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domenica 23 dicembre 2012

C.O. Gori. Curiosità storiche. Toscana: un Calendario fino al 1749

Fino al 1749 un ... Calendario toscano 


Non tutti in sanno che nello Stato toscano fino al 20 novembre del 1749 fu in uso il “calendario fiorentino” (che convisse con simili calendari anche a Pisa e a Siena) nel quale l’anno si faceva iniziare non col 1° gennaio, ma il 25 marzo con la festa dell' Annunciazione a Maria. Esso venne definitivamente abolito per decreto dal Granduca Francesco III di Lorena, il quale ordinò che in tutto il territorio toscano il nuovo anno 1750 dovesse iniziare dal 1º gennaio.
Occorre notare che l'uso di un particolare calendario, oggi che la maggior parte dei Paesi del mondo se non per “credenza”, bensì per praticità adotta ufficialmente per convenzione il calendario gregoriano (calendario solare che prende il nome da papa Gregorio XIII, che lo introdusse nel 1582 a modifica del calendario giuliano), non fu prerogativa di Firenze, ma rientra in quel più vasto fenomeno secondo il quale i paesi europei, nel corso del Medio Evo e fin nell'Età Moderna regolarono il computo del tempo secondo tradizioni locali e variabili. L’ Era Cristiana - come punto d’inizio per la numerazione degli anni, concepita nel VI secolo dal monaco Dionigi il Piccolo che identificò l'anno di nascita di Gesù Cristo nel 754 di Roma - non fu accettata subito né ovunque e fra l'altro, conteneva un errore di calcolo, che non venne rilevato se non più tardi. Carlo Magno la fece adottare nei suoi domini, nel secolo IX; nei territori germanico venne adottata  nel secolo X, in quelli spagnoli nel 1100, in Portogallo e in Austria ancora più tardi. Medesime divergenze si ebbero circa il giorno iniziale di ogni nuovo anno. A Venezia venne scelto il 1° marzo; alcune città lombarde, fra cui Pavia, adottarono il 16 marzo, data seguita per qualche tempo anche dal Capodanno inglese; Firenze, come si è detto, scelse il 25 marzo.
Nel Regno di Francia il Capodanno coincise a lungo con la Pasqua; altre parti d'Italia e gli Stati della Germania scelsero invece il 15 dicembre. Tanta varietà di “capodanni” è intuibile rammentando da una parte l'isolamento e la carenza di comunicazioni peculiari dell'età medioevale; dall'altra, il carattere puramente convenzionale e in fondo arbitrario e che è il dato comune alle diverse date adottate come “punti di partenza”.
Oggi con il prevalere soprattutto in campo economico della prospettiva eurocentrica il calendario più diffuso in parziale alternativa al calendario Gregoriano, è il calendario islamico (un calendario lunare, in uso in alcuni paesi islamici), mentre è ancora praticato il calendario Ebraico (lunisolare). Affiancati al Gregoriano inoltre sono ancora parzialmente in uso il calendario tradizionale cinese (la Repubblica Popolare ufficialmente per praticità spesso si adegua al gregoriano) e quello Giuliano, oggi in uso solo per motivi religiosi o liturgici nelle Chiese cristiano-ortodosse: 13 giorni di differenza  tra le festività religiose "fisse" ortodosse e quelle delle altre confessioni cristiane.
A seconda del calendario può variare sia l'anno da cui si cominciano a contare gli anni (per il Gregoriano è la nascita di Gesù, per i Musulmani il nostro 622 d.C., per gli Ebrei il nostro 3760 a.C.) che il giorno di inizio dell'anno (per noi il 1 Gennaio, per i cinesi nel segno dell'Acquario).
Un calendario di “rottura”, creato in contrapposizione alla tradizione cristiana, fu il “Calendrier Révolutionnaire Français” (o Calendrier Républicain Français), elaborato da una apposita commissione scientifica. Infatti la Rivoluzione francese, dopo aver creato il 1º agosto 1793 il Sistema metrico decimale ritenne necessario, sulla base dei valori di natura e libertà umana,  intervenire anche sul calendario. Approvato a Parigi dalla Convenzione Nazionale il 24 novembre del 1793, il “Calendrier” rimase in vigore fino al 31 dicembre 1805 e poi tornò in vigore a Parigi durante la rivoluzionaria Comune del 1871. In esso l'anno era composto da 12 mesi di 30 giorni ciascuno, che a loro volta erano suddivisi in tre periodi di 10 giorni. Il Capodanno era invece stabilito al 23 settembre con l'equinozio d'autunno. Ad ogni anno venivano aggiunti 5 giorni in più, 6 per l'anno bisestile, per mantenerlo sincronizzato con l'anno tropico. I nomi dei mesi erano, a partire dal primo dell'anno il 23 settembre: Vendemmiaio, Brumaio, Frimaio, Nevoso, Piovoso, Ventoso, Germile, Fiorile, Pratile, Messidoro, Termidoro e Fruttidoro.
Per rimanere in ambito “rivoluzionario” in Russia fino alla rivoluzione sovietica del 1917 fu adottato il calendario giuliano l'Unione Sovietica nel 1918 adottò il calendario gregoriano, r quindi l’anniversario della rivoluzione d’Ottobre (il nome rimase) venne successivamente festeggiato il 7 novembre (secondo il nuovo calendario gregoriano) e non il 25 ottobre (secondo il calendario zarista giuliano). Nel 1923 entrò ufficialmente  in vigore un Calendario rivoluzionario sovietico  poiché fu modificato il calcolo per decidere quali anni centenari fossero bisestili. In esso, tra gli anni divisibili per 100 erano bisestili solo quelli che divisi per 9 davano come resto 2 o 6. Il primo anno di discordanza con il calendario gregoriano sarebbe stato il 2800. Dal 1940 il Calendario rivoluzionario sovietico fu abbandonato e l’Urss tornò al calendario gregoriano.
Tornando ad oggi, come s’è anche detto sopra, convivono, sovente non in completa sostituzione, ma “accanto” al calendario gregoriano, quello musulmano, quello ebraico, il calendario nazionale indiano (chiamato anche calendario Saka) ed altri, e in tal senso possono variare sia l'anno da cui si cominciano a contare gli anni (ad es. se per il Gregoriano è la nascita di Gesù, per i Musulmani è il nostro 622 d.C., per gli Ebrei è il nostro 3760 a.C.) che il giorno di inizio dell'anno (per noi il 1 Gennaio, per i cinesi nel segno dell'Acquario).
Il vecchio calendario fiorentino granducale durò più a lungo degli altri probabilmente perché la scelta su cui si basava era in fondo la più ragionevole. Infatti, se si computano gli anni a partire da quello in cui nacque Gesù, il 25 marzo, ossia la data in cui l'Incarnazione (ricorrenza dell’Annuncio  alla Vergine Maria appare la più logica da scegliersi come Capodanno. Essa coincide inoltre con l'inizio della primavera e, con uno scarto di pochi giorni, con l'entrata del sole nella Costellazione d'Ariete e gli antichi proprio dall'Ariete incominciavano il computo dei segni zodiacali.
L'epoca precisa in cui fu adottato il calendario fiorentino non è accertata; esso in ogni modo ebbe radici molto antiche e occorre storicamente notare che nel medioevo, e anche dopo, a Pisa ed in alcune parti della Toscana era stato in vigore anche il cosiddetto “calendario pisano”, o “stile dell'Incarnazione al modo pisano” per il quale l'anno iniziava, come a Firenze, il 25 marzo con la festa liturgica dell'Annunciazione della Vergine Maria, ma rispetto allo "stile dell'Incarnazione al modo fiorentino", utilizzato appunto, sicuramente dal periodo medievale, oltre a Firenze anche in altre città dell'Italia (ad es.  Piacenza), il calendario pisano, in base a particolari calcoli, finiva per differire di un anno esatto per cui mentre a  Firenze un  documento datava, ad esempio, 21 ottobre 1400, nello stesso giorno a Pisa esso veniva datato 21 ottobre 1401.
Ovvio che in sede storiografica, per quanto concerne i personaggi nati o morti a Firenze e in Toscana prima del 1750, o cronache di fatti, l'uso di questi calendari ha dato spesso luogo a una curiosa (e diciamolo, anche fastidiosa) duplicità (o triplicità) di date.
                                                               
                                                             


                            Carlo Onofrio Gori
                                









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