Ricordo di Artese Benesperi compagno e amico di Silvano Fedi nella lotta politica e nella Resistenza *
Verso la Festa
della Liberazione: il ricordo del partigiano Artese Benesperi
18/4/2013 - 12:42
PISTOIA
Domani venerdì 19
aprile alle 21 nel Circolo Garibaldi in Corso Gramsci 52 sarà ricordata la
figura del partigiano Artese Benesperi, scomparso il 17 aprile 2012 all’età
di 96 anni.
Benesperi fu
combattente nelle “Squadre Franche Libertarie” di Silvano Fedi, che, dopo
l’uccisione di Silvano, prenderanno il suo nome. Artese assumerà il comando
della formazione “Silvano Fedi” nell’ultima fase della Guerra di Liberazione e
contribuì alla liberazione di tante realtà tra le quali la città di Vinci.
Alla serata saranno
presenti alcuni familiari di Benesperi, un rappresentante dell'Anpi di Vinci e
il vicepresidente dell'Anpi di Pistoia Renzo Corsini. Durante l'appuntamento i
presenti potranno ascoltare un' intervista
audio a Artese Benesperi realizzata nei primi anni Novanta da Renzo
Corsini. L'iniziativa è curata dall'Anpi di Pistoia - sezione Gherardini in
collaborazione con il Cudir-Comitato unitario per la difesa delle istituzioni
repubblicane del Comune di Pistoia.
Note biografiche e
ricostruzione delle imprese di Artese Benesperi.
Artese
Benesperi nasce a Pistoia il 19 agosto 1915, poco dopo la morte del padre, e all’età di 9
mesi viene dato in adozione ad una famiglia di Lucca, con cui rimarrà fino a 17
anni, quando viene rimandato dalla madre naturale, che si è risposata ed abita
a Casalguidi .
Conseguenza di questi anni travagliati sono i
comportamenti trasgressivi di Artese,
che, fino all’incontro catartico con
Silvano Fedi, lo portano in carcere per furto: egli si trova in prigione sia il
25 luglio del 1943, giorno della caduta di Mussolini, sia l’8 Settembre 1943,
data dell’armistizio con gli Alleati ed esce di prigione il successivo 15
settembre.
Nell’ottobre 1943
Artese riesce a rubare una mitragliatrice posta sull’argine dell’Ombrone,
a Pontelungo, e la vende ad un partigiano in cambio di 500
lire. Questa mitragliatrice passerà poi alla formazione di Magnino Magni, che
il 17 aprile del 1944, a Treppio, la userà per coprire la fuga dei suoi
compagni, assediati dai tedeschi, perdendo la vita nell’eroica impresa.
Artese conosce
Silvano Fedi nel febbraio 1944 ed entra nelle squadre “Franche
Libertarie”, di cui fanno già parte una
ventina di uomini (fra cui Tiziano Palandri, Marcello Capecchi, Enzo Capecchi,
Danilo Betti, Tito Eschini, Carlo Giovannelli, Giovanni Ieri, Brunello Biagini,
Santino Pratesi, Giulio Vannucchi, Giovanni La Loggia, Giovanni Pinna, Iacopo
Innocenti), organizzati in piccoli
gruppi. L’ 'incontro con questi compagni
costituisce per lui una sorta di redenzione: da allora, fino alla fine della
guerra, Artese partecipa alla lotta armata a fianco e al posto di Silvano, rivendicando “il diritto della
collera”. Le loro imprese ardimentose, simili a quelle dei GAP (Gruppi di
azione patriottica), si svolgono in città e sulle colline che circondano
Pistoia.
Nella notte
del 29 marzo del 1944, Artese, insieme a
Silvano Fedi, Tiziano Palandri ed un
altro partigiano, si reca a Valdibrana
per recuperare armi e vettovagliamenti in una caserma della milizia
posta nei pressi della stazione ferroviaria. Casualmente la squadra si imbatte in un ufficiale tedesco che è in compagnia di una ragazza: ne nasce
una sparatoria, a seguito della quale l’ufficiale rimane ucciso e Artese viene
ferito alla mano sinistra. Per evitare la rappresaglia dei tedeschi, che già
hanno programmato la fucilazione di dieci pistoiesi, Silvano, dopo aver fatto
curare Artese, chiede aiuto al noto
drammaturgo Giovacchino Forzano, amico di Mussolini, che abita a
Serravalle, e grazie al suo
intervento riesce a evitare la strage.
Successivamente
Silvano si procura (dietro ricompensa in danaro e viveri) la copertura e
l’aiuto del pistoiese Licio Gelli,
tenente della milizia e ufficiale di collegamento fra il fascio pistoiese e la
Kommandantur tedesca, per poter condurre, accompagnato da Artese, altre spericolate imprese.
Nella notte del 1
giugno 1944 Benesperi partecipa al
quarto assalto della “Franca” ai magazzini militari della Fortezza di Santa
Barbara (dopo quelli del 17, 18 e 20 ottobre 1943): il bottino, consistente in
generi alimentari, sigarette, vestiario militare e armi, viene depositato a
casa del suocero di Licio Gelli, in via Erbosa, e distribuito a varie
formazioni , fra cui quella di Pippo, in
Garfagnana.
Nel pomeriggio del
26 giugno 1944 una piccola squadra riesce ad entrare nel Carcere Mandamentario
delle Ville Sbertoli, con l’intento di liberare i prigionieri, molti dei quali
politici. Silvano e Artese arrivano al carcere apparentemente
ammanettati, condotti da Enzo Capecchi,
travestito da ispettore della polizia repubblicana, e da Licio Gelli, alla
guida di un’auto militare (quest’ultimo sarà ricompensato con 40.000 lire,
viveri e sigarette). Gelli si fa aprire
la porta con la richiesta di tradurvi i due “ribelli”, ma ben presto i tre partigiani impugnano le armi, disarmano le
guardie e liberano 54 prigionieri, compresi due ebrei destinati a breve alla
eliminazione, segregando le guardie nelle celle.
Sempre nel giugno
del ’44, Artese partecipa ad un assalto alla questura di Pistoia, posta in
piazza San Leone, nel Palazzo della Provincia, con ingresso in via Palestro: le
squadre “Franche” entrano nell’edificio e costringono gli agenti a consegnare
le armi presenti nell’edificio; poi mettono fuori uso l’impianto telefonico e
distruggono tutte le pratiche in archivio.
Artese, agli
arresti da alcuni giorni, non è presente
il 29 luglio 1944 a Montechiaro, nei pressi della Croce di Vinacciano,
all’imboscata tesa dai tedeschi a Silvano Fedi
e compagni, in seguito ad una probabile delazione. Silvano
rimane ucciso insieme al paracadutista Giuseppe
Giulietti; Marcello Capecchi
viene ferito, mentre Brunello Biagini vene catturato e fucilato il 1 agosto. Il
giorno dopo l’imboscata a Pistoia viene effettuato un rastrellamento di
antifascisti e gli arrestati sono portati nei locali della ex GIL di Pistoia,
in piazza San Francesco, per essere sottoposti ad interrogatorio. Fra questi ci
sono Artese, già agli arresti da alcuni giorni,
ed Enzo Capecchi; i due riescono rocambolescamente a fuggire, gettandosi
da un finestrone della palestra.
Dopo la morte di
Silvano, Artese, insieme con Enzo
Capecchi, assume il comando della brigata, ricostituita con circa settanta
uomini e intitolata a "Silvano Fedi". Il 2 settembre, alla testa
della formazione, Artese raggiunge Vinci e, dopo aver messo in fuga alcune
pattuglie tedesche, libera il paese, issando sul campanile la bandiera
tricolore. Il 3 settembre libera San Baronto, in seguito ad un duro scontro con
i tedeschi, e il giorno successivo la
“Silvano Fedi” scende a Casalguidi, dove affronta il nemico in numerosi scontri
a fuoco, nei quali vengono uccisi alcuni
compagni, fra cui Marcello Capecchi.
In seguito al
ferimento di Enzo Capecchi, Artese Benesperi
guida da solo la formazione fino alla liberazione di Pistoia, dove
giunge la mattina dell'8 settembre 1944
fra i primi liberatori.
Dopo il ritorno
della Democrazia e la nascita della Repubblica,
Artese non approfitta della grande notorietà, dovuta alle sue rocambolesche
imprese di partigiano, per ottenere
onori e vantaggi: dopo aver fatto per
alcuni anni il corbellaio, nel 1955 viene assunto dal Comune di Pistoia come
spazzino e svolgerà questa mansione fino
all’età della pensione.
La foto è stata
scattata nel 2004 dallo storico pistoiese Carlo Onofrio Gori
Fonte: Comune di
Pistoia
* Ricevo dal Comune di Pistoia e volentieri pubblico questo questo comunicato sull'appuntamento di stesera nel ricordo dell'amico Artese Benesperi
COG
"carlo gori" "Carlo O. Gori" "carlo o. gori artese benesperi" "pistoia 1944"
Aggiungo qui sotto, segnalandolo, l' immagine questo bel DVD curato da Renzo Corsini ed edito dall'ANPI Pistoia, che, tra l'altro, riporta una mia foto del 2004 ad Artese presa fuori dal Circolo Garibaldi in Corso Gramsci, durante l'intervista su Silvano Fedi che gli feci nel 2004 per un articolo su "Microstoria".
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