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mercoledì 1 maggio 2013

Curiosità toscane: il Canto (o “la pezza”) degli Aretini a Firenze


Scorrendo su Facebook mi sono imbattuto in un post dell’amico FB Carlo Alberto Donatini, fiorentino, che commentando: “Interessante e mai saputo”,  ha condiviso una foto, pubblicata su FB con commento, di Sergio Alessi. Si tratta in sostanza di un piccolo fazzoletto di terreno con in mezzo una stele commemorativa posto fra le case all’angolo fra via di Ripoli e via Accolti, di proprietà del Comune di Arezzo, in pieno territorio del Comune di Firenze. Vediamone la storia. Scrive Sergio Alessi: Sull'angolo tra via di Ripoli e via Accolti c'è un piccolo pezzetto di terreno di pochi metri quadrati che dal lontano 1289 è proprietà del comune di Arezzo. Durante il rientro vittorioso dei Guelfi dalla famosa battaglia di Campaldino i capitani dello sconfitto esercito aretino, alle porte di Firenze, chiesero di poter seppellire i propri morti che non avevano retto le sofferenze della lunga marcia. I comandanti fiorentini acconsentirono  I comandanti fiorentini acconsentirono ad una condizione, che da quel momento il piccolo cimitero, denominato "la pezza aretina", fosse curato interamente da loro. Tuttora esiste un monumento gestito interamente dal comune di Arezzo”. 
Andando per curiosità a vedere su Google map e poi ponendo un quesito su Google, ho avuto l’opportunità di vedere dal computer il luogo e poi di trovare un blog molto interessante di Roberto Di Ferdinando, “Curiosità di Firenze”, che nel post di domenica 4 dicembre 2011 si sofferma su questa particolarità storica, così, un po’ diversamente da Alessi, descrivendola: “Il Canto degli Aretini. In via di Ripoli 51, all’angolo (canto) con via Benedetto Accolti, zona Firenze sud, c’è il Canto degli Aretini, un piccolissimo spazio verde, recintato da una ringhiera e da aiuole, con al centro una colonna spezzata. Questi pochi metri quadrati, come dice il nome, sono sotto l’amministrazione diretta e giurisdizione del Comune di Arezzo per un fatto storico. Infatti, nel 1289 nella battaglia di Campaldino contro Arezzo, Firenze catturò un migliaio di nemici che furono rinchiusi nelle carceri cittadine. Molti di questi prigionieri finirono i loro giorni nelle carceri e per molti di questi, circa un centinaio, i più poveri, dato che nessuno ne reclamava i corpi, fu deciso di seppellirli in una fossa comune, proprio qui, lungo la strada (oggi via di Ripoli) ed Arezzo si preoccupò di averne cura. La colonna fu posta nel 1921 per volontà del comune di Arezzo e sul piedistallo furono incise le seguenti parole commemorative dettate da Isidoro del Lungo: “SULLA VIA LUNGO LA QUALE L’OSTE/GUELFA FIORENTINA MOVEVA LE INSEGNE/PER ANDARE IN TERRA DI NEMICI QUESTO/COSIDDETTO <<CANTONE DI AREZZO>> CHE/E’ DEL COMUNE GHIBELLINO PROPRIETA’/D’IGNOTA SECOLARE ORIGINE RICEVEVA/DAL VERSO IMMORTALE DEL POETA COMBATTENTE/IN CAMPALDINO MEMORIA DEGLI INFAUSTI/ODII DA CITTA’ A CITTA’ OGGI/NELL’ITALIANA CONCORDE POTENZA/ABOLITI PER SEMPRE.” 
L’immortale poeta citato nella lapide è Dante che partecipò alla battaglia di Campaldino, ricordandola nell’Inferno. Ogni anno, l’11 giugno sulla colonna le amministrazioni comunali di Arezzo e Firenze, oggi in pace, posano una corona di fiori in ricordo di quei morti. RDF Testo e foto di Roberto Di Ferdinando”. Segnalo volentieri il tutto, come raccomando ai miei lettori l’interessante blog di Roberto Di Ferdinando che, come vedo dalla sua biografia allegata, ha collaborato a riviste come “Microstoria” con le quali ho collaborato anch’io. Chiudo citando il titolo ed sottotitolo di questo suo interessante blog: “Curiosità di Firenze. Benvenuto. Un blog che cerca, semplicemente, di dare risalto a quelle piccole curiosità storiche di cui Firenze è piena e che hanno contribuito anche loro a fare grande la città del Fiore. I testi e le foto qui presentati possono essere riprodotti ed utilizzati liberamente, purche´ sia citata la fonte. Grazie. Serena lettura. Roberto Di Ferdinando”. Qui in alto accanto al titolo, comparate, le due foto di Alessi e Di Francesco che ringrazio per questa segnalazione di “piccola”, tormentata, ma comunque importante, vecchia storia di noi toscani, invero troppo individualisti, e che malgrado lo Stato Mediceo e quello Lorenese, solo col Risorgimento riuscirono a superare i vecchi campanilismi e le "piccole patrie", superstiti anche nel Granducato, ed entrare, insieme, nello Stato Nazionale italiano.


         
                                                    
                                                   COG 













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