Pagine

lunedì 12 dicembre 2011

Carlo Onofrio Gori. Risorgimento. Lev Ili'ič Meč'nikov, un garibaldino russo in Toscana. 2011 - 150th Anniversary of the Unification of Italy

Lev Ili'ič Meč'nikov, un garibaldino russo in Toscana


Dopo una edizione a tiratura limitata promossa dal curatore-traduttore Prof. Renato Risaliti, noto slavista, il libro dell’intellettuale russo-ucraino Lev Ili'ič Meč'nikov Memorie di un garibaldino. La spedizione dei Mille,sul quale già scrivemmo nel n. 1 (2007) di "Camicia rossa", è finalmente uscito per le edizioni del CIRVI e col patrocinio del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario della nascita di Garibaldi.
Il libro di Meč'nikov “una delle maggiori personalità russe  della seconda metà del secolo XIX –afferma il prefatore Lauro Rossi, Segretario del Comitato Nazionale – aggiunge un tassello importante alle pubblicazioni che hanno caratterizzato il bicentenario”.
Questo scritto, corredato con 27 disegni a matita, sette a penna e undici acquarelli, tutti di mano dell’autore, scoperto da Risaliti e dallo studioso ucraino Mykola Varvarcev ,  apparve a puntate nel 1861 in forma di reportage nei numeri di settembre, ottobre e novembre della rivista “Russkij Vestnik”, la cui collezione è rimasta fino a pochi anni fa chiusa nell’ immenso archivio della Federazione russa a Mosca, in quanto Katkov, il direttore della rivista, era a suo tempo diventato un sostenitore dell'autocrazia zarista. 
Lev Ili'ič Meč'nikov era nato a Pietroburgo nel 1838 da una famiglia aristocratica russa (il fratello Ilia Ili'ič fu premio Nobel 1908 per la medicina) con vasti possedimenti a Charkov in Ucraina. Nel 1859, subito dopo aver conseguita una brillante laurea in matematica, il giovane russo, grande amante della pittura italiana, si reca a Venezia e si immerge nell'arte e nel modo di sentire degli italiani dell'epoca condividendone le loro aspirazioni alla indipendenza ed all'unità. Per questo nel 1860 alla notizia dello sbarco dei garibaldini in Sicilia si sposta a Firenze, dove a Castel Pulci Giovanni Nicotera stava per conto del Generale arruolando un battaglione di camicie rosse che solo dopo notevoli sforzi riuscì a salpare da Livorno per raggiungere Garibaldi.
Lev, che sarebbe stato poi ferito alla Battaglia del Volturno e promosso ufficiale sul campo, in ogni momento della sua avventura tenne questo fedele diario consegnandoci un reportage di prima mano, palpitante e circostanziato, ricco di episodi e di particolari inediti, “grazie al quale – a giudizio del Prof. Risaliti – si possono oggi correggere inesattezze storiografiche, ripensare o ridimensionare certi giudizi accreditati e luoghi comuni circa l’Impresa dei Mille e perfino rivedere alcune consolidate teorie sul Risorgimento”.
Infatti Meč'nikov insiste molto sull’appoggio delle campagne all’impresa di Garibaldi, “in tal senso – afferma Risaliti – emergono oggi ulteriori dubbi sulla nota teoria gramsciana della mancata partecipazione contadina al moto di unificazione nazionale”. Una partecipazione dovuta anche all’appoggio a Garibaldi del basso clero, soprattutto siciliano, che sobillò i fedeli, contadini e popolani, contro i borbonici. I noti Padre Gavazzi e Fra' Pantaleo, insieme a Padre Cucurullo, della parrocchia palermitana di S. Giovanni, di cui Meč'nikov ci consegna un ritratto avvincente, sono tre dei tanti rappresentanti di questo basso clero che spesso avanza istanze sociali di tipo rivoluzionario. “In ogni caso – nota Risaliti – i più stretti collaboratori del Generale non ebbero la sensibilità, né furono all’altezza dell’Eroe, nel capire (o voler capire) i desideri delle masse popolari e soprattutto dei contadini meridionali”.
C’è poi da notare che nel reportage il ruolo di Nino Bixio appare molto meno importante e decisivo di quello dei generali Milbitz, Sirtori o Cosenz: sostanzialmente quello di un generale ambizioso e di modeste capacità militari che quand'era in preda all'ira, poteva perfino spingersi a uccidere i suoi soldati.
Lo scritto di Meč'nikov si diffonde poi su un aspetto che successivamente, in chiave nazionalistica, sarà non poco sottovalutato dalla storiografia risorgimentale post-unitaria, ma anche dalla stessa memorialistica garibaldina, e cioè sul ruolo importantissimo svolto dai volontari stranieri che costituirono varie, numericamente consistenti e combattive legioni: da quella ungherese, a quella polacca, tedesca, francese, ecc. e fra essi, oltre ad alcuni russi, c’erano perfino degli arabi e un nero.
Un personaggio che emerge a tinte forti dalla descrizione del russo è quello della “terribile camorrista” napoletana Marianna Desclopis, dal “potere assoluto di un pascià turco”, più nota col cognome De Crescenzo (ebbe due matrimoni) e famosa col soprannome di Sangiovannara, che Meč'nikov descrive come una donna dall'aspetto selvaggio “un leone o una tigre stretti in gabbia” “dagli occhi che brillavano rabbiosamente”. La donna, innamoratasi del Generale pur senza mai averlo mai visto, fece proprio il motto “Libertà-patria-democrazia”, convinse i suoi concittadini ad abbandonare i Borboni e non risparmiò né denari né sforzi per.aiutarlo nell’ Impresa.
Altro episodio cruciale del reportage è la Battaglia del Volturno. Meč'nikov  ne fa un racconto epico, con sangue, morti, feriti, atti d'eroismo, fucilate, bombardamenti e incendi, colpi di scena, imboscate, saccheggi e crudeltà. Annota ad esempio che a Caserta i garibaldini, “sei volte inferiori per numero” rispetto al nemico, vinsero non solo per il carisma di Garibaldi e il valore dei suoi ufficiali, ma anche per il triste spettacolo dalle orribili torture praticate dalla soldataglia borbonica sui prigionieri che esacerbò l'animo delle camicie rosse spronandole alla vittoria.
Altro particolare interessante riguarda l'incontro del Generale col re, che realtà non avvenne a Te­ano, ma a Santo Tamaro, ed il vero scambio di battute fu il seguente: “Salute al re d'Italia”, “Salute al migliore dei miei amici”. Va da sé che non poco tempo dopo, sull’Aspromonte, il Savoia mandò i suoi soldati contro “il migliore dei [suoi] amici” che fu gravemente ferito.
Infine alcune riflessioni sul dopo-spedizione. Nota Meč'nikov che all'arrivo delle truppe piemontesi tutti i possidenti terrieri del Napoletano tirarono un sospiro di sollievo perché temevano che Garibaldi facesse una vera rivoluzione espropriandoli dei loro beni per distribuirli al popolo e ai contadini. Ed infatti i primi atti del Savoia furono: l'annullamento dei principali decreti emessi dal Dittatore; la trasformazione dell'esercito garibaldino in esercito meridionale che avrebbe dovuto confluire in quello sabaudo (ma i garibaldini dovettero subire una severa e umiliante prova d'ammissione); il disarmo dei Mille che ad esempio originò alcuni scontri fra piemontesi e calabresi che si erano rifiutati di cedere le armi. Forse anche da questo trasse poi linfa il banditismo meridionale.

                                                                                                            Carlo Onofrio Gori
          
Recensione di C.O. Gori al libro: Lev Ili'ič Meč'nikov, Memorie di un garibaldino. La spedizione dei Mille, traduzione e cura di Renato Risaliti, presentazione di Lauro Rossi, postfazioni di Mykola Varvarcev e Renato Risaliti, Torino, CIRVI, 2008, pp. 330, Euro 29, comparsa su "Camicia rossa", a. 28, n. 4 (ott.-dic. 2008).
L'articolo può essere riprodotto in tutto o in parte citandone chiaramente gli autori.



       на фото, слева направо: Уильям Adilardi, Карло Онофрио Гори, Ренато Рисалити
                                                                                                                                  
   
Sull'Italia risorgimentale

Nel 2007 venne pubblicato, per le edizioni del CIRVI, Memorie di un garibaldino, il meraviglioso ed inedito diario-reportage di Lev Ili'ič Meč'nikov sulla Spedizione dei Mille tradotto e curato dallo slavista Renato Risaliti (Ренато Рисалити). Si trattava della raccolta degli articoli del volontario russo, ufficiale garibaldino ferito gravemente nella decisiva battaglia del Volturno, comparsi nel 1861 sulla rivista "Russkij Vestnik". Ne scrivemmo ampiamente qui in precedenti post. Quel libro, andato col tempo esaurito, è stato quest'anno ripubblicato dalla suddetta casa editrice torinese in edizione rivista ed accresciuta col titolo Memorie di un garibaldino russo ed altri scritti. In particolare Risaliti, pistoiese, aggiunge nelle ultime pagine della nuova edizione la copia di un significativo ed originale documento concernente l'elenco degli 8217 pistoiesi di tutte le classi sociali, clero compreso, che dal 4 dicembre 1859 al 4 aprile 1860 generosamente aderirono alla sottoscrizione nazionale lanciata dal Generale "pel fondo di un milione di fucili". In questo 2011 a fianco delle Memorie, sempre a cura di Risaliti e sempre per le edizioni del CIRVI compare il libro Sull'Italia risorgimentale che riporta tre dei tanti saggi sull'Italia (gli altri scritti dell'intelletuale russo sono attualmente in via di reperimento nelle biblioteche russe e ucraine, da parte di Risaliti e dello studioso ucraino Mykola Varvarcev) che Lev Ili'ič Meč'nikov scrisse successivamente al suddetto diario-reportage: Da Siena, Lettere dalla Maremma toscana eAspromonte, articoli che ampliano il quadro dell'Italia del Risorgimento e sono coevi agli avvenimenti narrati nelle Memorie, infatti Meč'nikov fino al 1864 scriverà vari articoli e saggi sull'Italia, fra cui quello fondamentale su Francesco Domenico Guerrazzi. Una volta smobilitato Meč'nikov  si stabilisce in Toscana, smette la camicia rossa di ufficiale garibaldino e si trasforma in attivo militante politico e propagandista delle idee del Generale. In Toscana incontra la donna della sua vita, Olga Skarjatina, che era però già sposata e con una figlia e,  per poter mantenere la nuova famiglia, in questo periodo vive facendo il corrispondente dall’Italia, (sempre sotto pseudonimo, dato i suoi cattivi rapporti con l’autocrazia zarista) per riviste russe, anche arricchendo la sua collaborazione con reportage di suoi saltuari viaggi  in varie parti del mondo, dal Marocco al Giappone. La corrispondenza Da Siena, firmata con lo pseudonimo "un garibaldino", fu pubblicata nel 1862 sulla rivista russa “Sovremmenaja letopis”, mentre le Lettere dalla Maremma toscana  e  Aspromontefurono pubblicati dalla rivista  “Sovremennik”, (Il Contemporaneo) fondata da Puskin e in quel periodo diretta da Nikolaj Nekrasov. Questi due articoli, come altri successivi, recano la firma di Leon Brandi, una traduzione letterale in italiano del nome russo Lev Meč'nikov. Per quanto riguarda la permanenza e le corrispondenze da Siena dell’intellettuale russo, le cui fonti non erano solo i giornali dell'epoca, ma anche i racconti dei suoi amici garibaldini, sparsi un po' ovunque, si sa anche che Meč'nikov fu redattore capo di un foglio della sinistra locale, “Il Flagello”, di cui oggi è rimasta sola copia. Comunque le notizie che ci fornisce nell'articolo Da Siena sono di estremo interesse perché nella storiografia locale non è rimasto quasi nulla dei conflitti politici cittadini nel primo anno post-unitario. Tuttavia, è possibile mettere in risalto quanta importanza avesse il problema di Roma Capitale e la soluzione della "questione romana" in quel momento: un dissidio lacerante, che sarà ricomposto solo circa 70 anni dopo. Di passata ricordiamo che il conflitto Stato-Chiesa nasce in seguito all'iniziativa dei democratici guidati da Garibaldi di intraprendere la Spedizione nell'Italia Meridionale e che il successo di questa operazione costrinse Cavour e Casa Savoia a rompere gli indugi mandando la truppe regie comandate dal generale Cialdini a Napoli occupando parte dello Stato Pontificio, Lazio escluso. Questa operazione mandò in frantumi il sogno giobertiano del neoguelfismo, la formazione di una Confederazione italiana sotto la Presidenza del Papa. 
Le Lettere dalla Maremma toscana, oltre ad essere uno specchio fedele dei processi economico-sociali e politici in atto in seguito all'unificazione, forniscono lo spaccato di un triste fenomeno presente un po' ovunque nella Penisola, quello del banditismo, che non fu solo un fenomeno meridionale, ma anche settentrionale. Se in Maremma nacque il mito degli Stoppa, dei Tiburzi o di tanti altri, nelle Romagne quello del Passator Cortese, ecc., fu perché il banditismo fu un fenomeno generale, un diffuso fuoco latente che copriva quasi tutti i territori del nuovo stato nazionale e che dopo il 1860 divenne in Meridione vero e proprio incendio per il noto convergere di nuovi variegati fattori di insoddisfazione politica e sociale che si sommarono a quelli endemici. Nel terzo scritto, Aspromonte, Meč'nikov dà conto della sfortunata impresa, alla quale partecipa, nuovamente a fianco del Generale. L’episodio, nota Risaliti, finì con una sconfitta di Garibaldi perché l’Eroe non aveva ben valutato le reazioni internazionali alla sua "adunata" che produsse spargimento di sangue fratricida, il fatto tuttavia servì per richiamare l'attenzione del Paese sul problema di Roma Capitale, poi risolto nel 1870 in seguito alle note favorevoli contingenze internazionali. Il fatto però che questi articoli o saggi siano apparsi in Russia subito dopo gli avvenimenti cui si riferiscono, dimostrano, ci dice Risaliti, almeno tre cose:  primo, l'eco mondiale che circonda gli avvenimenti del Risorgimento italiano e la figura di Garibaldi;  secondo, il fatto che apparissero sulla rivista russa più diffusa, soprattutto fra la gioventù e gli intellettuali che si stavano orientando verso le teorie populiste, attesta che gli ideali del Risorgimento italiano ebbero un peso decisivo nella formazione del populismo russo e che questi scritti di  Meč'nikov vanno messi in relazione con gli scritti di Debroljubov sull'Italia e con la permanenza di importanti russi presso lo stato maggiore di Garibaldi; terzo, il mito del “brigante buono” troverà una vasta eco in Russia negli scritti di Bakunin, che fra l'altro era a Firenze nello stesso periodo in cui c’era anche Meč'nikov. Dopo il 1864 le corrispondenze di Lev Meč'nikov dall’Italia si interromperanno bruscamente perché il governo sabaudo colpirà l’attivista garibaldino con un provvedimento, improvviso e senza cerimonie, di estradizione: amara “ricompensa” per le gravi ferite riportate dall’intellettuale russo nella battaglia del Volturno!


                                                                   Carlo Onofrio Gori


                                     Карло Онофрио Гори ( слева на картинке)

                                                                                                                                                          

Questi articoli sono riproducibili parzialmente o totalmente previo consenso o citazione esplicita dell'Autore.


Appuntamento risorgimentale alla Biblioteca Roncioniana - You ...

www.youandnews.com/.../2967-appuntamento-risorgimentale-alla-bi...
12 ott 2011 – Interverranno il giornalista Guglielmo Adilardi e Carlo Onofrio Gorilaureato in materie Letterarie coordinati da Felicita Audisio. L'appuntamento ...


Regione Toscana: Un garibaldino russo alla spedizione dei Mille

www.regione.toscana.it/regione/.../SB/.../visualizza_asset.html?...
20 ott 2011 – Guglielmo Adilardi e Carlo Onofrio Gori presentano i volumi di Lev Mečnikov, Memorie di un garibaldino russo, e Sull'Italia risorgimentale, ...

www.regione.toscana.it/.../Event50628.html?id...
Prato. Un garibaldino russo alla spedizione dei Mille. Guglielmo Adilardi e Carlo Onofrio Gori presentano i volumi di Lev Mečnikov, ... >>> 20/10/2011 ...

[PDF] 

Un autunno da sfogliare

allegati.po-net.prato.it/dl/20110914123044600/2011libretto.pdf
Formato file: PDF/Adobe Acrobat - Visualizzazione rapida
Guglielmo Adilardi e Carlo Onofrio Gori presentano “Memorie di un garibaldino russo” e “Sull'Italia risorgimentale”, le due opere a cura di Renato Risaliti. ...

[PDF] 

«BIBLIOTHECA RONCIONIANAÎ -.;

www.base.it/ventus/materiali/111020%20Prato%20Adilardi.pdf
Formato file: PDF/Adobe Acrobat - Visualizzazione rapida
Guglielmo Adilardi e. Carlo Onofrio Gori. PI' 65611112110. V. LEV MECNIKOV. Memorie di un garibaldino russo e. Sull'Italia risorgimentale a cura di Renato ...


Presentazione - Biblioteca Roncioniana di Prato

www.roncioniana.it/?act=i&fid=1935&id...
Guglielmo Adilardi, Felicita Audisio, Carlo Onofrio Gori hanno presentato. LEV MEČNIKOV, "Memorie di un garibaldino russo", e "Sull'Italia risorgimentale", ...

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.