informazione alla cui base, per essere utile e produttiva, è
ancora oggi necessario un vasto e profondo lavoro di studio e di ricerca su
libri e su documenti. Infatti, a questo proposito, un altro mezzo per
concorrere alla conoscenza di Policarpo è la valorizzazione e la divulgazione
dei documenti conservati nel Fondo Petrocchi della nostra biblioteca e
acquistati - come testimonia il
carteggio che va dagli anni 1954 al 1974 - per il tramite del nipote Arrigo
Petrocchi.
Dei
documenti di Policarpo e della famiglia Petrocchi è stato egregiamente prodotto da Daniele
Cianchi un inventario informatizzato di tutto l’archivio strutturato su vari
livelli di analiticità a seconda della natura del materiale da trattare; il
database usato è l’applicativo di ISIS già utilizzato dalla biblioteca per la
descrizione dei carteggi, articolato in varie maschere a seconda del tipo di
materiale da trattare: principalmente quella per i carteggi, per i manoscritti,
per le opere a stampa, e per il materiale vario.
L’archivio
della famiglia Petrocchi, che comprende le carte di Policarpo, Carlo, Guido e
Arrigo, si presenta in modo abbastanza ordinato, condizionato entro 6 scatole
di uguale fattura, altre 2 buste contenenti il carteggio di Carlo, una busta
contenente carte del sec. XVIII acquistate da Arrigo sui mercati di
antiquariato, altre carte sciolte contenute entro un'altra busta, un album di
fotografie e poco altro; di questo materiale esistono degli elenchi
dattiloscritti, e per ogni scatola le fotocopie delle camice dei vari
fascicoli.
Passando
ora alla stesura di alcune statistiche sui materiali reperiti, si può dire che
si ha una prevalenza dei carteggi: oltre ad una lettera di Policarpo al padre
Luigi datata 1869 ed una della madre Carolina Ieri a Policarpo datata 1875,
molto corposo (nonché struggente dal punto di vista del contenuto) è quello tra
Policarpo e la consorte Clementina Biagini, limitatamente agli anni 1872-76
(tot. 4 lettere di Policarpo a Clementina - l’ultima è del 1899, e 143 lettere di
Clementina a Policarpo); quindi il carteggio tra Policarpo ed il collaboratore
Paolo Bardazzi risalente agli anni ’90 dell’800 (67 di Policarpo a Paolo, e 13
di Paolo a Policarpo); esiste inoltre una copia della lettera di Emile Zola a
Policarpo datata 1879, e 4 lettere di Policarpo al figlio Carlo degli anni
1899-1902; infine altre 8 lettere scritte da Policarpo tra le quali una
intestata a Franco Fedi datata 1895.
Interessante
il carteggio tra Guido Petrocchi (morto nella prima guerra mondiale) e la fidanzata
Lucy Zenker (26 di Guido a Lucy ed una di Lucy a Guido, degli anni 1914-15).
Sono presenti inoltre altre 49 lettere degli anni 1879-1959, tra le quali
spiccano una probabilmente dello scultore russo Rodcenko allo scultore
pistoiese Lorenzo Guazzini datata 1912, una di Gabriele D’Annunzio a Felicina
Petrocchi datata 1916, una di Gabriele Carnazza a Benito Mussolini del 1923, ed
una della Società statunitense dedicata a Policarpo del 1952.
Segue
quindi il corposo carteggio relativo a Carlo Petrocchi, composto per lo più da
lettere a lui inviate da varie personalità della politica in occasione delle
varie promozioni da questi ottenute durante la sua carriera ministeriale,
databili dagli inizi del XX secolo fino alla sua morte, avvenuta nel 1959 (337 lettere a Carlo spedite da personalità quali
Adolfo Berio, Filippo Turati, Alessandro Chiappelli, Arturo Carlo Iemolo,
Lorenzo Guazzini, Paolo Studiati, Ivanoe Bonomi e Furio Diaz, e 22 lettere
spedite da Carlo).
Infine
esiste un piccolo carteggio afferente ad Arrigo Petrocchi, dalla fine deli anni
1950 agli anni ’80, composto da 13 lettere ricevute ed una inviata. Fra le
curiosità: una fotografia con dedica di Giosuè Carducci datata 1930 (record
854).
Passando
alla descrizione di altri manoscritti, sostanzialmente opere letterarie,
contenute nell’archivio, sono presenti: una copia della cronaca di Felice
Petrocchi, al secolo Pietro, frate del convento di Giaccherino, datata 1708; 11
manoscritti di opere scientifiche di Antonio Maria Matani della metà del ‘700,
un ms. di Giordano Riccati al Matani degli stessi anno; appunti del Matani
presi in occasione di lezioni universitarie tenute da Domenico Gotti e da
Giovanni Battista Caracciolo.
Relativamente
alle opere di Policarpo Petrocchi, abbiamo dei manoscritti non datati: “Il mio
paese”; memorie per la redazione de “Il mio paese” e “Note al Mio paese”; La
valle Intragna; Una gita a Tivoli, I Vespri; Ideale e reale; Il nuovo Giaufré
Raudel (2 versioni); Dante Alighieri (2 versioni); “Un nodo scorsoio”; “Una giornata
della nonna Teresa”; “Iride”; “Il duello. In morte di Felice Cavallotti” (a
stampa); testo per la lapide di Giosuè Carducci scritto da Stefano Grosso;
“Lingua parlata. Il nonno in collera”; “Nota alla visita del Carducci. La
polemica Rizzi-Carducci”; “Una visita del Carducci a Cireglio”; “Per la mia
difesa” (2 copie); “Lingua - vocaboli imposti d’autorità”; 2 ms. di versi vari
; 3 ms. privi di titolo.
Fra
le opere datate troviamo: Garibaldi a Gavinana (1869, della quale è presente
anche la bozza di stampa); Al pittore Francesco Hayez nel suo ottantesimo
anniversario” (1870); sonetto Al re d’Italia (1881); Un saluto barbaro alla
gentile Lina nel suo giorno onomastico (1882); dattil. Giosuè Carducci -
impressioni e memorie (1882); Lo schiaccianoci
(2 versioni, 1883); Ipnotismo (4 versioni, 1887); Chiacchiere serali -
La religione nelle scuole (anni ’90); Esposto al Comune di Pistoia concernente
la strada da Cireglio al Castello (1893 ca.); sonetto a Lorenzo Luchetti
(1900); versi per Clementina (3 quaderni, 1873-75 e 1901); 4 diari (1878-1902,
dei quali esistono 2 copie dattiloscritte dal nipote Arrigo); 3 quaderni di
appunti (anni 1880, di cui uno s.d.); 7 quaderni copialettere degli anni
1872-98.
Il
Fondo contiene inoltre: versi poetici di Clementina Biagini (s.d.); 31
fascicoli (1883-1951) di documenti
legali; due alberi genealogici della famiglia Petrocchi; ritagli di giornale,
dalle riviste “Il Pistoia”, “Il Risveglio”, “Corriere Pistoiese”, ”Corriere
della Sera” (tra i quali alcuni relativi allo Stato libero di Cireglio,
1897-1943)
Oltre
a ciò l'archivio consta di: 6 ritratti fotografici di Policarpo; 12 fotografie
relative all’Asilo intitolato a Carlo Petrocchi; 3 fotografie relative ad
iscrizioni dettate da B. Lazzerini esistenti nell’oratorio di S.Donato de’
Petrocchi a Stazzana (con ritr. Di F. Turati e T. Galimberti); un album di
fotografie sui funerali di Guido Petrocchi (1915), ed alcuni articoli di Carlo
Petrocchi, 4 libri di versi (1896-1952), due quaderni di bozzetti (1900-28);
Massime più o meno morali (1916-50); 2 quaderni di memorie (1924-55); Pro
memoria: per la verità e la giustizia (1951); Funzionari fascisti e “Memorie di
un burocratico (2 copie, s.d.); La legislazione italiana sulle bonifiche
(1953-57, a stampa); Carlo Petrocchi e Vilfredo Pareto, una polemica sulla
teoria della miseria crescente pubblicato da L. Iraci Fedeli su “Mondo operaio”
del 1963; 2 fasc. di carte e fotografie varie
Inoltre
4 inventari dei mss. di Policarpo fatto da Arrigo, con elenco anche degli
articoli di giornale (1954); 3 elenchi dattiloscritti di appunti per una sua
bibliografia (dal 1876 al 1952); 2 elenchi dattiloscritti di appunti di Arrigo
per una biografia di Policarpo; il carteggio relativo all’acquisto da parte
della biblioteca delle carte Petrocchi (1954-74); comunicazioni tra Arrigo e
Sabino Cassese per la pubblicazione di opere di Carlo (1983-84); vari appunti
di Arrigo (1984); carte varie relative a Policarpo.
Infine
una lettera di Augusto Mancini a Luigi Petrocchi Vani tentativi (1924, a
stampa); Unguibus er rostris, appello di L. Farinati degli Uberti a Mussolini
(1930, a stampa); varie incisioni e immagini di personaggi del passato; Statuto
della Soc. operaia di mutuo soccorso di Cireglio, certificato di ammissione del
socio onorario Carlo Petrocchi, 1923; una medaglia della Società statunitense
di mutuo soccorso con l’effigie di Policarpo.
Nell’ambito
delle iniziative per queste celebrazioni, collateralmente a questo Convegno è stata, inoltre, allestita nei
locali della Biblioteca Forteguerriana, a cura di chi vi parla e di David
Mariani, una Mostra.
Una
mostra piccola, considerato lo spazio disponibile, ma crediamo significativa,
che ripercorre le tappe fondamentali della vita di Policarpo Petrocchi.
Questo
itinerario è stato suddiviso in otto sezioni, infatti, il materiale esposto
corredato da altrettante schede tematiche, cerca di illustrare e di dare
particolare rilevo a quattro aspetti della vita e dell’attività di Policarpo:
il Petrocchi insegnante ed autore di libri per la scuola, il Petrocchi
lessicografo, autore del Novo Dizionario della lingua italiana, il Petrocchi
letterato, il Petrocchi pacifista.
Nella
prima sezione titolata: 1852 Policarpo nasce a Casello di Cireglio, nella quale
si parla dei genitori e dell’infanzia del Petrocchi, abbiamo pensato di
inserire due foto dell’epoca, che raffigurano la casa natale del letterato
pistoiese, e il Casello di Cireglio, borgo al quale Policarpo Petrocchi fu
sempre molto legato, anche se passò gran parte della sua vita lontano dalla
Toscana.
Nella
seconda sezione titolata: 1872 inizia l'epistolario con Clementina, ci
soffermiamo sulla vicenda del rapporto personale tra il lessicografo pistoiese
e Clementina Biagini. Un rapporto amoroso, inizialmente difficile e contrastato
dalle convenzioni e dalla morale pubblica, fra un giovane e promettente
studioso ed una donna sposata e con una figlia, che tuttavia segnò
positivamente la vita di entrambi, allietata dalla nascita di ben sei figli.
Qui sono state esposte due lettere, una spedita da Pistoia nel 1872 da
Clementina a Policarpo, nella quale veniva descritta la passione che la donna
ebbe per l'amato, anche con brevi cenni sul carattere del Petrocchi, l’altra,
invece, spedita dal lessicografo a Clementina nel 1976.
Abbiamo
notato, dall’inventario del Cianchi, che le lettere spedite da Clementina a
Petrocchi erano molto più numerose, esattamente 143, di quelle spedite dal
lessicografo alla amata, solo 4. In più in questa sezione abbiamo esposte delle
foto che raffiguravano Policarpo con Clementina e la famiglia.
Nella
terza sezione titolata: 1875 inizia sua attività al Collegio Militare di
Milano, viene descritta l’appassionata attività di insegnante che il Petrocchi
svolse per tutta la sua vita. Qui sono state esposte una foto del Petrocchi
risalente alla sua permanenza a Milano ed alcuni dei suoi testi
letterari-didattici del medesimo periodo come: Antologia italiana di prosa e di
poesia: per le scuole elementari superiori, primi corsi militari, commerciali,
ecc., Milano, Fratelli Rechiedei, 1886; In casa e fuori: libro d’istruzione e
di educazione: racconto dialogico illustrato in cui sono spiegati e commentati
circa 2000 vocaboli per la lingua e le idee, Milano, Fratelli Treves, 1886; La
Grammatica della Lingua Italiana per le scuole elementari e superiori, Milano,
Fratelli Treves, 1887;Grammatica della lingua italiana di Policarpo Petrocchi:
per le scuole ginnasiali, tecniche, militari, ecc.,Milano, Fratelli Treves,
1904; La grammatica italiana, prefazione di Aniello Fratta, Sorrento, F. Di
Mauro, 1992; La religione nelle scuole: chiacchiere serali, Milano, Fratelli
Dumolard, 1895.
La
quarta sezione è titolata: 1879 grande notorietà gli viene data dalla
traduzione dell’Assomoir di Zola. Questa sezione tratta, appunto, del Petrocchi
traduttore, saggista, conferenziere in prestigiosi circoli culturali e autore
di una notevole produzione letteraria. L’opera più importante che qui è stata
esposta è la traduzione dell’Assomoir di Zola che gli dette grande notorietà
nazionale e internazionale. In questa sezione sono, quindi, presenti:
L’Assommuar; traduzione in lingua italiana parlata dei prof.ri Petrocchi e
Standaert; prima traduzione autorizzata dall’autore; con illustrazioni eseguite
in Italia su fotografie mandate da Parigi, Milano, G. Pavia & C., 1880; Nei
boschi incantati: novelle,illustrata da Carlo Chiostri, Firenze, R. Bemporad
& Figlio, 1924;Dell’opera di Alessandro Manzoni letterato e patriota:
discorso storico critico,Milano, Fratelli Rechiedei, 1886; La leggenda della
bella Xita novella fiabesca; aggiuntovi Giovannino dalle penne d’oro,
illustrazioni di C: Chiostri, Firenze, Bemporad & Figlio, 1924; Lettere
toscane: racconti ameni, Milano, Tip. Giac. Agnelli, 1879; Il mio paese, curato
e illustrato da Sigfrido Bartolini, con nota di Arrigo Petrocchi, Pistoia,
Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia SPA, stampa 1997; La prima giovinezza di
Alessandro Manzoni (1785 – 1806): con notizie tratte da documenti inediti e con
vari ritratti, Firenze, G.C. Sansoni, 1898; Teatri vernacoli e teatro popolare
italiano: memoria / letta al terzo Congresso drammatico di Milano da Policarpo
Petrocchi; seguita in una commedia in quattro atti in lingua impossibile,
Milano, Francesco Vallardi, 1881.
La
quinta sezione titolata 1880: fonda la Società Onore e Lavoro dimostra il
grande amore che l'illustre
lessicografo ha sempre avuto per il suo paese natale, il Castello di Cireglio,
dove ritornava ogni estate con la famiglia per passare le meritate vacanze.
Spinto da questo sentimento di forte affetto fondò la “Società Onore e Lavoro”
per dotare il piccolo borgo dei servizi e delle infrastrutture necessarie ad
una vita dignitosa.
In
questo contesto possiamo trovare l’esposizione dello Statuto della Società
Onore e Lavoro, Pistoia, Tip. Niccolai, 1880; quindi gli Statuti fondamentali
della Società Policarpo Petrocchi di mutuo soccorso, West Pittston, Pa., Philadelphia, La voce del
popolo, 1907, e una suggestiva medaglia della stessa associazione americana a
lui intitolata da emigrati della montagna pistoiese.
Nella
sesta sezione titolata 1891 inizia il Thesaurus / 1894 esce la prima dispensa
del Novo Dizionario viene mostrata l’opera più importante di Policarpo
Petrocchi il Novo Dizionario, che venne considerato per lungo tempo il
vocabolario della lingua italiana per antonomasia, ed infatti, ancora nel 1952
veniva scritto: “non vi è italiano, anche di modesta cultura, che non conosca
ed adoperi anche oggi con il massimo profitto il Dizionario universale di
Policarpo Petrocchi.”
Come
detto, le opere esposte in questa sezione sono: Nuovo dizionario universale
della lingua italiana, Milano, fratelli Treves, 1887; Thesaurus: enciclopedia
manuale illustrata, Milano, Vallardi, 1891; Dante Alighieri: (dalThesaurus),
Milano, Antonio Vallardi, stampa 1921.
Nella
settima sezione titolata: 1895 a Roma in una trattoria ha un forte diverbio con
il Carducci a proposito della figura e delle opere di Crispi / significativo il
libro pacifista Le Guerre, sono state messe in risalto le amicizie importanti
del personaggio Petrocchi, come quella con Carducci, e il suo accanito
pacifismo e la sua insoddisfazione per la politica condotta del Presidente del
Consiglio Crispi. L’opera esposta è Le
Guerre, Milano, Carlo Aliprandi, stampa 1899, con il quale Policarpo vinse il Premio
Siccardi, devolvendone l’importo all’allestimento di opere pubbliche a favore
di Casello di Cireglio.
Nella
ultima ed ottava sezione titolata: 1902 Policarpo muore il 25 Agosto a Castello
di Cireglio, si evidenzia il momento
della scomparsa del grande lessicografo pistoiese, avvenuta durante la
tradizionale festa d’agosto del suo piccolo paese, come chiusura un percorso di
vita che aveva visto le sue tappe più importanti svolgersi lontano dalla pur
tuttavia mai dimenticata Toscana.
Qui
abbiamo esposto due giornali locali: “L’Avvenire”: giornale socialista del Circondario di Pistoia, a.2, n.35 (31 Ago.1902), e “Il popolo
pistoiese”, a.30, n.38 (12 set.1909), affiancati dal suggestivo modellino del
monumento eretto nella piazza principale del Castello di Cireglio opera dello
scultore Lorenzo Guazzini.
Infine
a corredo di questa nostra Mostra, della quale sarà fra breve visibile sul sito
Internet della biblioteca anche una versione “digitale”, oltre una recente
riedizione di una Grammatica petrocchiana, sono state esposte altre importanti
odierne opere critiche su Policarpo, non poche di relatori presenti a questo
nostro Convegno.
Vorrei
concludere ricordando che a queste Celebrazioni del 2002 faranno seguito altre
iniziative, dalla pubblicazione degli
Atti di questo Convegno, alla pubblicazione dell'Inventario e alla cerimonia di
intitolazione a Policarpo Petrocchi della scuola elementare di Cireglio.
Tutte
queste iniziative che ci hanno visto, e spero ci vedranno anche in seguito,
collaborare tutti insieme in modo proficuo, vogliamole considerare anche come
una sorta di significativa “riparazione”, della città, delle amministrazioni e
delle istituzioni culturali, verso uno dei suoi concittadini più illustri per
“felice ingegno, forte capacità di lavoro e grande onestà intellettuale e
morale”.
Riporto
questo mio intervento pronunciato al Convegno su Policarpo Petrocchi del 7
dicembre 2002 e poi pubblicato sugli "Atti" da me curati insieme ad
Andrea Ottanelli.
Questo articolo è riproducibile parzialmente o totalmente
previo consenso o citazione esplicita dell'Autore.
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