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martedì 12 aprile 2011

Carlo Onofrio Gori. Risorgimento. I Macchiaioli

Fra “la meglio gioventù” dell’Ottocento:  i Macchiaioli,  pittori rivoluzionari e patrioti democratici


Un famoso e bel ritratto di Garibaldi, dipinto da Silvestro Lega, è stata forse l’icona più ricorrente delle recenti celebrazioni del Bicentenario. Il romagnolo-toscano Lega, che fu tra gli ultimi ad aderire alla corrente dei Macchiaioli per divenirne alla fine protagonista assoluto, lo tratteggiò nel 1861 sull’onda di un suo incontro con l’Eroe avvenuto tre anni prima a Modigliana dove il Generale si era recato per incontrare don Giovanni Verità, il sacerdote che nel 1849 lo aveva messo in salvo quando, dopo il fallimento della resistenza della Repubblica Romana,  era braccato dagli eserciti nemici.
Questa immagine corrucciata del Generale (che farà pendant con l’altro suo famoso ritratto di Mazzini morente) nella quale Lega, mazziniano coerente e “garibaldino”, sembra alludere anche al suo rammarico nel vedere delusi, all'indomani dell'unità italiana, gli ideali democratici in cui credeva e per i quali si era battuto, ci da l’occasione per ricordare questo movimento di giovani pittori, impegnati a superare accademie e romanticismi per ritrarre la natura dal vero, sviluppatosi a Firenze dalla seconda metà dell'Ottocento in parallelo all'insorgere delle passioni politiche e delle aspirazioni di unità e indipendenza suscitate dai moti popolari del '48.
Nei macchiaioli la volontà di rifondare il linguaggio artistico sarà infatti sempre strettamente legata alla forte tensione morale e al coinvolgimento nell’azione politica, ed  uno degli elementi accomunanti di questo gruppo di ammiratori di Mazzini e di Garibaldi sarà costantemente la condivisione dei valori di patriottismo e di democrazia, una democrazia dai connotati anche molto radicali, con evidenti propensioni  verso il socialismo, come ad esempio avverrà per Telemaco Signorini e Diego Martelli. 
Com’è noto il termine “Macchiaioli” fu coniato in senso dispregiativo da un anonimo giornalista in un articolo comparso sulla “Gazzetta del Popolo” di Torino del 3 novembre 1862, ma quei pittori  vollero  polemica­mente adottare il nuovo termine con una accezione positiva, come definizione e “segno” di un vero e proprio movimento operante nel periodo del trapasso dal gusto romantico a quello verista.  
II ritrovo culla e simbolo dei pittori fu il Caffè Michelangiolo, che non era nella zona del famoso omonimo Piazzale, come un distratto recensore di recenti mostre è stato indotto erroneamente a pensare, ma era giù in città, nella medicea via Larga (oggi via Cavour), già da allora una delle più belle strade di Firenze, a due passi dall’Accademia.
Il Caffè, che oggi non esiste più, si componeva di due locali , uno dei quali, come possiamo vedere in un famoso dipinto di Adriano Cecioni, decorato dagli artisti che lo frequentavano, e proprio in quella stanza già dal 1849-50, avvennero le prime  vivaci ed informali riunioni.
Gli artisti che costituirono quel nu­cleo “storico” e principale del movimento furono i fiorentini Cecioni, scrittore e scultore oltre che pittore, e Raffaele Sernesi; il livornese Serafino De Tivoli, il pisano Odoardo Borrani, il pesarese Vito D'Ancona; a loro si aggiunsero via via poco dopo il napoletano Giuseppe Abbati, il veronese Vincenzo Cabianca ed i fiorentini Telemaco Signorini e Diego Martelli, quest’ultimo ancora giovanissimo, che della corrente diverrà critico intelligente e mecenate sensibile.
Il periodo più vivo dei loro approfondimenti va dal 1854 al 1860, ma è dal 1856 che, con l’apertura al pubblico della collezione, ricca di capolavori della migliore pittura contemporanea france­se (compresi quelli della scuola di Barbizon precorritrice dell’impressionismo), conservata  nella Villa Pratolino del principe Anatoli Demidoff e con l’arrivo nel gruppo del napoletano Domenico Morelli,  del foggiano Francesco Saverio Altamura e del livornese Serafino De Tivoli, tutti reduci dalle esperienze artistiche parigine, le iniziali e confuse aspirazioni e sperimentazioni della corrente trovarono via via approdo in una maturazione più concreta che individuò chiaramente nell'accentuato contra­sto timbrico e chiaroscurale della “macchia” il principio fondante di una nuova maniera.
Dalla fine degli anni Cinquanta confluiscono nei macchiaioli altre importanti figure di artisti che contribuiranno a caratterizzare in modo indelebile la corrente: Giovanni Fattori, Raffaello Sernesi,  Giovanni Nino Costa,  Federico Zandomeneghi,  Silvestro Lega,  Giovanni Boldini, e di tanti altri poi considerati dalla critica “minori”.
Ed è  proprio in questi anni, con la guerra del 1859  e la fine del Granducato di Toscana e poi nel 1860 con l’Impresa dei Mille, che si apre un altro decennale e decisivo capitolo del movimento, riguardante non solo la ricerca pittorica, ma anche una partecipazione attiva di molti macchiaioli  alla battaglie del Risorgimento.
Borrani, Cabianca, Signorini, Martelli partirono volontari nel 1859, gli ultimi due con Garibaldi, come fu nel 1860 col Generale, Abbati, che nella Campagna meridionale perderà l'occhio destro, mentre Martelli tornerà con l’Eroe in quel fatale 1866, lo stesso in cui Sernesi, ferito e catturato in battaglia morirà a Bolzano prigioniero degli Austriaci a soli ventisette anni. Anche nel 1867 il romano Nino Costa, garibaldino convinto, che tanta influenza esercitò  sulla pittura dei fiorentini ed in particolare su Fattori, sarà col Generale a Mentana, come lo era stato  nel 1848 durante la Repubblica Romana e sarà, tra l'altro, uno dei primi ad entrare in Roma liberata dal potere pontificio nel '70.
Ma anche chi non partì in questi frangenti, darà poi il suo contributo sul piano artistico, ed è questo ad esempio il caso di Giovanni Fattori, pittore livornese (insieme con Signorini e Cecioni, teorico del gruppo) che anche se non si misurò sui campi di battaglia, fu in molti modi, fin dal ’48, sempre dalla parte dei patrioti, traendo ispirazione per tutto il resto del suo percorso artistico dai temi e soggetti di ambiente militare, destinati a divenire l’aspetto più noto, ma forse – fatte salve due o tre opere – non migliore, della sua produzione. Risultò, tra l’altro,  vincitore del famoso concorso, promosso alla fine del 1859 da Bettino Ricasoli,  riservato ad opere artistiche che si collegassero al soggetto militare risorgimentale, filone nel quale poi si confronteranno un po’ tutti i macchiaioli, da Lega a Signorini. Dell’opera di Fattori vale la pena qui ricordare, tra i tanti suoi famosi dipinti “militari”, il noto, semplicissimo e straordinario In vedetta con i tre soldati a cavallo che vengono quasi proiettati contro il muro calcinato e l’orizzonte piatto per il calore, e l’aspra immagine deLo staffato, opera tarda del 1880, che possiamo decifrare anche come simbolo dei sentimenti di dramma e di disagio suscitati in lui dal tradimento degli ideali del Risorgimento, nella quale un cavalleggero viene trascinato a morte dal cavallo che lo ha disarcionato lasciando sul terreno ampie strisce del suo sangue.
Occorre inoltre ricordare che anche il “nostro” Lega (che nel 1848 non aveva esitato ad arruolarsi volontario nel se­condo Battaglione Fiorentino insieme al fratello Carlo e ad altri artisti fiorentini, fra i quali Serafino De Tivoli, partecipando all'assedio di Mantova e alla battaglia di Curtatone), fornirà un’immagine indelebile della guerra del ’59 col suo famoso quadro in cui raffigura alcuni austriaci condotti prigionieri da nostri bersaglieri.
Del resto, osservando i quadri realizzati soprattutto intorno al 1859, vediamo che protagonista di vari dipinti macchiaioli è il tricolore italiano, e non sarà difficile individuare rapidi accostamenti di bianco, rosso e verde, talora assai minuti, segnali a volte furtivi e allusivi di un fervore patriottico autentico, presenti altre volte in maniera esplicita, ad esempio,  ne La prima bandiera italiana in Firenze nel 1859 di Altamura e ne Il 26 aprile 1859 di Borrani, che ricorda il giorno antecedente la partenza da Firenze del granduca Leopoldo II, costretto a furor di popolo a lasciare la Toscana.
Durante lo scorrere degli anni Sessanta quella passione patriottica che aveva animato gli artisti, e che indurrà alcuni di loro nel 1866 a lasciare i pennelli per prendere nuovamente il fucile, è progressivamente delusa dall'assetto politico che sta prendendo la nuova Italia unita, anche perché anche dopo l’annessione del Veneto,  rimangono aperte le ferite del Trentino e di Roma non ancora liberati.
E’ un periodo in cui tutto l’ entusiasmo e la passione dei pittori si  rivolgono ad un’attività febbrile che vede lo sviluppo e la precisazione della tecnica di macchia e che si esprime in sedi decentrate rispetto a Firenze e cioè nelle espe­rienze parallele, ma a volte anche dialetticamente dif­ferenti, avviate ambedue dal 1861 e concentrate attorno ai due cenacoli artistici, impropriamente poi definiti “scuole”, del  litorale di Castiglioncello, e della campagna fiorentina di Piagentina. 
A Castiglioncello Diego Martelli aveva ereditato una tenuta nella quale ospiterà per lunghi periodi i suoi amici pittori, che scoprono mare, radure e la luce stupenda delle albe e dei tramonti sulla costa, una natura oggi ahimé urbanizzata, ma allora splendida ed incontaminata, che si tra­dusse nelle mirabili Vedute e Marine di Abbati,  Sernesi e Borrani, ma soprattutto nelle solari te­le di Fattori, affermatosi a partire dal '67 come la figura dominante del gruppo. L’anima vera di Piagentina, nella campagna appena fuori Porta alla Croce, è invece Silvestro Lega, ospite dell'amico edito­re Batelli in un casolare vicino al punto (oggi coperto dalle strade e inglobato dalla città) dove il torrente Africo si butta(va) nelle verdi acque dell'Arno.
In questi due luoghi i pittori, dipingono en plain air e ragionano di ombre, di luce, di colore, ma anche di relazioni con la vita politica, sociale, intima, da cui per loro l'arte non può esser disgiunta, maturando nel contempo la convinzione che nell’Italia, ormai quasi del tutto unita sotto il segno della monarchia sabauda, è ormai  soffocata quella rivoluzione politica democratica ed egualitaria, in cui loro avevano sperato e per la quale si erano battuti insieme a tanti altri artisti e intellettuali.
Ed è in reazione al "tradimento" degli ideali mazziniani e dell'azione di Garibaldi, che i pittori trovano via via sbocco emotivo ed etico, sia nella calma ed evocativa ricerca illuministica di Castiglioncello, che evidenzia la bellezza dei luoghi in riva al mare e ispira la nostalgia dell'uomo moderno per la quiete del tempo passato, sia nella rappresentazione della vita quotidiana fra i casolari degli orti di Piacentina, intesa da Lega nella “purezza della forma dei maestri del Quattrocento” e con le spalle significativamente ben volte alla nuova Capitale del Regno e a quelle vecchie mura fiorentine che nel 1866 verranno distrutte.
Nel 1867, Telemaco Signorini sul “Gazzettino delle Arti del Disegno”, giornale ideato, edito e diretto dallo stesso pittore, tracciò in venticinque articoli un panorama dettagliato del movimento macchiaiolo, connotandolo come centro innovativo e fucina di soluzioni nuove, riconoscendo nella pittura naturalistica la forma d’arte più consona e rappresentativa del suo tempo nella fedeltà ad un paesaggio morale, prima ancora che naturale.  
La chiusura del “Gazzettino” (1868) coincise con la fine del periodo di maggior coesione del gruppo, che si andò progressivamente disperdendo dalla fine degli anni Sessanta per varie vicende, fra cui la morte di Abbati, e come abbiamo visto, di Sernesi, mentre Martelli e altri affrontavano il rapporto e il confronto con la contemporanea pittura impressionistica francese.
Finiva così la straordinaria esperienza di questa corrente artistica , e con essa una felice stagione creativa e ineguagliata nella pittura di tutto l’Ottocento italiano per il numero e la qualità dei pittori che vi presero parte.
Il movimento macchiaiolo fu deriso e non amato dai benpensanti del tempo e, per moltissimi anni, pressoché ignorato dalla cultura ufficiale italiana, ma, come dimostrano le numerose importanti mostre in questi ultimi anni a loro dedicate (e soprattutto e significativamente nel 2007 anno del Bicentenario di Garibaldi), il tempo è stato galantuomo con questi appassionati maestri, fuori dagli schemi virtuosi delle accademie e del purismo artistico, e capaci, ancora oggi, di parlare al cuore di quella gente semplice e dignitosa che loro raffigurarono con tanto amore e partecipazione e con una suggestione che mantiene  intatta tutto il suo fascino.
Un riconoscimento postumo e doveroso  per chi, come loro, si dimostrò autentico artista, artigianalmente votato ad un mestiere sentito con dedizione assoluta, nel raccordo fra arte e società e nel solco della trascrizione schiva, non “gridata”, ma fedele ed autentica in quanto sinceramente democratica e progressista, dell'etica risorgimentale.
E’ questa l’Italia seria, intraprendente, intelligente, tollerante, civile e giusta che tanti  connazionali, a partire dal Generale, avrebbero voluto, e che ci è storicamente troppo sovente mancata, e ci manca.
                                                                             
  
                          Carlo O. Gori
                                                                                                                            
                                                                                                       



"carlo onofrio gori" e "camicia rossa"


Rielaborazione dell’articolo di Carlo O. Gori, Fra “la meglio gioventù” dell’Ottocento:  i Macchiaioli,  pittori rivoluzionari e patrioti democratici, in "Camicia rossa",  n. 3/4 (lug.-dic. 2007)



Pubblicato il 20 Dic. 2010 anche sul blog:





Questo articolo è riproducibile parzialmente o totalmente previo consenso o citazione esplicita dell'Autore.















"carlo gori"

7 commenti:

  1. Professore, la seguo sempre con interesse anche se è un pezzetto che non mi sono fatta sentire. Questo pezzi sul Risorgimento dei pistoiesi nuovo blog mi sono piaciuti molto. Continui che qualcosa,
    in questo Paese strano, resta!
    Mara Poli

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  2. Da: "Arch. Sidoti Concetta" [Aggiungi alla rubrica]
    A:
    Data: 26 Feb 2011 - 09:42
    Oggetto: Richiesta consenso all' utilizzo di un articolo
    Gentile Professore, sono architetto e insegnante di arte e immagine. Potrei adoperare il suo articolo "Storia. Il Risorgimento dei Macchiaioli" per uno studio sul Risorgimento nell' arte che stiamo svolgendo con i miei allievi? Penso che ne trarremo alcune parti per una presentazione multimediale, nella quale sarebbe citato in forma adeguata. Cordiali saluti. Concetta Sidoti Abate

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  3. Da: "Sergio Goretti" [Aggiungi alla rubrica]
    A: "Gori Carlo Onofrio"
    Data: 11 Dic 2008 - 23:28
    Oggetto: segnalazione
    Caro Carlo,
    ti informo che nel fascicolo di luglio-settembre 2008 della "Rassegna storica del Risorgimento" è segnalato il tuo articolo "I Macchiaioli, pittori rivoluzionari e patrioti democratici" pubblicato in Camicia Rossa n. 3-4 del 2007.
    Ringraziandoti per la collaborazione ti saluto cordialmente.
    Sergio Goretti

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  5. Da: "Sergio Goretti" [Aggiungi alla rubrica]
    A:
    Data: 15 Dic 2008 - 22:25
    Oggetto: Re: da Carlo O. Gori_Re: segnalazione
    Caro Carlo
    ti ringrazio della mail che mi hai inviato e delle foto del libro sul garibaldino Mecnikov e della promessa recensione. Mi farebbe piacere avere anche il libro per la biblioteca di Camicia Rossa: a chi lo posso chiedere?
    L'articolo che mi inviasti su Dunyov l'avevo preparato per la pubblicazione, poi è uscito Microstoria con analogo testo: non ho avuto modo di verificare le differenze e in ogni caso mi dovresti assicurare che non vi sono problemi con la rivista di Fabrizio Nucci.
    Ottima l'idea di una rielaborazione del lavoro sui prigionieri toscani a Curtatone e Montanara con riflessioni che l'attualizzano.
    Ringraziandoti per la squisita collaborazione, ti saluto con affetto,
    Sergio
    ----- Original Message -----
    From: cog@interfree.it
    To: camiciarossa@virgilio.it ; cog@interfree.it
    Sent: Friday, December 12, 2008 9:30 AM
    Subject: da Carlo O. Gori_Re: segnalazione

    Carissimo Sergio,

    ti ringrazio sentitamente per la sempre puntuale e cortese segnalazione. Ho il piacere di comunicarti che, dopo una edizione a tiratura limitata promossa dal curatore-traduttore Prof. Risaliti finalmente è recentemente uscito per le edizioni del CIRVI e col patrocinio del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario (presentazione di Lauro Rossi) il libro "Memorie di un garibaldino. La spedizione dei Mille" (328 p.) del garibaldino russo-ucraino Lev Ili'ič Meč'nikov sul quale scrissi nel n. 1 (2007) di "Camicia rossa". Sto preparando in proposito per la rivista una breve recensione. Ti ricordo inoltre che a suo tempo ti ho inviato l'articolo su Dunyov e che, se può interessare alla rivista, avrei in preparazione la rielaborazione ampliata di un mio articol o a suo tempo apparso su "Microstoria" riguardante l'esperienza di alcuni prigionieri toscani di Curtatone e Montanara verso e nella prigionia, scontata nella (poi famigerata) fortezza boema di Terezin: è anche una riflessione sui diritti umani e l'imbarbarimento delle vicende belliche verificatosi soprattutto nel '900 rispetto all''800.
    Torno a ringraziarti salutandoti cordialissimamente.
    Carlo O. Gori



    -----Messaggio originale-----
    Da: "Sergio Goretti"
    Inviato il: 11 Dic 2008 - 23:28
    A: "Gori Carlo Onofrio"

    Caro Carlo,
    ti informo che nel fascicolo di luglio-settembre 2008 della "Rassegna storica del Risorgimento" è segnalato il tuo articolo "I Macchiaioli, pittori rivoluzionari e patrioti democratici" pubblicato in Camicia Rossa n. 3-4 del 2007.
    Ringraziandoti per la collaborazione ti saluto cordialmente.
    Sergio Goretti

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  7. Da: Paola Lovisolo [Aggiungi alla rubrica]
    A: cog@interfree.it
    Data: 20 Dic 2010 - 10:39
    Oggetto: Re: Re: Re: da Viadellebelledonne
    è on line.
    molti auguri anche a Lei, Carlo.
    a rileggerci.
    paola lovisolo



    Da: "cog@interfree.it"
    A: paola_lovisolo@yahoo.it
    Inviato: Lun 20 dicembre 2010, 11:21:13
    Oggetto: Re: Re: Re: da Viadellebelledonne

    Cara Paola,

    La ringrazio sentitamente e Le porgo i miei più vivi auguri di buone feste.
    Carlo O. Gori

    -----Messaggio originale-----
    Da: Paola Lovisolo
    Inviato il: 19 Dic 2010 - 08:37
    A: cog@interfree.it

    ... essendo una bellissima biografia e rispondendo tutta alle cose della sua vita la pubblicherò tutta senza quantificare. solitamente non lo faccio anzi ho un leggero timore che il blog sia un po' inadeguato nel senso che mi piacerebbe che quando ha colpito me del suo scritto colpisca anche i lettori, ma ci proviamo perché l' argomento è importante e mi sta a cuore e quindi veramente grazie ancora per la concessione.
    buona domenica
    paola lovisolo

    ps: appena on line l' avviso.



    Da: "cog@interfree.it"
    A: paola_lovisolo@yahoo.it
    Inviato: Gio 16 dicembre 2010, 20:38:38
    Oggetto: Re: Re: da Viadellebelledonne

    Gent.ma Sig.ra Paola,

    La ringrazio, nessun problema da parte mia!
    Le invio in allegato la biografia con i link che ho qui sottomano, ma vedo che è un po' lunga...può benissimo sintetizzare pubblicando ad es. "Per lungo tempo bibliotecario a Pistoia, si occupa di biblioteconomia, letteratura, storia (soprattutto contemporanea, del Risorgimento e locale). Ha pubblicato libri, organizzato convegni e collaborato a varie riviste".

    Le porgo cordiali saluti e auguri di buone feste.

    Carlo O. Gori

    -----Messaggio originale-----
    Da: Paola Lovisolo
    Inviato il: 14 Dic 2010 - 18:48
    A: cog@interfree.it

    buonasera signor Carlo

    l' articolo che lei mi ha messo gentilmente a disposizione

    http://historiablogori.splinder.com/post/18939401

    verrà pubblicato il venti c.m., salvo disguidi interni alla redazione dei quali avrò cura di avvisarla. se fossero insorti invece problemi da parte sua in merito alla pubblicazione mi faccia sapere perfavore. grazie ancora e perdoni il tono informale di questa mia.

    ps: se potesse inviarmi una sua biografia coi link che vorrebbe pubblicare in calce oltre a quello del suo blog, le sarei grata.
    ringraziandoLa ancora per il garbo, mi precedano i miei saluti cordiali.
    paola lovisolo

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